Il Papa ha parlato con Aung San Suu Kyi e chiesto la sua liberazione

Durante la conversazione privata con i gesuiti della Birmania, Papa Francesco ha raccontato di aver chiesto la liberazione di Aung San Suu Kyi durante il suo viaggio apostolico in Myanmar, offrendo il Vaticano come rifugio

Myanmar
Foto di Saw Wunna su Unsplash

Papa Francesco ha raccontato di aver parlato con Aung San Suu Kyi, attualmente in carcere, mentre era in Myanmar (o Birmania) durante il 45esimo viaggio apostolico in Asia e Oceania. Bergoglio ha chiesto la sua liberazione e ha ricevuto il figlio a Roma, offrendo il Vaticano come possibile rifugio per lei. Durante conversazioni private con i gesuiti di Indonesia, Timor Est e Singapore, ha esortato a non rimanere in silenzio sulla situazione in Myanmar, sottolineando l’importanza di costruire un futuro di pace, dignità e diritti per tutti. E ha concluso invitando a non abbandonare mai la preghiera.

Il Papa ha parlato con Aung San Suu Kyi e chiesto la sua liberazione

“Sono stato in Myanmar e lì ho parlato con la signora Aung San Suu Kyi, che era primo ministro e che adesso è in carcere. Io ho chiesto la liberazione della signora Aung San Suu Kyi e ho ricevuto il figlio a Roma. Ho offerto il Vaticano per accoglierla nel nostro territorio”. Lo spiega Papa Francesco nelle conversazioni che ha avuto in privato con i fratelli gesuiti di Indonesia, Timor Est e Singapore durante il suo ultimo viaggio che sono stati anticipati, in alcuni stralci, dal Corriere della Sera. Il testo integrale, raccolto e trascritto da padre Antonio Spadaro, sarà pubblicato da “Civiltà Cattolica”.

“In Myanmar oggi non si può stare in silenzio”

“In Myanmar oggi non si può stare in silenzio: bisogna fare qualcosa! – prosegue il Santo Padre -. Il futuro del tuo Paese deve essere la pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di tutti, sul rispetto di un ordine democratico che consenta a ciascuno di dare il suo contributo al bene comune”. Papa Francesco racconta poi che si alza presto “perché sono vecchio. Dopo il riposo, che mi fa bene, mi alzo verso le 4, poi alle 5 comincio la preghiera: dico il breviario e parlo al Signore. Se la preghiera è un po’, diciamo così, ‘noiosa’ – dice -, allora dico il rosario. Poi vado al Palazzo per le udienze. Poi pranzo e mi riposo un po’. A volte davanti al Signore faccio una preghiera silenziosa. Prego, celebro l’Eucaristia, certo”. “Alcune volte mi addormento nella preghiera. E questo, quando capita, non è un problema: per me è un segnale che sto bene con il Signore! Mi riposo pregando. Non lasciare mai la preghiera!”, conclude il Papa.

Fonte: Ansa