Il Vicariato si interroga su “invisibilità e diritti“. La Caritas di Roma presenta il terzo quaderno di formazione della collana “Sguardi”. Un approfondimento sulla residenza anagrafica per le persone senza dimora e la loro iscrizione al Servizio sanitario nazionale. Con statistiche, aggiornamenti legislativi, esperienze concrete e proposte rivolte alle istituzioni, agli enti locali e alle comunità parrocchiali. “Senza residenza si è costretti a diventare invisibili e viene meno la cittadinanza. Ed è per questo che il primo passo da compiere per aumentare la sicurezza di tutti è quello di tutelare i diritti di chi è ai margini”, afferma il diacono Giustino Trincia. Aggiunge il direttore della Caritas di Roma: “La prima grande mancanza per coloro che vivono in strada, oltre ad un tetto decoroso, è l’assenza di diritti e, con essa, la privazione della dignità di essere umano. L’invisibilità di queste persone è paradossale ma sostanziale. Paradossale perché la loro condizione in realtà è ormai molto evidente, lungo le strade, nelle piazze, nei pressi di giardini e stazioni, alberghi e ristoranti. Sostanziale perché la mancanza della residenza le rende sconosciute ai servizi sociali, al sistema sanitario, alla previdenza e, spesso, anche alla giustizia“.
Allarme Roma
Se l’impossibilità di avere una residenza è un problema grave nel nostro Paese, lo è ancor di più in una città come Roma dove, da oltre mezzo secolo, permane un grave e inaccettabile problema abitativo. Sono quasi 30.000 i nuclei famigliari che hanno richiesto al Campidoglio un contributo per pagare l’affitto. I provvedimenti di sfratto in pochi anni sono triplicati, arrivando nel 2022 a 6.591 (tanti per morosità incolpevole), di cui 2.784 eseguiti con la forza pubblica; 16.600 le famiglie in attesa di un alloggio popolare, con una attesa media di 10 anni, mentre 1.000 famiglie, in emergenza abitativa, sono ospitate a spese del Comune. Sono 4.000 le famiglie in alloggi occupati senza titolo. E ci sono quelli senza alcuna abitazione. Erano 23.420 i “senza tetto e senza fissa dimora” censiti dall’Istat al 31 dicembre 2021 nei 121 comuni dell’area metropolitana di Roma, la maggior parte dei quali nel territorio della Capitale. Il censimento indicativo ma non esaustivo realizzato il 20 aprile 2024 dall’Istat e da Roma Capitale con la collaborazione di ben 1.962 volontari ha permesso di individuare 2.204 persone che passavano la notte in strada nella sola area dell’anello ferroviario di Roma. Comprese le stazioni ferroviarie di Roma Ostiense, Tiburtina, Trastevere e Tuscolana e nei quartieri residenziali del decimo Municipio (Ostia).
Vicariato per i fragili
“Roma – spiega Trincia – è la prima città in Italia a stabilire che quello della residenza è un diritto sacrosanto. E bisogna iscrivere all’anagrafe le persone che si trovano in città, anche se vivono in situazioni di disagio e irregolarità. Iscrivendole all’anagrafe, i genitori potranno lavorare, gli anziani percepire una pensione se ne hanno diritto, i bambini potranno avere un pediatra e la loro condizione sociale potrà cambiare. È un provvedimento molto importante che, da solo, non è però sufficiente. Va ora attuato, anzitutto formando gli operatori delle anagrafi e dei servizi sociali. Realizzando una campagna comunicativa insieme al mondo del volontariato e della solidarietà e coinvolgendo nell’informazione di prossimità, quanti, al di là delle diverse sensibilità politiche, sociali, economiche e religiose, sono disponibili ad impegnarsi in prima persona per aiutare i più fragili a rendere esigibili i loro diritti. Ampliando le opportunità di welfare per i residenti. E favorendo l’accesso alla sanità anche alle persone più deboli”.
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