Chiara d’Assisi, sulle orme di Francesco

Santa Chiara d'Assisi si definiva "una pianticella di Francesco". E, come lui, seguì la via di Cristo nella pienezza del Vangelo

Santa Chiara d'Assisi
Foto © Vatican News

“Per Francesco, come per Chiara, l’Umano che essi erano a immagine di Dio, ha fatto grande l’uno per mezzo dell’altra. Chiara ha permesso a Francesco di diventare Francesco. E Francesco ha permesso a Chiara di diventare Chiara. Essi si sono n e hanno così nutriti l’un l’altro e hanno così liberato la forza che li abitava”. Questo pensiero appartiene a Jean François Godet Calogeras, professore emerito di Studi Francescani, all’Università di S. Bonaventura a New York, che in maniera semplice associa la figura di Chiara a quella di Francesco.

La donna delle certezze

Chiara d’Assisi ( 1194-1253 ) la cui biografia si deve al frate Tommaso da Celano (1190-1265) ci dice che il padre era il conte Favarone di Offreduccio degli Scifi e da Ortolana Fiumi, entrambi facevano parte della nobiltà umbra. Tutta la sua vita fu vissuta da persona adulta, inserita pienamente nella realtà del tempo, in quel periodo storico particolare che era il medioevo, senza lasciarsi coinvolgere dai suoi ideali. Ella si sentiva affascinata da Dio. Chiara si può definire la donna delle certezze: Dio esiste e le abita dentro, Cristo è il suo specchio che la trasforma in lui, con la contemplazione, la Parola di Dio e il Vangelo, ed è proprio la buona notizia che l’attira e la lavora dentro, facendone un capolavoro di donna, una donna adulta che vive di profonda interiorità, convinta che maturando lei, anche gli altri cresceranno con lei.

Chiara e Francesco

È fin troppo noto che la sua vita cambiò radicalmente quando capì che doveva raggiungere quel Francesco che aveva lasciato tutte le sue ricchezze per vivere in povertà, a Santa Maria degli Angeli. E Chiara, la Domenica delle Palme del 1211 o 1212, come scritto nella “Leggenda di Santa Chiara ”: “… la fanciulla con cuore ardente si reca dall’uomo di Dio, per chiedergli che cosa debba fare e come ora, che intende cambiare vita”. Dopo che a Chiara vennero tagliati i capelli, come segno della rinuncia al mondo e come consacrazione al Signore, fu accompagnata dai frati al monastero delle benedettine a Bastia Umbra, tra Perugia ed Assisi. Successivamente, insieme alla sorella Agnese, si trasferì a Sant’Angelo in Panso, un convento di Assisi. Qui i familiari di Chiara e Agnese cercarono di farle tornare a casa, ma le due sorelle restarono in convento.

Le Clarisse

Solo qualche anno più tardi Francesco, ottenne dal vescovo di Assisi la chiesa di San Damiano e qui si formò un primo gruppo di donne consacrate, che vennero chiamate “le dame povere di San Damiano” . Qui sarà Chiara stessa a fondare l’Ordine femminile delle “povere recluse”, chiamate in seguito “Clarisse”. Tutta la vita delle suore di clausura si svolge nell’osservanza del Vangelo, vivendo nell’obbedienza e in totale povertà e castità, e dedicandosi con umiltà e semplicità, tipica dell’ideale francescano, ai vari lavori all’interno dei monasteri.

La visione di Natale

Chiara si considerava una pianticella di Francesco. Se dunque il Poverello di Assisi fu definito un alter Christus, di Chiara possiamo affermare che fu addirittura un altro Francesco. Il 14 febbraio 1958 Pio XII (1939-1958) elegge Chiara patrona della televisione, a ricordo di quanto avvenne negli ultimi mesi della sua vita quando, ammalata nel monastero di San Damiano, non potendo seguire le celebrazioni di Natale che si svolgevano nella chiesa di San Francesco ad Assisi, si rivolse al Signore pregando, ed ebbe una visione. La parete di fronte a lei si illuminò come uno schermo, e Chiara poté assistere ed ascoltare la Messa di Natale.

La santità

Chiara morirà l’11 agosto del 1253, e dopo soli due anni, nel 1255, verrà proclamata santa dal pontefice Alessandro IV (1254-1261) nella cattedrale di Anagni. Il corpo di S. Chiara è conservato nella basilica a lei dedicata, sempre ad Assisi e costruita dopo la sua morte, mentre la cripta dove riposa fu realizzata solamente nel 1850.