L’importanza di unire le diversità e costruire ponti invece di muri

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Foto di AndreasAux da Pixabay

Pochi giorni fa, Papa Francesco, nelle intenzioni di preghiera formulate per il mese di agosto, ci ha ricordato che “non possiamo progredire verso la fraternità universale senza una buona politica” ed ha esortato a pregare “per leader politici siano al servizio della propria gente, lavorando per lo sviluppo umano integrale, lavorando per il bene comune, prendendosi cura di chi ha perso il lavoro e privilegiando i più poveri”. Queste parole, nel momento di grave tensione internazionale che stiamo vivendo, sempre più connotato dall’emergere di nuove fragilità, risuonano con insistenza nella mia mente e nel mio cuore.

Mi chiedo, sulla base dell’insegnamento del Santo Padre, cosa possono fare, i cristiani e gli uomini e le donne di buona volontà per migliorare le condizioni della nostra “Casa comune”? La risposta non è semplice ma, indubbiamente, il pilastro su cui basarsi, è rappresentato dalla prossimità a chi soffre e a chi, in ogni area del mondo, vive sulla propria pelle le conseguenze dei conflitti, della povertà e dei cambiamenti climatici.

Il futuro che ci attende, senza se e senza ma, impone ad ogni persona, ma soprattutto a coloro che amministrano la cosa pubblica, la necessità di unire le diversità e costruire ponti invece di muri. Così facendo, saremo in grado di gettare le basi per un avvenire di prosperità e fraternità, pensando soprattutto alle generazioni future.

Ciò è già stato fatto in passato: basti pensare ai nostri padri costituenti i quali, in un momento molto difficile della nostra storia, hanno saputo mettere da parte le divergenze per permettere a tutti noi di vivere una vita agiata, senza guerre e all’insegna dello sviluppo. Occorre che, i leader mondiali, ritrovino quello spirito costruttore, dialogando per il bene di tutta l’umanità e soprattutto per i nostri figli, senza se e senza ma.