Combattere il disagio giovanile con strategie nuove: il Progetto Fosbury

Adriano Bordignon, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, spiega a Interris.it il "Progetto Fosbury" per il contrasto al disagio giovanile e la valorizzazione dei talenti dei ragazzi, spesso sottovalutati dalla società contemporanea

La locandina del Progetto Fosbury (particolare). Foto gentilmente concessa dal Forum Famiglie

“Contro il disagio giovanile è fondamentale mettere in campo una strategia nuova volta a dare strumenti ai giovani perché diventino protagonisti delle proprie vite e di questa nostra Italia che troppo spesso si dimentica di loro”. Con queste parole, Adriano Bordignon, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, spiega a Interris.it il “Progetto Fosbury. Piattaforme per attivare il protagonismo giovanile”, presentato in occasione della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Nell’intervista, il presidente Bordignon analizza il disagio giovanile attuale, le cause alla base di questa problematica e come il progetto Fosbury possa offrire soluzioni innovative per supportare e valorizzare le nuove generazioni.

L’intervista ad Adriano Bordignon

Qual è la situazione attuale dei giovani secondo i dati del Forum Famiglie?

“Noi siamo un’associazione di secondo livello che raggruppa 50 grandi associazioni nazionali e 20 forum regionali. Tutti i dati offerti da chi si occupa di servizi sociali, dalla stampa e dall’attività empirica delle nostre associazioni confermano che i giovani stanno vivendo una forte situazione di disagio. In effetti, la fatica che stanno vivendo i giovani è evidente, sia in termini educativi, sia in termini di senso di sé, sia nella capacità di gestire i conflitti e le differenze. Tuttavia, come Forum Famiglie pensiamo che i giovani siano anche portatori di enorme energia e valore che meritano di essere sviluppati”.

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Il presidente del Forum Associazioni Familiari Adriano Bordignon. Foto gentilmente concessa dal forum

Quali sono le cause del disagio giovanile?

“Le cause, dal nostro punto di vista, sono molteplici. La qualità dell’educazione offerta dal sistema scuola-famiglia non è sufficiente per affrontare un contesto estremamente complesso e le attuali difficoltà di coesione sociale. La scuola offre servizi e supporto inadeguati e mancano servizi integrativi. Ad esempio, spesso la scuola finisce alle 13 e non c’è chi possa accompagnare i ragazzi per il resto della giornata. Le scuole non sono aperte il pomeriggio per attività educative e il sistema sportivo, che ha un potenziale educativo straordinario, non è accessibile economicamente per tutti; o non ci sono strutture adeguate. Inoltre, le competenze educative delle famiglie si sono ridotte e manca una rete di supporto allargata come nonni, zii e gruppi parrocchiali. Questo porta a una ridotta capacità di fare squadra con i figli e a una solitudine educativa crescente per i genitori”.

Come può il progetto Fosbury rispondere al disagio giovanile?

“Il progetto Fosbury parte da una prospettiva innovativa, ispirata al saltatore in alto Dick Fosbury che ha rivoluzionato la storia dell’atletica con il suo nuovo modo di saltare. Pensiamo che i giovani possano sorprenderci e non vogliamo incasellarli nell’idea che siano peggiori delle generazioni precedenti. Crediamo che, se messi nelle giuste condizioni, i giovani possano essere estremamente generativi e fare cose nuove e grandi. Abbiamo creato delle piattaforme affinché questo valore potenziale possa esplodere. Il progetto mira a creare delle basi solide per i ragazzi, rispettando le loro competenze e diversità, e offrendo loro opportunità concrete che riconoscano la loro dignità e le loro grandi e spesso sottostimate potenzialità. È importante che i giovani possano fiorire rispettando la loro unicità. Questo non è un  anche per tutto il resto del paese, che troppo spesso sembra dimenticarsi dei più giovani”.