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Museo dell’arte recuperata: il legame con la spiritualità e il territorio

In occasione della Giornata internazionale dei Musei, l'intervista di Interris.it alla dottoressa Barbara Mastrocola, direttrice del MaRec, museo dell'Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche

Musei per l’educazione e la ricerca“. E’ questo il tema dell’edizione del 2024 per la Giornata internazionale dei Musei, istituita dall’ICOM nel 1977. Un’occasione per sottolineare il ruolo dentrale delle istituzioni culturali nel fornire un’esperienza educativa a 360 gradi dove arte, scienza e tecnica si incontrano con inclusività, sostenibilità e divertimento.

I musei in Italia

Secondo i dati dell’Osservatorio dei Beni Culturali e delle Attività Turistiche, i musei in Italia sono 4.908 divisi fra gallerie d’arte (il 79,1%); monumenti e complessi monumentali (12,8%); aree e parchi archeologici (6,7%); ecomusei (1,4%). Strutture che ci prendono per mano e ci accompagnano in un viaggio entusiasmante alla scoperta della storia del nostro Paese, degli artisti del passato che hanno espresso, attraverso le loro opere, il loro genio e la loro maestria. Quadri, dipinti, statue, oggetti di fattura pregiata che seppur senza vita racchiudono un pezzettino dell’anima di chi ha dato loro forma e colore.

Il MaRec

A San Sverino Marche, in provincia di Macerata, troviamo un museo molto particolare. E’ un museo diocesano dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche e al suo interno raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il sisma del 2016: il MaRec.

Foto dal sito del MaRec

La realizzazione del MaRec è stata possibile grazie all’idea e all’impegno dell’Arcivescovo di Camerino e San Severino Marche, Sua Eccellenza Monsignor Francesco Massara che, in un’intervista rilasciata a Interris.it in occasione dell’inaugurazione del MaRec ha dichiarato: “Questo museo è nato dall’idea di due anni fa. Venendo a visitare questo palazzo l’ho trovato pieno di ponteggi e di opere ammassate nel deposito, circa 2.500. Considerati i tempi di ricostruzione delle chiese di origine – notoriamente molto lunghi – mi sono chiesto se queste opere dovessero necessariamente rimanere chiuse in un deposito oppure potessero essere messe a disposizione della nostra comunità”.

Sua Eccellenza monsigno Francesco Massara

L’intervista

Per appronfondire l’importanza di questo museo, Interris.it ha intervistato la dottoressa Barbara Mastrocola, direttrice del MaRec.

Dottoressa Mastrocola, lei dirige un museo particolare: racchiude le opere salvate dalle chiese del cratere sismico marchigiano dopo la distruzione causata dal terremoto del 2016. Cosa è esposto all’interno del museo?

“Questo museo ha un’importanza fondamentale per il territorio per diversi motivi. Prima di tutto conserva e valorizza quelle opere salavate dalle chiese danneggiate dal sisma del 2016, contribuendo così a mantenere quella memoria storica e culturale, ma anche di fede con la diocesi e la Regione. Questi oggetti rappresentano una testimonianza tangibile delle tradizioni e della spiritualità della nostra comunità. Questa narrazione contribuisce alla comprensione e alla preservazione di questa entità culturale e spirtuale”.

Scultore abruzzese. Madonna col Bambino (Madonna delle Rose) circa 1490-1500. Terracotta dipinta. San Placido (Ussita), chiesa di Sant’Eustachio. Foto © Luca Santese

In questi giorni si è tenuta la settimana per la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico: che valore hanno queste opere?

“Nel nostro museo ospitiamo opere di carattere sacro. Don Luigi Maria Epicoco, durante un incontro in diocesi, ci ha ricordato che l’arte è un mezzo per far sì che l’invisibile sia visibile a tutti, ci comunica qualcosa che non può essere espresso in nessuna altra lingua. L’arte può essere declinata in molto sfumature, la poesia, la scultura, il linguaggio… Inoltre, il nostro museo può essere un baluardo per quel che riguarda l’educazione: abbiamo a disposizione spazi che possono essere messi a disposizione dei ragazzi. Il museo è veramente bello, alo suo interno ci sono opere anche di pregio che lo rendono un eccellenza per tutto il territorio regionale e direi anche nazionale”.

Quali sono le storie dietro alcune delle opere d’arte recuperate più significative?

“Ce ne sono due molto particolari, tra l’altro entrambe sono esposte nelle nostre sale. La prima è la cosiddetta Madonna delle Rose, proveniente dalla frazione di San Placido di Ussita, uno dei territori più colpiti dal terremoto. La scultura si trovava dispersa in più di 150 pezzi e sembrava essere di poco valore artistico, ma la comunità prova una profonda devozione per questa Madonna. All’indomani del terremoto, il Nuclo di Tutela dei Carabieniri, la Protezione Civile, Legambiente, si sono prodigate per ritrovare tutti questi pezzi e, la storia fece tanto scalpore, che l’Istituto Centrale del Restauro di Roma, decise di procedere al restauro della statua gratuitamente che ora è visibile al MaRec”.

Lorenzo d’Alessandro (San Severino Marche, documentato dal 1468 – 1501). Madonna col Bambino in atto di proteggere e benedire Caldarola e il suo Monte di Pietà, coi santi Gregorio martire, Martino, Francesco, Antonio da Padova e altri otto santi (Madonna del Monte). 1491 tempera su tavola. Caldarola, chiesa di Santa Maria del Monte. Foto © Luca Santese

Ci può fare un esempio?

“Sì, riguarda un’altra opera di grande pregio artistico, la Madonna del Monte di Lorenzo D’Alessandro, proveniente da Caldarola dalla Chiesa di Santa Maria del Monte. Un’opera particolare perché quando era situata nella Chiesa erano visibili solo il volto di Maria e il Bambino. Ogni 4 anni era possibile vederla completamente. E’ sinonimo di profondi affetto e devozione da parte degli abitanti di Caldarola”.

Dottoressa qual è l’importanza del MaRec?

“Il fatto che sia un museo diocesano, molto spesso inganna e porta a pensare che al suo interno si possano trovare solo paramenti sacri e crocifissi. Non è così. Ci sono opere che per le loro dimensioni trasmettono un senso di maestosità e bellezza. Inoltre, ha sede in un palazzo prestigioso che si sviluppa su tre piani, al primo si trova l’esposizione, al secondo e al terzo i laboratori e lo spazio per il restauro. Un museo nato da una ferita, quella del terremoto”.

Bottega di Lucantonio di Giovanni Barberetti (Camerino, documentato dal 1485 – 1527/1528). Madonna con il Bambino circa 1490-1500. Legno intagliato e dipinto. Castelsantangelo sul Nera, chiesa di Santo Stefano. Foto © Luca Santese

Come abbiamo detto le opere ospitate nel MaRec provengono dai luoghi di culto della diocesi danneggiati dal terremoto: in futuro potrebbero tornare al posto che occupavano in passato?

“E’ il senso di questo museo. E’ una nostra priorità. Il MaRec è un museo temporaneo, lo scopo è di far tornare le opere nel loro contesto originario. Questi oggetti, in un certo senso, sono stati strappati al loro posto, sono un simbolo delle ferite che il terremoto del 2016 ha inferto al territorio. Farli tornare nelle chiese o nei monasteri da dove provengono è un segno di vita, è fondamentale. Il percorso, a volte, potrebbe essere lungo, ma questo è il nostro obiettivo”.

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