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Giornata Bambini Vittime, don Di Noto: “28 anni contro la pedocriminalità”

L'intervista a don Fortunato Di Noto svela la nascita e l'evoluzione della Giornata Bambini Vittime, un evento mondiale che da 28 anni accende un faro sul crimine della pedofilia e della pedopornografia

La Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia (GBV) è un appuntamento che da 28 anni offre l’occasione per richiamare ad un impegno imprescindibile contro la pedofilia e la pedopornografia.

La Giornata, istituita nel 1996, è stata creata da don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter. Don Di Noto gli operatori di Meter sono stati i pionieri della lotta alla pedofilia in Italia e all’estero, a cominciare dai pericoli sul web. Meter opera dal 1989 in maniera concreta contro ogni forma di violenza, di sfruttamento e di indifferenza; al fine di garantire ad ogni bambino il diritto a custodire la propria innocenza. L’agire pragmatico, incisivo, trasparente dell’associazione ha concesso il riconoscimento come massima autorità nel contrasto alla pedofilia, alla pedopornografia online e alla tutela dell’infanzia.

Interris.it ha intervistato il suo fondatore, don Fortunato Di Noto, per comprendere come è cambiato in questi 30 anni il fenomeno pedofilo e quali rapporti ci siano con la criminalità organizzata.

Don Fortunato Di Noto. Foto: Meter

L’intervista a don Fortunato Di Noto (Meter)

La Giornata Bambini Vittime in questi 28 anni è diventata un appuntamento mondiale: come è nata e quale finalità persegue?

“La Giornata è nata in parrocchia, nel 1995 dopo il suicidio di un ragazzo e l’ascolto di alcune storie di abuso; oltre alla diffusione della Giornata dell’orgoglio pedofilo che già si stava diffondendo a livello planetario con Internet. Ma anche il grave problema degli abusi nella Chiesa da parte di alcuni sacerdoti che Meter ha sempre condannato, senza tentennamenti. Tante vicende che si sovrapponevano a danno dei bambini a cui bisognava, per quanto possibile, dare una risposta. Vi assicuro che la pedofilia e la pedopornografia era un fenomeno di nicchia, dei pochi che si interessavano. E all’inizio, come ancora oggi, meno se ne parla e meglio è. Fu dunque un’intuizione, una sollecitazione delle famiglie, delle vittime (anche di sacerdoti) che portò all’idea della GBV, che con vari appuntamenti, dal 25 aprile alla prima domenica di maggio venisse celebrata con determinazione e speranza. Quest’anno cade il 5 maggio, in concomitanza con la Giornata Nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia istituita nel 2009”.

In che modo Papa Francesco in questi anni ha appoggiato e benedetto l’opera di Meter?

“Non ha fatto mai mancare il Suo ‘saluto speciale’, l’incoraggiamento, la vicinanza. Ci ha incontrati in Udienza privata nel 2021 con un memorabile Discorso che racchiude il Suo affetto e il Suo sostegno, un riconoscimento atteso da tanto tempo”.

Come è cambiata in 28 anni la percezione della gente nei confronti della pedofilia?

“E’ un cammino lento, e bisogna fare ancora tanti passi insieme, società, istituzioni e Chiesa. Sono tematiche difficili, paralizzano; e anche il ‘negazionismo’ è molto diffuso. Come far credere che sono violati i neonati; in che maniera far sollevare le coscienze che ci sono organizzazioni pedocriminali che sfruttano i bambini, li trafficano, li schiavizzano. Come reagire alla violenza sui bambini disabili, categorie tra le più fragili e vulnerabili; in che maniera far credere che c’è una forte pressione per far accettare la pedofilia come orientamento. L’apparato giuridico in Italia c’è: ancora non è molto diffuso in tanti altri Paesi. La Chiesa ha risposto con forza e determinazione, ma ancora, percepisco, una crescita di consapevolezza lenta e particolarmente frenante. Le vittime devono essere sempre accolte, ascoltate, accompagnate, protette e sostenute. Gli aggressori abbiano almeno la vergogna di assumersi le personali responsabilità; e se c’è stato ‘oblio e coperture’ si abbia il coraggio di rompere questo cerchio che non fa bene a nessuno. Questo deve avvenire anche su Internet. Le responsabilità sono di tanti, troppi”.

Foto: Meter

Come è cambiata (se è cambiata) la percezione nei confronti della vittima di pedofilia?

“Le vittime hanno subito un vero e proprio ‘omicidio psicologico’, sono state uccise dentro e alcune, lo dico con profondo dolore, si sono tolte la vita. In oltre 30 anni, abbiamo aperto sempre le porte della nostra associazione e abbiamo cercato di offrire la nostra umanità e professionalità per far fronte al senso di colpa e ai traumi che sono stati generati da un abuso, spesso subito per anni. Noi almeno ci proviamo, a offrire uno spazio di accoglienza e di accompagnamento della sofferenza e del dolore, sperando che tutti si possano rialzare, camminare di nuovo, con ferite che sono diventate feritoie di luce (come spesso ci ricorda una vittima abusata da un non più sacerdote); e che il bosco oscuro, possa ricevere un raggio di luce (come una bambina ci scrisse in un biglietto)”.

Qual è il ruolo della criminalità organizzata in ambito pedopornografico online e non?

“E’ centrale. La pedofilia e la pedopornografia non è un gioco. L’impegno è costante ed irrinunciabile ed è faticoso esprimere l’indefessa passione che ogni volontario di Meter mette, per sostenere, aiutare, accompagnare e salvare l’infanzia contro gli abusi. I numeri del Report Meter 2023 parlano di troppe persone e contano, molto. Riescono a costruire una realtà e sono profondamente capaci di proiettare esteriormente ciò che a volte le parole non riescono a comunicare, scalfendo le corazze dell’indifferenza e dell’insensibilità. È già troppo un solo bambino abusato, violato, lacerato, dimenticato, offeso, ucciso. Sono eccessivi i milioni di bambini che vengono violati nella loro intimità, annientandone la dignità. Sono numeri che raccontano un ‘disordine umano’, raccolgono storie di minori ai quali i pedocrimanali – in un rapporto di 1:1 – hanno rubato l’innocenza. Un inquantificabile abuso del quale il web – strumento irrinunciabile e positivo – ha amplificato la drammaticità, la criticità, nei numerosi naufragi dentro le periferie digitali. La pedofilia online (è bene precisarlo per quanti ancora non vogliono comprendere la gravità di questo drammatico fenomeno), rappresenta una gamma di delitti tra i più efferati che si inquadrano nell’ambito della criminalità transnazionale. Una vera e propria pedocriminalità strutturata e diffusa”.

Secondo la sua esperienza decennale in Meter, si può rinascere dopo aver subito una violenza simile?

“Le ferite sono molto profonde, ma un abusato può vivere l’esperienza di una risurrezione. Ho incontrato tante vittime e le stesse mi hanno insegnato a vivere con una maggiore attenzione a chi è ‘malcapitato’ tra le mani malvagie di briganti e sottrattori di innocenza. Potevo e vorrei fare di più, potevo aiutare e posso aiutarne di più; non sempre vedi chiaro in chi ti nasconde la verità dei fatti, il male è capace di offuscare l’azione di salvezza, è sempre un rischio navigare in un fiume impetuoso, che è pieno di trappole.Ma sono consapevole che c’è stata sempre una retta intenzione: aiutare la vittima, illuminare l’oscurità. Le vittime hanno sempre bisogno di questo aiuto. Chi si macchia di questo delitto, reato, peccato grave, ha bisogno di una luce redentiva, ripartiva: il rossore della vergogna”.

Vuole raccontaci un episodio di rinascita e ritorno alla vita che l’ha impressionata?

“Sono tante le storie di questi miei fratelli e sorelle, piccole o adulte, che si sono rivolte a me e al Centro ascolto Meter. Alcune storie sono riportate in due libri che ripercorrono alcune vie che conducono alla vita. Sono le testimonianze di un lungo percorso di rielaborazione della violenza subita e mostrano che, se è vero che la pedofilia è un crimine che non potrà mai essere dimenticato, è però possibile per le vittime intraprendere un percorso per ‘ritrovare la vita’. Ricordo delle vittime, abusate e fotografate, che dopo tanti anni furono individuate e quando le incontrai mi dissero: ‘oggi ci hai donato la libertà, dopo 15 anni, possiamo sentirci libere'”.

In conclusione, cosa chiede alla istituzioni e alla società civile?

“L’impegno non deve essere marginale. Lo sappiamo ormai in tanti. Chiedo che quanti si occupano di pedofilia e pedopornografia non ci si contrappongano, ma che si lavori insieme. Strada ancora irta e difficile, quello di lavorare insieme”.

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