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Venezuela, l’orrore che il mondo ignora

Centinaia di violazioni dei diritti umani dimostrate nel paese latinoamericano: la denuncia è contenuta nel rapporto del dipartimento di Stato Usa

Sos Venezuela. La situazione dei Diritti umani nel paese latinoamericano non ha subito miglioramenti nell’ultimo anno e le segnalazioni di esecuzioni extragiudiziali, tortura e detenzioni arbitrarie da parte delle forze di sicurezza di Caracas rimangono numerose. A testimoniarlo è il dipartimento di Stato Usa. In occasione della pubblicazione del rapporto annuale sui diritti umani nel mondo relativo all’anno 2023. Secondo lo studio, le organizzazioni non governative (Ong) hanno documentato centinaia di omicidi nel corso di operazioni delle forze di sicurezza. Consistenti sono state anche le denunce di sparizioni forzate di difensori dei diritti umani e attivisti politici con l’obiettivo di mettere a tacere le opposizioni. Gli attivisti hanno denunciato centinaia di casi di tortura – spesso non denunciati per timore di ritorsioni – in cui le vittime sono state sottoposte a  soffocamento, scosse elettriche e pestaggi. Il rapporto mostra anche il deterioramento della libertà di espressione. La legge punisce gli insulti al presidente con pene da sei a 30 mesi di carcere. E la norma costituzionale contro l’odio per la convivenza politica e la tolleranza infligge pene fino a 20 anni. Queste disposizioni sono usate per mettere a tacere attivisti e giornalisti.
Venezuela
archivio Image / Cronaca / Juan Guaido’ / foto Imago/Image

Caos in Venezuela

Al caos nel Paese contribuiscono anche le azioni di gruppi armati non statali e di organizzazioni criminali. Coinvolte in violenza, nel traffico di droga, esseri umani e nello sfruttamento delle comunità indigene in Amazzonia. Sono state inoltre raccolte segnalazioni di reclutamento forzato di bambini da parte di questi gruppi. Il 17 aprile, riferisce France Presse,  gli Stati Uniti hanno annunciato il ripristino delle sanzioni contro il settore venezuelano del petrolio e del gas. Sostenendo che il presidente Nicolás Maduro stia portando avanti la sua politica di repressione dell’opposizione. Washington aveva allentato le sanzioni nello scorso autunno in seguito a un accordo a Barbados tra il governo e l’opposizione sull’organizzazione di elezioni presidenziali libere nell’estate del 2024. Nonostante le presidenziali siano state indette per il 28 luglio, e alla presenza di osservatori internazionali, il governo statunitense contesta l’esclusione della candidata scelta dall’opposizione, María Corina Machado, dichiarata ineleggibile. E la mancata registrazione della candidatura della sua sostituta, Corina Yoris, racconta Afp. Il “chavismo” al potere in Venezuela ha aperto un ciclo di manifestazioni per protestare contro le sanzioni reintrodotte dagli Stati Uniti. Che accusano il governo di Nicolas Maduro di aver impedito ad alcuni oppositori di partecipare alle elezioni presidenziali del 28 luglio.
Venezuela
Photo by Yuri CORTEZ / AFP

Scontro con gli Usa

Centinaia di sostenitori del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) hanno marciato nello Stato di Biscucuy. Per chiedere al governo del presidente Joe Biden di “togliere l’embargo per poter lavorare in pace”, ha detto alla folla Diosdado Cabello, numero due del Psuv, guidato da Maduro. Gli Usa hanno criticato in particolare l’esclusione dal voto della leader dell’opposizione María Corina Machado, interdetta per 15 anni da ogni carica pubblica. In base a sondaggi, Machado avrebbe potuto battere agevolmente l’attuale capo dello Stato, in corsa per un terzo mandato di sei anni. Nuovo attacco del governo di Nicolas Maduro contro le opposizioni. Il Controllore generale del Venezuela ha pubblicato i nomi di altri cinque leader politici interdetti dalle cariche elettive nel Paese. Le misure, applicate dal 16 aprile, colpiscono l’ex sindaco Carlos Ocariz e l’ex deputato Tomás Guanipa. Entrambi gli esponenti del partito Primero Justicia sono stati interdetti da qualsiasi incarico pubblico per 15 anni. Stesso periodo di squalifica anche per José Antonio Fernández López, sindaco del municipio di Los Salías, ed Elías Sayegh, sindaco del municipio di El Hatillo, entrambi nello Stato di Miranda. Juan Carlos Caldera, esponente di spicco di Primero Justicia, è stato invece interdetto per 12 mesi. I cinque politici interdetti si aggiungono a una lunga lista che comprende la principale leader dell’opposizione, María Corina Machado, e l’ex candidato alla presidenza, Henrique Capriles.

Washington
Foto da Pixabay

Sfida elettorale

“Daremo una lezione storica a questa destra fascista”, ha assicurato Maduro inaugurando a Caracas il vertice dell’Alleanza bolivariana dei popoli d’America Latina (Alba), pochi giorni dopo l’investitura di Edmundo González Urrutia come candidato unico delle opposizioni per sfidarlo alle presidenziali del 28 luglio. Cinque giorni dopo l’investitura ufficiale come candidato unico delle opposizioni per sfidare Nicolas Maduro alle elezioni del 28 luglio, il diplomatico Edmundo González Urrutia ha fatto la sua prima apparizione pubblica agli elettori. In un video pubblicato su YouTube il diplomatico 74enne ha affermato che “è tempo di marciare tutti insieme per il recupero della nostra democrazia, di mettere da parte le differenze e lavorare insieme per ottenere la vittoria elettorale il prossimo luglio”, auspicando “un’unità ampia e integrale che offra prospettiva e visione per il futuro“. “È tempo che tutti i venezuelani si uniscano” perché nessuno può rimanere indifferente di fronte alla crisi economica e sociale che il Paese attraversa, ha aggiunto. La Piattaforma unitaria democratica (Pud) per Urrutia “si impegna a costruire un Venezuela per tutti. Dove ci sarà giustizia, autonomia e indipendenza dei poteri pubblici. E dove nessuno avrà paura di essere perseguitato per le proprie idee”. “Ci impegniamo a realizzare una transizione che garantisca la libertà dei prigionieri politici, il ritorno degli esuli e di tutti i venezuelani che sono partiti e desiderano tornare, l’adattamento delle autorità pubbliche per far prevalere la loro indipendenza. E far tornare il nostro Paese ad essere un riferimento democratico internazionale”, ha aggiunto.

Foto di Christian Lue su Unsplash

 

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