Gli ultimi due anni sono stati fortemente segnati dall’emergere di nuove fragilità e incertezze economiche, dettate dall’aumento dei prezzi e dagli interessi crescenti per i mutui abitativi. Inoltre, tutto ciò, è stato abbinato da una preoccupante diminuzione del reddito, sia a livello regionale che nazionale. Questi fattori, anche in una regione tradizionalmente ricca come la Lombardia, hanno aumentato il rischio di vulnerabilità delle famiglie, come peraltro è stato recentemente sottolineato dai dati presentati nell’ambito del secondo report Over 2024. Quest’ultimo, in particolare, ha messo in rilievo alcune tendenze significative che ci devono far riflettere: di certo, le disuguaglianze, stanno crescendo e, con esse, le disparità sociali. La povertà si sta progressivamente diversificando e non è più da intendersi come un fenomeno solamente economico, ma è plurale. Sussistono povertà culturali, lavorative, sanitarie e farmaceutiche e, tutto ciò, accentua la complessità del tema e del conseguente approccio necessario per dare una celere risposta.
In qualità di Alleanza contro la Povertà per la Lombardia, è stata svolta un’attività di ricerca con l’obiettivo di dare una risposta a una domanda apparentemente molto semplice, ovvero qual è, in ambito regionale, l’efficacia dei provvedimenti e la celerità di risposta in svariati settori, quali ad esempio il diritto al lavoro, alla casa, i diritti dei minori e delle persone non autosufficienti. La finalità è stata quella di fornire un quadro d’insieme delle misure attuate ai diversi livelli e la loro efficacia nei confronti delle nuove fragilità emergenti. Da tutto ciò è emersa una parcellizzazione e una frammentarietà, unite alla complessità e all’eccessiva burocratizzazione, con i relativi costi amministrativi, i quali vanno a discapito delle persone in stato di bisogno. Tutto ciò è il riflesso di un sistema di welfare confuso, complesso e dai costi di funzionamento elevati. Di fronte a questa prospettiva e all’epoca difficile che stiamo vivendo, ci si interroga in merito al fatto se, il welfare, nella sua dimensione pubblica, è in grado di far fronte a una ricomposizione dei soggetti pubblici che operano nel settore. Occorre una sussidiarietà creativa e umana che sia in grado di dare risposte ai bisogni emergenti, nell’ottica di una crescente sinergia con il Terzo Settore. L’emergenza povertà sta crescendo ogni giorno che passa. Prima di pensare a cosa fare, è urgente pensare a chi lo deve fare. Ciò presuppone l’attuazione del concetto di democrazia partecipata per far si che, le fragilità, vengano incluse nel circuito della democrazia.
Il Terzo Settore ha supplito e supplisce molto in quest’ambito, ma siamo di fronte alla necessità di ridefinire il sistema di welfare, per recepire i bisogni, leggerli e sostenerli al meglio. Tutto ciò deve essere il punto di partenza per uno sviluppo coeso delle comunità e delle persone, in modo che possano essere resilienti e ripartire verso il futuro.