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Allarme Gimbe: “2 milioni di persone non si curano”. Ecco i motivi

Aumentano le persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie. I motivi sono principalmente di natura economica. Lo evidenzia il rapporto Gimbe

Circa 4,2 milioni di famiglie, soprattutto nel Sud, limitano le spese per la salute, e oltre 1,9 milioni rinunciano a cure per motivi economici. Più di 2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta.

Aumenta la percentuale di persone che rinunciano a prestazioni sanitarie, con oltre 4 milioni di individui che dichiarano di averlo fatto per problemi economici.

La povertà assoluta delle famiglie in Italia è in aumento, con una previsione di crescita ulteriore nel 2023. La spesa sanitaria totale nel paese è di 171,867 milioni di euro, di cui il 21,4% viene sostenuto direttamente dalle famiglie.

Gimbe, quasi 2 milioni non si curano per motivi economici

Nel 2022 la spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie italiane, la cosiddetta ‘out of pocket’, ammonta a quasi 37 miliardi di euro. Oltre 25,2 milioni di famiglie in media hanno speso per la salute 1.362 euro, oltre 64 euro in più rispetto al 2021 che salgono a 100 euro per il Centro sud. Inoltre, 4,2 milioni di famiglie hanno limitato le spese per la salute, in particolare al Sud. E più di 1,9 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie per ragioni economiche. E’ a rischio la salute di oltre 2,1 milioni di famiglie indigenti. Lo rileva l’analisi della Fondazione Gimbe che si basa su dati Istat.

“Dalle nostre analisi emergono tre considerazioni – dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – Innanzitutto l’entità della spesa out-of-pocket sottostima le mancate tutele pubbliche perché viene arginata da fenomeni conseguenti alle difficoltà economiche delle famiglie. In secondo luogo, questi fenomeni sono molto più frequenti nelle Regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza è inadeguata. Infine, lo status di povertà assoluta che coinvolge oggi più di due milioni di famiglie richiede urgenti politiche di contrasto alla povertà, non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone, ma anche perché le diseguaglianze sociali nell’accesso alle cure e l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno. Dove l’impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata”, conclude Cartabellotta.

Aumentano le persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie

Secondo l’analisi di Gimbe, nel 2022 la percentuale di persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie – dopo i dati drammatici del periodo pandemico, 9,6% nel 2020 e 11,1% nel 2021 – si è attestata al 7%, percentuale comunque maggiore a quella pre-pandemica del 2019 (6,3%). Sono oltre 4,13 milioni di persone che, spiega Cartabellotta, “dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno per problemi economici, difficoltà di accesso, lunghi tempi di attesa”. In particolare, nel 2022 ha rinunciato alle cure per motivi economici il 3,2% della popolazione, ovvero quasi 1,9 milioni di persone. Mentre l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia è salita dal 7,7% al 8,3%, ovvero quasi 2,1 milioni di famiglie. Il Nord-Est ha registrato l’incremento più significativo, passando dal 7,1% al 7,9%, seguito dal Sud con un aumento dal 10,5% all’11,2% e dalle Isole con un incremento dal 9,2% al 9,8%. Anche se il Nord-Ovest e il Centro hanno registrato un aumento più contenuto (0,4%), il fenomeno della povertà assoluta è diffuso su tutto il territorio nazionale. ).

E le stime preliminari Istat per ill 2023 documentano un ulteriore incremento della povertà assoluta delle famiglie: dall’8,3% all’8,5%. Secondo l’analisi Gimbe, il 16,7% delle famiglie dichiara di avere limitato la spesa per visite mediche e accertamenti periodici preventivi in quantità e/o qualità. Se il Nord-Est (10,6%), il Nord-Ovest (12,8%) e il Centro (14,6%) si trovano sotto la media nazionale, tutto il Mezzogiorno si colloca al di sopra: di poco le Isole (18,5%), di oltre 10 punti percentuali il Sud (28,7%), in pratica più di 1 famiglia su 4. Il 4,2% delle famiglie dichiara di non disporre di soldi in alcuni periodi dell’anno per far fronte a spese relative alle malattie. Sono al di sotto della media nazionale il Nord-Est (2%), il Centro (3,1%) e il Nord-Ovest (3,2%), mentre il Mezzogiorno si colloca al di sopra della media nazionale: rispettivamente le Isole al 5,3% e il Sud all’8%, un dato quasi doppio rispetto alla media nazionale. Più in generale, riporta Gimbe, la spesa sanitaria totale in Italia ammonta a 171.867 milioni di euro: 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%) e 41.503 milioni di spesa privata, di cui 36.835 milioni (21,4%) ‘out-of-pocket’ e 4.668 milioni (2,7%) intermediata da fondi sanitari e assicurazioni. Complessivamente, nel periodo 2012-2022 la spesa ‘out-of-pocket’ è aumentata in media dell’1,6% annuo, per un totale di 5.326 milioni in 10 anni.

Fonte: Ansa

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