Nel 1975, in coincidenza con l’Anno internazionale della Donna, le Nazioni Unite hanno celebrato per la prima volta nella storia l’8 marzo come Giornata internazionale dedicata alla Donna. In particolare, a seguito di ciò, il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale dell’Onu, attraverso la risoluzione 32/142, ha proposto ad ogni Paese di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”. Da quel giorno, l’8 marzo, è diventata la data ufficiale di questa importante ricorrenza. Interris.it, in merito all’importanza di questa giornata e alle questioni aperte per favorire la piena attuazione dei diritti delle donne, ha intervistato l’avv. Santina Bruno, responsabile del Coordinamento Donne delle Acli della Calabria.
L’intervista
Avvocato Bruno, che significato riveste, per lei, la Giornata Internazionale della Donna?
“La Giornata Internazionale della Donna, per me, significa consapevolezza. Dei diritti che oggi abbiamo e delle lotte necessarie per ottenerli, ma anche e soprattutto delle discriminazioni di genere che, purtroppo, ancora oggi, sussistono nella nostra società. Ben vengano le mimose e gli omaggi floreali ma, in questo giorno, dobbiamo riflettere: serve uno sforzo corale per affermare in ogni contesto la dignità delle donne, in famiglia, nei luoghi di lavoro e nella società”.
Quali sono, ad oggi, i temi dove le donne devono incidere maggiormente?
“I temi su cui abbiamo il dovere morale di incidere sono moltissimi e spaziano in ogni ambito della quotidianità. Ancora oggi purtroppo, permane un retaggio culturale errato secondo cui, in alcuni casi, le madri lavoratrici, vedono diminuire le proprie possibilità di impiego e di carriera. Ciò non è più ammissibile in una democrazia progredita e deve essere scardinato con provvedimenti concreti ma, soprattutto con un cambiamento di natura culturale. Diventare madre è bellissimo ed è compito di tutta la società far sì che, ogni mamma, possa usufruire di maggiori tutele economiche e soprattutto di strumenti di welfare adeguati a favorire la possibilità di portare avanti parallelamente e senza rinunce vita lavorativa e famigliare. La famiglia è l’architrave della nostra società e deve essere adeguatamente valorizzata e sostenuta. Un altro tema molto importante su cui occorre incidere con urgenza è l’educazione al rispetto delle donne ad ogni livello. Fin dalle scuole elementari è fondamentale la formazione alle relazioni sane e rispettose per estirpare ogni forma di violenza. L’amore deve tornare ad essere il principio fondante della nostra società e, di conseguenza, anche di questa festa”
Quali sono i suoi auspici per il futuro delle donne nella nostra società?
“Vorrei che, la società nel suo complesso, andasse oltre gli stereotipi che ancora permangono nei confronti delle donne. Dobbiamo impegnarci affinché, donne e uomini, abbiano pari dignità in ogni ambito della società. Inoltre, abbiamo il dovere morale di impegnarci affinché, le donne vittime di violenza, abbiano un’opportunità per tornare a vivere una vita felice. In questo versante, l’associazionismo di matrice cattolica insieme alle istituzioni può fare molto: nella mia realtà quotidiana, in provincia di Cosenza, vedo tante persone di buona volontà che, illuminate dallo spirito solidaristico proprio del cristianesimo sociale e dagli insegnamenti di Papa Francesco, operano per aiutare le donne in condizione di fragilità. Una di queste è la sartoria sociale ‘Mettiamoci un punto’ che, a Santa Domenica Talao, da un’opportunità di inserimento sociale e rinascita alle donne vittime di violenza. Occorre seguire questi esempi affinché, il vero scopo di questa festa, ovvero l’inclusione autentica delle donne, sia concretamente realizzato senza attendere oltre”.