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Perché gli orsi polari sono così importanti per l’ecosistema

La biologa del WWF Italia, Caterina Giovannetti, spiega su Interris.it il ruolo insostituibile dell'orso bianco nell'ecosistema globale

“La prima giornata mondiale dell’orso polare è stata celebrata nel 2005: da quasi vent’anni quindi il 27 febbraio rappresenta una data simbolica per ricordare quanto sia importante la conservazione del gigante dei ghiacci”. Così a Interris.it la dottoressa Caterina Giovannetti, biologa del WWF Italia.

Gli orsi polari non riescono a adattarsi alle temperature sempre più alte dell’Artico. Con la riduzione dei ghiacci, infatti, si riducono anche le loro tradizionali zone di caccia, di conseguenza perdono peso fino a rischiare di morire di fame. Le previsioni per il futuro prossimo sono drammatiche: se lo scenario rimarrà invariato, la specie potrebbe addirittura estinguersi in natura entro la fine del secolo. Approfondiamo le specifiche dell’orso polare e l’importanza per l’habitat di questo mammifero con la dottoressa Giovannetti in occasione della Giornata mondiale dell’Orso Polare, che ogni anno si celebra il 27 febbraio.

Caterina Giovannetti. Foto concesse da ufficio stampa WWF Italia

L’intervista a Caterina Giovannetti (WWF)

Perché dedicare una giornata mondiale all’orso polare?

“La scelta di omaggiare proprio questa specie non è casuale: l’orso polare subisce più di ogni altra specie gli effetti dei cambiamenti climatici, dal momento che il suo habitat naturale, l’Artico, sta scomparendo a ritmi drammaticamente incalzanti. Il dato è allarmante: si stima, infatti, che ad oggi, ogni anno si perdano oltre 80.000 km2 di ghiaccio artico, una superficie pari a quella dell’Austria! Istituire una giornata dedicata all’orso polare ha perciò lo scopo di sensibilizzare il grande pubblico sui rischi immediati che minacciano non solo questa specie e il suo ecosistema, ma che incombono su tutti noi, se non verranno ridotti drasticamente gli effetti dei cambiamenti climatici”.

Quali sono le caratteristiche degli orsi polari?

“L’orso polare è sicuramente l’abitante più iconico dei ghiacci dell’Artico. È considerato il più grande carnivoro terrestre – può infatti arrivare a misurare 2,5 metri di lunghezza e pesare 500 kg – ma il nome scientifico della specie, ursus maritimus, ci ricorda che trascorre gran parte della giornata in acqua o nelle sue immediate vicinanze. Per sopravvivere al clima rigido dell’Artico l’orso polare ha sviluppato diverse strategie di adattamento: in primis, per riuscire a trascorrere lunghi periodi nelle acque gelide dove caccia, può contare su uno strato adiposo sottocutaneo spesso più di 10 cm che lo isola dalle temperature esterne; inoltre, per assimilare più calore possibile sulla terra ferma, ha sviluppato una particolare pelliccia, apparentemente bianca o color crema, ma in realtà è composta da peli cavi e traslucidi, che permettono ai raggi solari di penetrare fino alla radice e riscaldare al meglio la pelle scura. L’attività di caccia avviene principalmente in acqua, dove le prede predilette sono foche ad anelli e grandi pesci, mentre la terraferma è riservata al riposo e al recupero di energie”.

Foto: ©-Richard-Barrett__-WWF-UK

Quanti sono oggi rispetto al passato?

“I dati più recenti contano poco meno di 30.000 individui divisi in 19 sottopopolazioni, di cui la maggior parte risulta avere un trend negativo. Stimare il numero di orsi polari presenti oggi in natura è particolarmente complicato: la specie è infatti difficile da censire poiché è elusiva, vive a densità molto basse e l’habitat in cui si trova è spesso impervio o inaccessibile. Il calo più significativo della popolazione è sicuramente riferibile agli ultimi cinquant’anni, a causa dell’inarrestabile riduzione e frammentazione dell’habitat della specie. Un esempio che ben illustra la precarietà numerica della specie è rappresentato dal caso della popolazione di orso polare della baia di Hudson in Canada che, dal 1987 al 2017 ha subito una riduzione del 30%. Purtroppo, le previsioni per il futuro prossimo sono drammatiche: gli scienziati stimano che, se lo scenario rimarrà invariato, la specie potrebbe vedere la propria popolazione totale ridotta del 30% entro il 2050, e potrebbe addirittura estinguersi in natura entro la fine del secolo”.

©-Richard-Barrett-__WWF-UK

Cosa minaccia la sopravvivenza dell’orso polare?

“Le minacce sono diverse. Come anticipato, l’orso polare è una tra le specie più minacciate dagli effetti del cambiamento climatico. La IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, inserisce il plantigrado nella Red List e lo classifica come ‘Vulnerabile’. Gli orsi polari sono strettamente dipendenti dai ghiacci dell’Artico per attività imprescindibili per la loro sopravvivenza, come alimentarsi e riprodursi. Purtroppo però, a causa del continuo innalzamento delle temperature, i ghiacciai si stanno sciogliendo e la banchisa si va via via riducendo, portando a una perdita senza precedenti degli habitat idonei alla specie. La velocità di riscaldamento dell’Artico sembra essere tre volte superiore rispetto a quella delle altre aree del pianeta e si stima che negli ultimi 40 anni siano andati perduti circa 2 milioni di km2 di ghiacci marini. Questa drastica perdita di habitat costringe gli orsi a spendere diverso tempo sulla terraferma con gravi ripercussioni: da una parte sono obbligati a modificare le abitudini di caccia, consumando tantissime energie con conseguente deperimento e inabilità da parte delle madri di nutrire adeguatamente i piccoli; dall’altra, per cercare di procurarsi risorse alimentari più ‘facili’, si avvicinano ai villaggi, creando così occasioni di conflitto con le comunità locali. L’integrità dell’habitat è ulteriormente minacciata dalle industrie di estrazione di gas e petrolio, sempre più interessate all’Artico, con il conseguente aumento del rischio di possibili incidenti. Infine, attraverso l’ingestione di prede contaminate, gli orsi polari sono anche esposti a sostanze chimiche tossiche come i pesticidi, che possono causare danni fisiologici alla specie con impatti sulle capacità riproduttive”.

Foto: © Richard Barrett WWF-UK

Che cosa fa il WWF per la salvaguardia della specie?

“Il WWF si è fatto da sempre portavoce della salvaguardia dell’ecosistema Artico. Dagli anni 90 porta avanti una dura lotta alle cause dei cambiamenti climatici, con campagne mirate alla riduzione delle fonti di energia non rinnovabili e con attività di policy, come la partecipazione a dibattiti sul tema e alle decisioni politiche internazionali. Tra i progetti più vasti portati avanti dal WWF per la conservazione dell’Artico ricordiamo ‘Last Ice Area’, localizzato in una delle zone meglio conservate dell’Artico, tra il Canada e la Groenlandia, che ha come obiettivo la tutela dell’area per garantire la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche. Per quanto riguarda le attività specificatamente mirate alla conservazione dell’orso polare, il WWF promuove l’istituzione e la gestione di aree protette ad hoc, come la Riserva dell’Isola di Vaigach, e promuove la ricerca scientifica in zone altamente significative per la specie come le Isole Svalbard. Dal 2015 il WWF ha creato, inoltre, delle pattuglie per sorvegliare e tutelare la sicurezza degli abitanti del centro abitato più a nord della Groenlandia orientale dalle incursioni dell’orso. I risultati sono ottimi: dalla sua istituzione la pattuglia è stata in grado di allontanare già più di 75 orsi. Il WWF è impegnato anche per rendere i villaggi meno ‘attraenti’ per gli orsi polari, lavorando sullo sviluppo di tecniche di prevenzione e di dissuasione. Infine, ancor più importante, il WWF porta avanti anche attività di comunicazione ed educazione tra le popolazioni locali sui corretti comportamenti da tenere in caso di incontro con la specie, poiché la coesistenza pacifica è una delle strategie principali per garantire un futuro alla specie”.

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