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Giorno della Memoria: gli occhi aperti sul presente

Il passaggio di consegne generazionale, oggi più che mai, ci chiama a essere testimoni. Ma con uno sguardo attento sulla società di oggi

Ricordare il passato per capire il presente. E, magari, per far sì che nel futuro possano essere evitati alcuni errori, specie i più gravi. È sempre stato questo il concetto che ha animato qualsiasi giornata a tema istituita per tenere vivo il ricordo su quanto accaduto nel nostro passato. Con l’obiettivo, chiaramente, di far sì che le generazioni future potessero disporre degli strumenti adatti per far meglio di quelle passate. A quanto pare, non sempre questo è stato possibile, perlomeno vedendo la situazione attuale. Ma per il Giorno della Memoria, vale sempre un discorso a parte. Perché di mezzo c’è un orrore, uno dei peggiori della storia dell’uomo, messo in atto in modo deliberato e nei modi più atroci, strappando via vite e, con esse, la dignità di esseri umani. La Shoah ci interroga ancora e, a volte, fare memoria sembra non bastare. Non se questa è relegata a un singolo giorno.

Giorno della Memoria: dovere e coscienza

Il Giorno della Memoria è un’occasione, questo sì, per ricordare cosa permise ai campi di sterminio di esistere. Lo ha ricordato, nella giornata di ieri, anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l’Italia, adottò durante il fascismo – in un clima di complessiva indifferenza – le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio”. Fare i conti con sé stessi e con i propri errori, dunque, è il primo passo per rendere davvero efficace il fare memoria. Senza dimenticare, per quanto riguarda la nostra storia, nemmeno “che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei. Un portato inestinguibile di dolore, di sangue, di morte sul quale mai dovremo far calare il velo del silenzio”.

Il ruolo di testimoni

Il monito del Capo dello Stato non è difforme da altri posti in passato. Eppure, l’urgenza di sviluppare una coscienza su un trascorso così recente è impellente, oggi più che mai. Soprattutto perché lo scorrere degli anni imporrà, nel volgere di qualche anno, il definitivo passaggio di consegne nel ruolo di testimoni. Quello naturale tra chi l’orrore lo ha vissuto sulla propria pelle e chi ne ha ascoltato i racconti. Con almeno due generazioni ad aver raccolto, in modo diretto, la testimonianza viva di chi ha superato, con estrema difficoltà, le ferite (corporali e spirituali) dell’Olocausto. Senza dimenticare che, per molti superstiti, è stato difficile persino convivere con il ricordo delle atrocità subite, richiedendo del tempo prima che fosse per loro possibile condividere una testimonianza. Per questo, con il passaggio generazionale sempre più prossimo, il ruolo della memoria acquista un peso maggiore. Con il dovere, civile e di coscienza, di tenere alta l’attenzione sul rischio di nuove derive pericolose.

I rischi dell’oggi

Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha reso più complesso il controllo sulla diffusione di ideologie lesive. Mattarella ha ricordato anche questo, mettendo in guardia dalla recrudescenza di sentimenti d’odio facilmente veicolabili attraverso la rete: “Il cammino dell’uomo procede su strade accidentate e rischiose. Lo manifesta anche il ritorno, nel mondo, di pericolose fattispecie di antisemitismo: del pregiudizio che ricalca antichi stereotipi antiebraici, potenziato da social media senza controllo e senza pudore”. Un quadro che richiede una piena coscienza sul presente, da leggere attraverso la lente della testimonianza. Senza dimenticare che l’antisemitismo è solo una delle correnti d’odio esistenti. “Il Giorno della Memoria è importante – ha spiegato a Interris.it Claudio Siniscalchi, docente universitario e studioso dell’antisemitismo – ma ritengo che non basti limitarci a raccontare il passato. Chiaramente è necessario raccontare la Shoah ma non bisogna perdere di vista l’elemento dell’antisemitismo contemporaneo”.

Il “nuovo” antisemitismo

Uno sguardo attento sul presente, quindi, è l’aspetto fondamentale. Anche in virtù di un mandato di testimoni che le generazioni più giovani stanno raccogliendo in modo diretto. E del quale, tra non molto, saranno portatrici, col non semplice compito di tramandarlo alle successive, in un momento storico richiede più che mai consapevolezza e lettura dei tempi: “Siamo al momento della rivelazione – ha detto ancora Siniscalchi -. L’antisemitismo era un problema nascosto. Ora è emerso. Credo che, con la situazione storica attuale, il fenomeno sia esploso in modo più evidente rispetto a un passato in cui si riteneva che tali atteggiamenti fossero limitati all’estremismo di destra”. Anche in questo c’è un monito: “Non dobbiamo correre il rischio che il Giorno della Memoria diventi un momento di divisione più che di unità. Non è possibile dividerci su questo argomento. Altrimenti sarebbe l’ennesima occasione persa per fare i conti con noi stessi e con una pagina oscura della nostra storia”. Un errore che l’umanità non può nemmeno rischiare di commettere.

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