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Sud Sudan sull’orlo della guerra civile. Lotta fratricida tra la fazione Kitgwang e le forze Agwelek

Allarme Onu per l'escalation di scontri nel martoriato paese: 594 civili uccisi e 290 feriti tra agosto e dicembre 2022

La Repubblica del Sud Sudan è stata riconosciuta come stato indipendente nel  2011. Nell’aprile 2019 l’incontro in Vaticano con il presidente del Sud Sudan, i leader dell’opposizione e i vertici delle diverse Chiese cristiane. Davanti ai quali papa Francesco ha compiuto il gesto di inginocchiarsi. Per implorare la riconciliazione. E segnare così una nuova possibilità di sviluppo per il martoriato Paese. In Sud Sudan, sfigurato dalla guerra civile e dalla fame, nonostante gli accordi di pace del 2018, la violenza non è mai cessata. “Dal 2013 si sono alternati sforzi e ottimismo a drammatici episodi legati alle violenze. A cui si aggiungono crisi alimentari, siccità e alluvioni. Calamità naturali che raccontano un creato ferito e sconquassato. Oltre a conflitti che costringono alla fuga milioni di persone- spiega Stefania Falasca, editorialista di Avvenire-. Quella del Sud Sudan è la più grande crisi di rifugiati dell’Africa. Con almeno quattro milioni di sfollati. Un campo di trentatremila si trova nella capitale“.
Papa
Il logo ufficiale del 40esimo viaggio apostolico di papa Francesco in Congo e Sud Sudan

Sos Sud Sudan

Arriva ora l’allarme Onu per l’escalation di scontri nel martoriato paese africano. Il bilancio delle vittime tra agosto e dicembre 2022 è di almeno 594 civili morti e 290 feriti in scontri tra milizie nel nord ovest del Sud Sudan, in particolare nello Stato dell’Alto Nilo. E’ quanto emerge dai dati diffusi dalla missione dell’Onu in Sud Sudan (Unmiss). E dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Nel rapporto vengono evidenziate “gravi violazioni” del diritto internazionale umanitario. E “abusi” diretti in particolare contro civili e obiettivi civili. Tra i quali “attacchi indiscriminati, rapimenti, violenze sessuali, l’uso di bambini nel corso del conflitto”. Abusi che hanno riguardato principalmente la fazione Kitgwang e le forze Agwelek, sostenute dalle rispettive milizie e gruppi alleati. Tra agosto e dicembre 2022 sono state rapite 258 persone. Mentre 75 donne e ragazze hanno subito violenze sessuali. Il conflitto ha generato una crisi umanitaria che ha causato oltre 62 mila sfollati. Unmiss e l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite esortano il Governo del Sud Sudan “a intensificare gli sforzi per fermare la mobilitazione di elementi armati” nel paese. E chiede sostegno ai partner internazionali. Affinché sostengano le organizzazioni umanitarie nel fornire assistenza alla popolazione
Sudan

Emergenza infanzia

L’allarme umanitario si estende al Sudan. Sono circa 7.600 i bambini costretti a fuggire dalle loro case ogni giorno in Sudan. In sette mesi di conflitto che ha causato violenze e orrore in gran parte del Paese. E lo sfollamento di un bambino su 8. Questi i dati di una nuova analisi di Save the Children. Decine di bambini sfollati sono dovuti ricorrere alle cure urgenti del personale medico e di protezione dell’Organizzazione. Dopo aver subito orribili violenze sessuali, ferite disabilitanti e gravi disagi psicologici. Il Sudan registra la più grande crisi di sfollamento di minori al mondo. Con 3 milioni di bambini, su un totale di 23 milioni. Costretti dallo scorso aprile 2023 a fuggire per cercare rifugio in campi o centri per gli sfollati, scuole. O case sovraffollate che condividono con i propri parenti. Dall’inizio del conflitto, gli sfollati interni nel Paese hanno superato i 5 milioni di persone. Mentre altri 1,3 milioni hanno cercato sicurezza e protezione nei paesi vicini. Circa 350.000 bambini sono sfollati tra l’inizio di ottobre e il 15 novembre. E alcuni di questi erano già stati costretti a muoversi più di una volta per cercare sicurezza. Il picco di minori sfollati si è raggiunto la terza settimana di ottobre. Con circa 150.000 bambini costretti a lasciare le loro case.Sudan

Infanzia in pericolo

I violenti attacchi ai villaggi e alle città spingono i genitori a fuggire per proteggere i propri figli. Da violenze sessuali, rapimenti, reclutamento, mutilazioni e morte. Anche i centri di sfollamento sono stati presi di mira. Si parla di 1.300 persone uccise. Compresi i bambini, in un attacco a un campo per sfollati nel Darfur. L’Unicef ha registrato segnalazioni di oltre 3.100 gravi violazioni. Tra cui l’uccisione e la mutilazione di bambini, anche se si ritiene che questa sia solo la punta dell’iceberg. “Stiamo assistendo a livelli di violenza abominevoli in Sudan-avvertono gli operatori umanitari-. Le violazioni dei diritti umani sono gravi, diffuse e continue. Eppure la crisi viene completamente ignorata. C’è un clima prevalente di impunità. I bambini sono costretti a fuggire. A volte nel cuore della notte. Per raggiungere luoghi di raccolta affollati. Dove le malattie infettive possono diffondersi facilmente. Nonostante la gravità dei bisogni, non c’è la necessaria attenzione politica e finanziaria”. sudan

Solidarietà

Il Piano di risposta umanitaria (HRP) è attualmente finanziato solo per un terzo. Nonostante il Sudan abbia quasi 25 milioni di persone che hanno un disperato bisogno di beni di prima necessità. Come cibo, riparo e protezione. “L’emergenza nel Paese è enorme. E necessita di una risposta altrettanto ampia da parte degli attori globali- riferisce Save the Children-. Abbiamo bisogno di risorse urgenti e maggiori per proteggere subito i bambini e le famiglie già sfollate. Ma abbiamo anche bisogno di strutture per proteggerli durante gli spostamenti e quando arrivano nei luoghi di raccolta già sovraffollati“. A lanciare il grido d’allarme è Arif Noor, direttore di Save the Children in Sudan. Save the Children lavora in Sudan dal 1983. E fornisce aiuti salvavita e servizi di protezione dei bambini insieme a partner nazionali e internazionali. Dallo scoppio del conflitto Save the Children ha raggiunto 220.000 persone. Tra cui 120.000 bambini. E sta gestendo centri medici e nutrizionali per fornire cibo e altri beni alle famiglie sfollate.

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