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Trasporti, dalla strada alla rotaia: è l’ora degli investimenti

Se la Crescita economica è il problema dei problemi del nostro Paese, perché senza crescita robusta non si diminuisce il Debito Pubblico e il suo costo che, dopo gli aumenti dei tassi decisi da Christine Lagarde, è salito a 100 miliardi l’anno, limitando sempre di più lo spazio per le spese sociali, sanità e trasporti sono i due settori che impattano di più sui cittadini e sul nostro sistema economico e produttivo.

Cresce la consapevolezza che il trasporto su rotaia di merci e passeggeri sia il trasporto del futuro sia dal punto di vista della sostenibilità che per quanto riguarda la congestione del traffico. L’urgenza di ridurre le emissioni nella Pianura Padana e le esigenze improcrastinabili di manutenzione ai trafori autostradali alpini, essenziali per il nostro export e import, si scontrano però con il ritardo dei lavori dovuti all’opposizione dei vari No Tav e alle incertezze degli ultimi dieci anni quando si perse tempo a studiare le opere utili o al fermo decretato alla TAV e alla GRONDA di Genova prima da Toninelli poi dalla Demicheli.

Ora si sta cercando di recuperare il tempo perduto ma l’aumento degli investimenti di FS e le opere finanziate dal PNRR portano ad un aumento dei lavori che limita le tracce per il trasporto merci su rotaia. I critici non considerano inoltre che sulla rete AV il numero dei treni in circolazione è più che triplicato. Nel 2009, anno della inaugurazione, ci passarono 16.439 treni, nel 2023 ben 51.358.

Sempre nel 2009 il nostro Paese è stato il primo in Europa a dare un incentivo alle aziende di trasporto su gomma a usare la rotaia (Ferrobonus)diminuendo inquinamento e congestione del traffico. E’ una tra le cose più belle del mio lavoro da Sottosegretario al trasporto merci perché nel 2009 Greta andava ancora all’asilo.

L’intermodalità, lo strumento appunto dello scambio dei trasporti tra strada rotaia, è stata però frenata dai ritardi degli ultimi dieci anni nei quali non si è riusciti ad approvare la riforma degli interporti.

Così oggi da un lato pagheremo le opere necessarie maggiorate della inflazione e dall’altro lato i lavori si scontreranno con l’aumento dei treni in circolazione sia passeggeri che merci. Il tutto già reso difficile dalla morfologia del nostro territorio con Alpi e Appennini che fanno si che il nostro Paese abbia più del 50% delle gallerie stradali e ferroviarie di tutta Europa.

Ma l’aumento degli investimenti darà un impulso importante al nostro PIL così come l’aumento dei traffici che potranno arrivare dai nostri porti. Ecco perché occorre favorire a tutti i livelli i lavori su strade, su autostrade e su rotaia.

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