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I benefici della lettura dei libri per i bambini con disturbo dello spettro autistico

L’intervista di Interris.it al direttore della struttura complesso di Neuropsichiatria Infantile dell’Asl 5 di La Spezia Franco Giovannoni

La lettura è un alimento fondamentale per la crescita, intesa come sviluppo cognitivo e psico-fisico, anche ‘somministrata’ da un genitore ai bambini più piccoli, perché aiuta a sviluppare la comprensione di ciò che ci circonda, di sé e degli altri e la capacità di pensare, oltre per esempio a ridurre l’aggressività. Ma nella “società dell’immagine” digitale, la “delega” all’intrattenimento dei bambini è stata lasciata alla tecnologia sempre più attrattiva e interattiva, i cui stimoli sono diversi e spesso non mediati da una figura adulta di riferimento.

La “bibliotechina”

A La Spezia ci si è ricordati dell’importanza – e della bellezza – della lettura per i bambini. Nella sala d’aspetto di neuropsichiatria infantile dell’Asl 5 spezzina è infatti arrivata una biblioteca dedicata ai piccoli pazienti con disturbi dello spettro autistico. “L’iniziativa è nata a livello nazionale dall’azienda Giunti e nella nostra provincia è stata portata avanti dalla ditta Giunti al Punto, con la collaborazione del Comune di La Spezia, sempre attento ai bisogni dei bambini”, illustra a Interris.it il professor Franco Giovannoni, direttore della struttura complesso di Neuropsichiatria Infantile. La piccola libreria e i testi, per i bambini da 0 a 6 anni e da 6 a 11 anni, sono stati donati infatti dall’amministrazione insieme alla locale libreria della catena.

Biblioterapia e problem solving

“I bambini autistici acquisiscono generalmente l’abilità di decodifica del linguaggio scritto, ma hanno difficoltà nella comprensione della lettura”, spiega lo specialista in neuropsichiatria infantile, “quindi vanno stimolati con immagini accattivanti e di loro interesse e, almeno all’inizio, hanno bisogno della presenza di un narratore che li aiuti a comprendere la storia”. Secondo una ricerca dell’Università di Cincinnati, negli Stati Uniti, prosegue Giovannoni, “la lettura contribuisce a ridurre gli atteggiamenti aggressivi e a migliorare le capacità comunicative dei bambini con difficoltà di relazione, tipiche dei bambini con disturbi dello spettro autistico”. La biblioterapia, continua il medico, implica l’uso di libri che raccontino storie in cui i protagonisti si trovano a fronteggiare questioni simili a quelle dei lettori o che stimolino la discussione e l’attività di problem solving, cioè la competenza di analizzare e risolvere problemi. “Questo genere di letture, come rilevato anche da altre ricerche, migliora le capacità comunicative e riduce l’aggressività di bambini che soffrono di disabilità sociali. E’ emerso inoltre un miglioramento della comprensione, del vocabolario e della capacità di pensiero dei bambini che vi hanno partecipato”, dichiara Giovannoni.

Società delle immagini

Recentemente, i pediatri italiani hanno raccomandato alle famiglie di non far utilizzare ai propri figli, fino al compimento dei 9 anni, gli strumenti digitali, per permettergli di conoscere il mondo intorno a sé e di imparare a relazionarsi con gli altri, e successivamente di accompagnarli in un uso controllato dei devices e dei social network. Una realtà, quella digitale, che si sovrappone sempre di più al nostro quotidiano ed è fatta, per la maggioranza dei contenuti a larga diffusione, di immagini. Viviamo quindi in una sorta di “società delle immagini” dove i materiali che circolano sui social, su cui vengono trascorse ore, sono sempre più visuali e veloci. E la soglia di attenzione si abbassa, ma non solo. “Questa abitudine sta modificando il pensiero riportandolo alla modalità per immagini, tipico dei bambini molto piccoli, per i quali c’è appunto bisogno di una figura che le decodifichi e gli conferisca significato e senso”, avverte il neuropsichiatra. “Il problema è che oggi manca il narratore che legge i libricini ai bambini perché c’è il tablet, il pc, il telefono, e questo lascia lacune nel pensiero dei ragazzini, che descrivono le immagini di ciò che gli accade, ma non sanno farne una storia, né filtrare e decodificare le emozioni che le immagini gli suscitano”, spiega. Gli effetti si riflettono non solo sui piccoli, ma anche sui giovani: “Le immagini che circolano su Internet appartengono ad un mondo forse ideale, comunque non reale, in cui sono tutti bellissimi e hanno successo, così l’adolescente che non si sente né bellissimo né di successo finisce per chiudersi in casa in una situazione protetta ma anti-evolutiva, perché di fatto impedisce di crescere”.

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