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Asvis: “In Italia arretra lo sviluppo sostenibile”

Lo studio ha rilevato un allargamento delle disuguaglianze economiche e sociali

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato oggi il Rapporto ASviS 2023 da cui è emerso che, due milioni di famiglie, vivono in condizione di povertà assoluta.

I dati emersi dal rapporto Asvis

L’Italia resta carente rispetto ai principali obiettivi dello sviluppo sostenibile: basti pensare che per quello che riguarda ad esempio la dimensione sociale tra il 2015 al 2021 la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie, dove vivono 1,4 milioni di minori. Per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile, invece, l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici, mentre le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale. Sono alcuni dei dati emersi dall’ottavo rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”, realizzato dall’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).

L’allargamento delle disuguaglianze

Secondo lo studio, da noi continua anche ad allargarsi la disuguaglianza tra ricchi e poveri, la spesa pubblica per sanità e istruzione è nettamente inferiore alla media europea, mentre l’abbandono scolastico è pari all’11,5% e la disoccupazione giovanile è al 23,7%. Inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano. Quanto ad altre particolarità italiane in tema di dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile, solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% la quota degli stock ittici è sovrasfruttato.

Lo sviluppo sostenibile

Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole: l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare, ma molte imprese mostrano resistenze ad investire nella trasformazione digitale ed ecologica; il Paese necessita di forti investimenti, anche per rendere le infrastrutture più resilienti di fronte alla crisi climatica.

Fonte: Ansa

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