Il male non ha l’ultima parola. In Italia ogni anno, circa 185.000 persone vengono colpite da ictus cerebrale. Di queste 150.000 sono i nuovi casi mentre 35.000 sono gli ictus che si ripetono dopo il primo episodio. L’incidenza è proporzionale all’età della popolazione. E’ bassa fino a 40-45 anni, poi aumenta gradualmente per impennarsi dopo i 70 anni. L’ictus cerebrale è causato dell’improvvisa chiusura o rottura di un vaso cerebrale. E dal conseguente danno alle cellule cerebrali dovuto dalla mancanza dell’ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue (ischemia). O alla compressione dovuta al sangue uscito dal vaso (emorragia cerebrale). La caratteristica principale dell’Ictus è la sua comparsa improvvisa, solitamente senza dolore. Solo nell’emorragia cerebrale c’è spesso mal di testa. I sintomi tipici sono la comparsa improvvisa di una mancanza di forza. Oppure formicolio e mancanza di sensibilità ad un braccio e ad una gamba, ma anche ad uno solo di questi. Possibile poi che vi sia difficoltà nel parlare o difficoltà nel vedere da un lato. A volte questi sintomi compaiono solo per alcuni minuti, poi scompaiono completamente. Si parla in questi casi di attacchi ischemici transitori (tia), che sono molto importanti, in quanto possono essere campanelli di allarme per un ictus vero e proprio. Devono essere considerati con la massima attenzione. Il paziente deve essere visto con urgenza dal medico.
Oltre il male
Non solo disturbo della memoria o difficoltà nel linguaggio. Una lesione al sistema nervoso centrale, sia essa causata da un ictus o un trauma, può provocare anche cambiamenti profondi del comportamento e della personalità, come l’appiattimento affettivo verso i figli. Per affrontare questo disturbo del comportamento molto specifico e non infrequente nei genitori colpiti da lesioni del sistema nervoso, Fondazione Santa Lucia Ircss, con il supporto di UniCredit, ha dato il via a un progetto pilota basato su un protocollo sperimentale che unisce l’approccio neurologico e psicoterapeutico. “La capacità genitoriale (nota con il termine inglese di parenting) e i disturbi ad essa associati sono oggetto di numerosi studi in ambito neuropsichiatrico” spiega Umberto Bivona, psicologo coordinatore del progetto. “La ricerca – aggiunge – ha però raramente affrontato casi nei quali a generare il disturbo c’è una lesione del sistema nervoso e il nostro progetto pilota è volto ad offrire anche a questi pazienti un percorso terapeutico efficace e validato dalla scienza”.
Autonomia
Le persone colpite, pur tornando ad una vita autonoma, vedono ridotto o perdono del tutto il naturale trasporto verso i propri figli, non mostrando l’adeguata empatia per loro. Questa condizione, causata dalla lesione al sistema nervoso, è spesso fonte di sofferenza più per il figlio e per l’altro genitore che non per il paziente stesso che, proprio a causa della lesione cerebrale, può non essere pienamente consapevole delle proprie difficoltà nel prendersi cura dei propri figli, per cui spesso sperimenta e lamenta un senso di esclusione e una minore ricerca da parte dei figli nei propri confronti, senza però capirne la motivazione. “L’impegno di UniCredit nel sociale si concretizza anche con il supporto a iniziative in grado di fornire risposte ai bisogni più sentiti. Siamo felici di sostenere questo progetto pilota che intende affrontare le disabilità temporanee di genitori colpiti da lesioni nervose“, spiega Roberto Fiorini, responsabile Region Centro di UniCredit.
Terza causa di morte
L’ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa assoluta di disabilità: un triste primato. Il 75% dei casi di Ictus, riferisce Humanitas Irccs, colpisce le persone con più di 65 anni. L’incidenza media (cioè i nuovi casi registrati ogni anno nella popolazione generale) è di circa 220 casi su 100.000 abitanti, raggiungendo valori di 280 casi nella popolazione ultraottantenne. Ciò significa che ogni anno un medico di famiglia italiano assiste almeno 4-7 pazienti che vengono colpiti da ictus cerebrale e deve seguirne almeno una ventina sopravvissuti con esiti invalidanti. Il 10-20% delle persone colpite da ICTUS per la prima volta muore entro un mese ed un altro 10% entro il primo anno. Fra le restanti, circa un terzo sopravvive con un grado di disabilità spesso elevato, tanto da renderle non autonome; un terzo circa presenta un grado di disabilità lieve o moderata che gli permette spesso di tornare al proprio domicilio in modo parzialmente autonomo e un terzo, i più fortunati o comunque coloro che sono stati colpiti da un ictus in forma lieve, tornano autonomi al proprio domicilio.
Contro il male
Si calcola che la spesa per la fase acuta (ricovero) dell’Ictus rappresenti solo un terzo del totale della spesa dovuta alla malattia. Più elevato è il costo causato dall’invalidità, che rimane dopo l’ictus per la necessità di ricovero in strutture assistenziali, perdita del lavoro, impegno della famiglia. L’invalidità permanente delle persone che superano la fase acuta di malattia determina negli anni successivi una spesa che si può stimare intorno ai 100.000 euro. Sotto l’aspetto psicologico personale e familiare poi, i costi sono ingenti e non facilmente calcolabili. L’improvvisa sofferenza delle cellule nervose può avvenire per due motivi. Ossia la chiusura di una arteria cerebrale che impedisce il passaggio del sangue. Si parla in questo caso di ischemia cerebrale. Le cellule nutrite da quell’arteria subiscono un infarto e vanno incontro a morte cellulare (o necrosi). L’ischemia cerebrale rappresenta l’85% di tutti i casi di ictus cerebrale. Un’arteria si può chiudere perché si forma un coagulo (detto trombo) al suo interno o, spesso, su un’irregolarità preesistente della parete dell’arteria stessa (la placca ateromasica). E si parla in tal caso di trombosi cerebrale. Oppure perché è raggiunta da coaguli partiti da lontano (detti emboli) solitamente dal cuore o dalle grosse arterie del collo, già colpite da placche ateromasiche in questo secondo caso si parla di embolia cerebrale. L’improvvisa rottura di un’arteria cerebrale, causata di solito da elevati valori di pressione arteriosa.