Il cambiamento climatico è il più grande rischio ambientale a cui l’uomo moderno è esposto e può avvenire in maniera naturale, ad esempio tramite le variazioni del ciclo solare. Tuttavia, a partire dal 19° secolo, le attività umane sono state il fattore principale all’origine dei cambiamenti climatici, imputabili essenzialmente all’uso di combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il gas. Aumentando la concentrazione di gas serra, aumenta anche la temperatura superficiale globale e secondo stime delle Nazioni Unite a partire dagli anni ottanta ogni decennio ha visto un incremento delle temperature fino al periodo 2011-2020, il più caldo mai registrato.
Gli effetti
I cambiamenti climatici possono incidere sulla salute, sulla capacità di coltivare cibo, sugli alloggi, sulla sicurezza e sul lavoro di tutti noi. Alcune persone sono già più vulnerabili agli effetti climatici, ad esempio coloro che vivono in piccole nazioni insulari e in altri paesi in via di sviluppo. Fenomeni quali l’innalzamento del livello del mare e l’intrusione salina si sono intensificati tanto da indurre intere comunità a trasferirsi, e siccità prolungate stanno esponendo le persone al rischio di carestia, tanto che in futuro si prevede un aumento dei “rifugiati climatici”.
L’intervista
Interris.it ha intervistato Paolo Viganò, fondatore di Rete Clima, ente non profit che dal 2011 supporta le aziende in percorsi di sostenibilità di decarbonizzazione e di governance sostenibile, dando corpo ai temi ESG (Environmental, Social and Governance) per contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti. Per farlo ha vari progetti, tra cui quello della forestazione nazionale per la riqualificazione di aree urbane ed extra-urbane del territorio nazionale.
Paolo, in che consiste la forestazione?
“Si tratta di un progetto di riqualificazione territoriale nell’ambito della campagna ‘Foresta Italia’. L’intento è quello di tutelare il clima e rendere più verde il territorio nazionale, generando nel contempo una serie di servizi ecosistemici, quali per esempio il miglioramento della qualità dell’aria, la connessione ecologica e la creazione di habitat”.
Dove realizzate la forestazione?
“Le zone sono quelle urbane o extraurbane di sufficiente estensione, che consentano lo sviluppo di un vero e proprio bosco, oppure può essere realizzata in un’area prettamente cittadina, quale un parco, un viale, o una piazza, con posa di alberi di più grandi dimensioni. La forestazione può avvenire anche in un’area che ricade in una zona a rischio idrogeologico, o che necessita della messa in sicurezza attraverso opere di consolidamento di versante, o che ha bisogno di essere riqualificata a seguito di eventi ambientali catastrofici come, per esempio, la tempesta vaia che nell’ottobre del 2018 ha colpito l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi venete”.
Perché questo progetto riveste una grande importanza?
“Un albero ha tante valenze a seconda del luogo in cui si trova. Se siamo in un contesto urbano i primi benefici sono il miglioramento della qualità dell’aria con un assorbimento di particolato che è l’insieme di sostanze solide e gocce liquide e diminuisce l’isola di calore aiutando a mantenere una temperatura più bassa. Se invece ci troviamo in zone di pendenza, gli alberi possono aiutare a contrastare il dissesto idrogeologico. Inoltre, non da sottovalutare il fatto che le piante sono degli ottimi aspiratori di Co2 e diminuiscono l’impatto climatico”.
Quali sono i benefici all’uomo?
“Ci sono molti studi che identificano l’accrescimento del benessere delle persone quando si trovano in contesti naturali e in particolare nei boschi. A trarne giovamento è soprattutto l’apparato cardiocircolatorio, quello polmonare e quello psicologico. Purtroppo in Italia talvolta non eccediamo in termini di sensibilità ambientale, ma proprio per questo noi vogliamo offrire l’occasione per iniziare ad interessarsi di aspetti green”.
Il vostro intervento si estende anche alle zone boschive?
“Sì perché è attualità che a causa di eventi atmosferici estremi molte piante sono state abbattute da forti raffiche di vento. Siamo per esempio intervenuti nella foresta di Rasun di Sopra in provincia di Bolzano, in un’area in cui la mancanza di alberi favoriva delle colate di fango che andavano ad occupare la strada sottostante. Abbiamo piantato alcune migliaia di esemplari di alberi e queste piante renderanno la futura foresta più resiliente e meno suscettibile agli eventi metereologici estremi, ma è fondamentale continuare a fare manutenzione nel tempo”.
Chi viene coinvolto in questi progetti?
“Innanzitutto le aziende sponsor, poi le amministrazioni pubbliche che sono i proprietari di un dato suolo e i cittadini stessi. In alcuni casi abbiamo coinvolto i ragazzi delle scuole locali che ci hanno aiutato con la piantagione. Ai più giovani cerchiamo di far capire l’importanza del rispetto per le aree verdi e quanto sia fondamentale la cura e la manutenzione periodica”.