Più che la scoperta dell’America, il primo viaggio negli Stati Uniti della premier, Giorgia Meloni, ha fatto emergere l’esistenza dello zio d’America. Quello zio di cui la presidente del Consiglio, forse, percepiva l’esistenza, non avendone però la consapevolezza fisica. Ecco, l’inquilina di Palazzo Chigi, ora, non solo l’ha acquisita, ma ha pure ricevuto in dote una parte dell’eredità, della quale dovrà fare buon uso. Spesso, come insegnano le storie del passato, gli zii d’America si sono rivelati felicità passeggere, ma se bene usate sono destinate a durare a lungo.
Fuor di metafora la trasferta americana di Giorgia rappresenta sicuramente un punto di svolta nella sua politica, e quindi anche in quella del Paese, destinata a rimettere in discussione vecchi schemi, a partire dalla contrapposizione manichea fra destra e sinistra, o quel che sono oggi. Biden, sia pur con toni moderati, ha sdoganato la prima premier donna con una storia di destra, arrivata al governo forte di un ampio consenso popolare. Questo rassicura gli Stati Uniti e impone una seria riflessione a tutti.
A partire dalla Cina. Al di là delle convenzioni e dei formalismi, è del tutto evidente il fatto che i rapporti con Pechino siano stati uno dei temi forti dei colloqui bilaterali. La Cina, oggi, con la sua sostanziale equidistanza rispetto al conflitto ucraino – russo e la capacità di interferire nelle politiche economiche di molti Paesi, attraverso operazioni finanziare tese a controllare il debito degli Stati in questione, rappresenta un interlocutore particolare. Da temere e avere al fianco al contempo. Solo che questo è un esercizio particolarmente difficile, che richiede grandi capacità. Per Giorgia, avere un zio d’America disponibile e pronto a sostenerla, significa molto, se non tanto. Sicuramente rappresenta una bella assicurazione sulla vita per una politica estera meno timorosa nei confronti di Pechino.
“I fatti dimostrano che il nostro è un governo affidabile”, afferma la premier, Giorgia Meloni, intervistata dal direttore di Sky tg24, Giuseppe De Bellis, a Washington. Uno dei temi affrontati con il presidente Usa Joe Biden è stato quello dell’Africa, ha spiegato, tra l’altro, la Meloni: “L’Italia è il principale dirimpettaio di questo continente e abbiamo una maggiore capacità di dialogare con loro”.
E questo aspetto rimanda ancora alla Cina. Da tempo Pechino sta investendo in quel continente, sapendo bene quanto siano alte le potenzialità economiche e le risorse, da sfruttare. Per l’Italia, avere l’avallo degli Stati Uniti per operare in altro modo in Africa, è strategico, per non dire fondamentale. A partire dalla questione dell’immigrazione. “Io ero anticipata da una propaganda falsa, che aveva raccontato l’ipotesi di un governo come un disastro delle tenuta dei rapporti internazionali, della tenuta economica e delle istituzioni£”, dice la Meloni, “ma nella realtà quello che è emerso è un governo serio, affidabile, credibile, che pone con determinazione il tema dell’interesse nazionale, senza dimenticare gli interessi nazionali degli altri”. Fra questi c’è il mercato, in tutte le sue declinazioni. “Non può essere libero se non è anche equo altrimenti rischiamo di devastare i nostri sistemi industriali che hanno degli standard elevati che altri non hanno. Dunque non decoupling ma derisking nella definizione delle catene di approvvigionamento. E’ un dibattito che va fatto insieme alla Cina non contro la Cina”, spiega la presidente del consiglio. L’alleanza con gli Usa e il dialogo con la Cina, ha aggiunto, “possono stare insieme, è importante riuscire a farle stare insieme. Le semplificazioni in politica estera non sono utili: la base della politica estera è parlare con tutti difendendo i propri interessi e dicendo le cose che non funzionano. Ad esempio in passato qualcosa non ha funzionato sulle catene di approvvigionamento”.
“Finché l’Italia sarà guidata da me la nostra autonomia non può essere messa in discussione”, rimarca Giorgia, sempre in merito alla Cina, “il nostro interesse nazionale è avere anche un dialogo con Pechino e si possono avere buone relazioni e rapporti commerciali indipendentemente dalla via della Seta. Il punto è trovare un giusto equilibrio”.
Infine le questioni interne, che mancano mai, legate ai rapporti interni alla maggioranza e allo scontro con le opposizioni. “Sono due materie molto diverse, ovviamente. Questo è, diciamo, un altro caso in cui la politica estera secondo me delle volte si legge in modo un po’ superficiale. Cioè anche qui, qualcuno ritiene davvero che quando si guida una Nazione si possa parlare solamente con i propri omologhi che hanno le stesse idee?” dice le premier, “sarebbe devastante per la politica estera della Nazione che si rappresenta”, aggiunge, “e quindi torno al punto: bisogna saper parlare con tutti e saper comprendere quali sono gli interessi per i quali gli altri si muovono. Ma, vede, la politica e la dimensione del governo dello Stato sono due cose diverse. Perché quando tu rappresenti la nazione e parli con un tuo omologo, quello che muove è unicamente la difesa dell’interesse nazionale, certo, su una base di una visione. Perché io guido l’Italia sulla base della mia visione conservatrice e quindi faccio le scelte che devo fare. Ma ovviamente questo mi porta a parlare con tutti, ad avere rispetto del punto di vista degli altri e a cercare ovviamente quelli che possono essere i punti di contatto. E io non ho avuto problemi – pur essendo una persona che ha un’identità molto definita e non nasconde quell’identità, la dichiara e ne è orgogliosa – a dialogare con tutti e ad avere buoni rapporti alla fine. Proprio perché sono una persona che capisce cos’è la politica, che cosa significa avere una visione, che cosa significa credere in qualcosa e rispettare gli altri che credono in qualcosa anche quando il mio punto di vista è diverso”.
“Però”, ha sottolineato la presidente del Consiglio, volendo chiarire ulteriormente il ragionamento, “se si pensa davvero che le due cose, diciamo, siano la stessa si fa una cosa che è ‘stupida’, ecco, per come la vedo io nella politica estera. Per cui, da una parte io guido l’Italia e chiaramente difendo gli interessi della mia nazione e faccio del mio meglio per portare a casa dei risultati per la mia nazione – dialogo con tutti, ho ottimi rapporti devo dire con tutti praticamente, non ho problemi a farmi capire e a cercare di capire gli altri – dall’altra, tutti sanno che cosa rappresento politicamente, io sono anche presidente dei conservatori europei, sanno tutti che farò la mia parte insomma per aiutare la mia famiglia politica, ma è un altro livello della politica”. A volte ricordare anche le cose basiche, quasi l’abc della politica, serve per rimettere in fila i fattori. Soprattutto quando si scopre di avere uno zio d’America disposto ad ascoltare….