Allarme per la polmonite in età pediatrica. Save the Children è l’organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio. E per garantire loro un futuro. Papa Francesco richiama l’attenzione della comunità internazionale, in particolare, sui bambini vittime dei conflitti. “Nel mondo un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze”, afferma il Pontefice. “Ogni guerra è una guerra contro i bambini“, sosteneva Eglantyne Jebb, la fondatrice di Save the Children, nel 1919. Dopo i disastri della prima guerra mondiale. Sono enormi le conseguenze delle guerre per i bambini che vivono in zone di conflitto. O che sono costretti a fuggire in altri paesi con le loro famiglie. Oppure da soli. Riguardano il rischio di morire per l’assenza di cure mediche o per la fame. O di vedere compromesso il loro futuro per i traumi subiti. Perché sono tagliati fuori dall’educazione ed esposti al rischio di violenze o sfruttamento. E nel caso delle bambine, a quello dei matrimoni precoci.
Malnutrizione cronica
Due bambini su 3 che soffrono di malnutrizione cronica si trovano in paesi dove c’è la guerra. Situazione critica anche nelle 10 aree maggiormente devastate dai conflitti. E cioè Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Afghanistan. Yemen, Somalia, Sud Sudan, Siria, Nigeria. Repubblica Centrafricana e Iraq. Qui più di 4,5 milioni di bambini sotto i cinque anni sono colpiti da malnutrizione acuta grave. In aumento del 20% rispetto al 2016. In Yemen, circa 120 mila sono in condizioni catastrofiche. E rischiano di perdere la vita a causa della crisi alimentare conseguenza del conflitto. Ma ci sono anche conseguenze gravi che lasciano il segno su un numero ancora più ampio di bambini. Come accade per le decine di milioni di minori che non hanno più accesso all’educazione. Le loro scuole, infatti, sono prese di mira dagli attacchi. Occupate dai gruppi armati. Oppure i genitori hanno paura di mandare i figli a scuola. Essere tagliati fuori dalla scuola aumenta anche il rischio di sfruttamento del lavoro minorile. Una piaga che nelle aree di conflitto supera del 77% la media globale.
Gravi conseguenze
Per le bambine i contesti di guerra sono un incentivo ai matrimoni precoci, decisi spesso dalle famiglie. Nel tentativo di evitare altri tipi di abusi e violenze. In Yemen, la percentuale di spose bambine supera oggi i due terzi del totale delle giovani nel Paese. Rispetto alla metà prima dell’escalation del conflitto. Mentre tra i rifugiati siriani in Giordania, la percentuale di ragazze sposate prima di aver compiuto i 18 anni è quasi triplicata in un triennio. Raggiungendo il 32%. “Nessun bambino dovrebbe essere vittima delle violenze, della paura e dei traumi che possono avere gravi conseguenze sullo sviluppo fisico e mentale. I diritti umani fondamentali e il diritto internazionale, che dovrebbero proteggere i bambini dagli effetti devastanti della guerra, sono violati continuamente e impunemente– ammonisce Save The Children-. I governi di tutto il mondo possono e devono fare tutto ciò che è in loro potere. Per mettere fine a questa inaccettabile violenza. Come suggerisce Papa Francesco. In particolare chiediamo che tutti i bambini siano protetti da uccisioni e menomazioni. E che scuole e ospedali siano considerati luoghi sicuri di protezione per i bambini. Ogni bambino colpito dalla guerra merita il supporto necessario affinché possa ricostruire il proprio futuro”. Save the Children è stata fondata in Inghilterra nel 1919. Proprio per salvare e proteggere i bambini dalle conseguenze devastanti della Prima Guerra Mondiale. E da oltre cent’anni è impegnata in prima linea nelle principali aree di conflitto nel mondo. Con interventi di salute, nutrizione, educazione e protezione dei bambini.
Esito fatale
In particolare allarma il dato sanitario. Sos polmonite per l’infanzia fragile. “Ogni 45 secondi un bambino muore a causa della polmonite- avverte Save the Children-. Si tratta di una malattia facilmente curabile, ma che ancora oggi è fatale per molti bambini. I piccoli che ne sono affetti hanno i polmoni pieni di liquidi e fanno fatica a respirare. Sono bambini vulnerabili, che rischiano di morire senza le giuste cure mediche. Per di più la malnutrizione rende più difficile la situazione. Indebolendo il loro sistema immunitario. Hanno urgente bisogno di antibiotici che costano poco, ma che possono fare molto per salvarli. Bastano 9 euro al mese per donare antibiotici a tanti bambini. E aiutarli a sopravvivere a questa malattia che toglie il respiro“.
Allarme polmonite
Secondo la rivista scientifica internazionale Lancet, gli sforzi per assicurare la sopravvivenza dei bambini possono essere efficaci solo ad una condizione. Ossia se si basano su informazioni accurate sulle cause di morte. A partire da queste informazioni l’Oms esorta a stabilire le priorità negli interventi e pianificarne le modalità. Accertando l’efficacia degli interventi stessi sulle specifiche malattie. E comparando l’impatto delle malattie in relazione agli obiettivi nazionali e internazionali. Fino vent’anni fa le stime globali e regionali sui decessi nei bambini erano attribuibili a cause specifiche. Ed erano disponibili attraverso due grandi fonti. In primo luogo i gruppi tecnici, spesso in collaborazione con l’Onu, pubblicavano stime sul numero di decessi nei bambini sotto i 5 anni d’età dovute a singole malattie come diarrea, morbillo o Hiv/Aids. In secondo luogo l’Organizzazione mondiale della sanità coordinava un procedimento annuale che raccoglieva le stime sulle singole cause di morte prodotte dalle unità di riferimento. E le rielaborava in un unico quadro della distribuzione in percentuale delle cause di morte che rappresentava il 100% delle morti nei bambini fino a 5 anni in tutto il mondo.
Stime
Fino al 2004, Oms, Unicef, Banca Mondiale e Divisione per la popolazione delle Nazioni Unite, hanno prodotto queste stime nei bambini fino a 5 anni in maniera indipendente. Ottenendo risultati diversi. In seguito Oms e Unicef hanno stabilito di applicare una procedura standard per arrivare a una definizione comune. Nel 2001 l’Oms ha istituito il Gruppo di riferimento per l’epidemiologia della salute dei bambini (CHERG, Child Health Epidemiology Reference Group). Il suo mandato è rivedere e migliorare la raccolta dei dati, i metodi e la raccolta delle stime sottostanti la distribuzione proporzionale delle cause di morte specifiche nei bambini. Cominciando con le principali cause di mortalità infantile nel mondo. Infezioni respiratorie, diarrea, malaria, decessi nei primi 28 giorni di vita e morbillo. Il CHERG ha lavorato dividendosi in piccoli gruppi specificamente dedicati a una malattia e applicando metodi sistematici per sviluppare le nuove stime delle morti imputabili a queste cause. Nel 2004 l’Oms ha dato il via a un processo consultivo per incorporare i risultati ottenuti dal CHERG nelle stime di mortalità generali per i bambini sotto ai 5 anni.
Cause di morte
Le nuove stime mostrano che in tutto il mondo il 73% delle morti nei bambini al di sotto dei 5 anni sono attribuibili a sole sei cause. Infezioni respiratorie (19%). Diarrea (18%, in cui sono comprese il 17% delle morti dei bambini tra 1 e 59 mesi d’età e il 3% delle morti neonatali). Malaria (8%). Polmonite e sepsi neonatale (10%). Nascita prima del termine (10%). Asfissia alla nascita (8%). Le quattro categorie di malattie trasmissibili sono responsabili di oltre la metà delle morti (54%) infantili. La sepsi e la polmonite nei neonati e le infezioni respiratorie nei bambini più grandi costituiscono il 29% di tutte le morti. Inoltre la denutrizione è una delle cause sottostanti la morte del 53% dei bambini fino a 5 anni. La stime proporzionali delle morti in cui si può riscontrare l’effetto della denutrizione sono più o meno le stesse per la diarrea (61%), la malaria (57%), la polmonite (52%) e il morbillo (45%).