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Fare del bene fa bene. La scienza dimostra i benefici del volontariato

Lo studio è stato realizzato sul Journal of Psychosomatic Research: dimostra che il volontariato o le donazioni in beneficenza riducono gli effetti del dolore fisico sulla capacità di lavorare delle persone

Il volontariato come medicina per l’anima e per il corpo. “Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi”, afferma il regista Wim Wenders. Fare volontariato o donare in beneficenza aiuta ad alleviare il dolore fisico. Un nuovo studio dimostra che il volontariato o le donazioni in beneficenza riducono gli effetti del dolore fisico sulla capacità di lavorare delle persone nel Regno Unito. I ricercatori si sono basati sui questionari della United Kingdom Household Longitudinal Survey (UKHLS), rappresentativi della popolazione britannica, somministrati tra il 2011 e il 2020. Nell’analisi principale, sono state utilizzate le risposte di circa 35.000 partecipanti, che hanno risposto alle domande se facevano o meno volontariato, se facevano o meno donazioni in beneficenza. E che sono state confrontate con le loro risposte se il dolore fisico interferisse con il loro normale lavoro (sia fuori casa che nei lavori domestici) fornite su una scala a cinque punti da 0 (per niente) a 5 (estremamente). L’età media dei partecipanti variava da 49 a 48 anni nei gruppi di donatori/volontari, a 42-46 anni nei gruppi di non donatori/volontari. Circa il 45% degli intervistati erano uomini.Volontariato

Effetti del volontariato

Il dolore fisico è uno dei motivi principali per cui le persone si recano al pronto soccorso nel Regno Unito. Circa nove milioni di persone nel Regno Unito soffrono di dolore cronico e il dolore muscoloscheletrico rappresenta da solo il 30% delle visite mediche del Paese. È noto che il dolore fisico influisce negativamente sulla qualità della vita di una persona, compresa la sua salute mentale, la produttività sul lavoro e l’esperienza della famiglia e del luogo di lavoro. La comprensione dei fattori che aiutano a ridurre il dolore è necessaria per progettare le politiche di salute pubblica necessarie ad affrontare il problema. Il nuovo studio, primo nel suo genere, suggerisce che fare volontariato presso qualsiasi organizzazione o donare denaro in beneficenza riduce gli effetti del dolore fisico sulla capacità di lavorare delle persone.Volontariato

Interferenza del dolore

Lo studio della City University of London e dell’Università di Harvard suggerisce anche che più denaro viene donato in beneficenza, più il dolore fisico viene alleviato. Non è stato riscontrato lo stesso rapporto di causa-effetto per il numero di ore di volontariato presso un’organizzazione. Tuttavia, lo studio ha suggerito che l’entità dell’alleviamento del dolore derivante dal volontariato era più di dieci volte l’effetto che ogni anno in più di età di un partecipante aveva sull’aumento dell’interferenza del dolore nel lavoro. Gli autori dell’indagine sostengono che le emozioni positive che sono state precedentemente collegate all’assunzione di comportamenti prosociali possono contribuire a spiegare i risultati attuali. In particolare, si è visto che il volontariato è fortemente associato al legame sociale, che è un fattore chiave per il benessere, anche in relazione al dolore fisico.volontariato

Volontariato prosociale

È risaputo che i comportamenti prosociali, come il volontariato o le donazioni in beneficenza, sono collegati a benefici per la salute mentale e fisica. Tuttavia, finora nessuno studio aveva indagato se tali comportamenti fossero direttamente collegati a una riduzione del dolore fisico. Lucia Macchia, docente di psicologia presso la City University of London e principale autrice dello studio spiega: “Questa ricerca contribuisce alla nuova letteratura in rapida crescita che studia il dolore da una prospettiva socioeconomica, psicosociale e comportamentale. Il lavoro fornisce informazioni utili per la progettazione e la valutazione delle politiche di salute pubblica, scoprendo come l’assunzione di comportamenti prosociali, che possono creare potenti emozioni positive e ridurre stati d’animo negativi come lo stress, possa influire positivamente sul dolore”. Lo studio è stato realizzato per il Journal of Psychosomatic Research.crisi

Posizione centrale

La City, University of London è un polo di istruzione superiore globale impegnato nell’eccellenza accademica. Con un’attenzione particolare agli affari e alle professioni e un’invidiabile posizione centrale a Londra. L’offerta accademica della City è ampia, con punti di forza leader a livello mondiale in economia, legge, scienze della salute, matematica, informatica, ingegneria, scienze sociali e arti. Tra cui giornalismo e musica. La City conta circa 19.500 studenti (il 35% a livello post-laurea) provenienti da oltre 150 Paesi e personale da oltre 75 Paesi. Nell’ultimo REF, la City ha raddoppiato la percentuale del suo personale accademico totale che produce ricerca leader a livello mondiale o eccellente a livello internazionale.volontariato

Accademia

Più di 130.000 ex studenti di oltre 180 Paesi sono membri della City Alumni Network. La storia dell’Università risale al 1894, con la fondazione del Northampton Institute in quella che oggi è la parte principale del campus della City. Nel 1966, la City ha ottenuto lo status di università tramite il “Royal Charter” e il sindaco di Londra ne è diventato il Cancelliere. Nel settembre 2016, la City è entrata a far parte della federazione dell’Università di Londra e la principessa reale ne è diventata Cancelliere. Guidata dal presidente, il professor Anthony Finkelstein, la City ha effettuato investimenti significativi nel suo personale accademico, nel suo patrimonio e nelle sue infrastrutture. E continua a lavorare per realizzare la sua visione di essere un‘università leader a livello mondiale: ha recentemente concordato una nuova “Vision & Strategy”.

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