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Un comparto sommerso: ecco i fattori che favoriscono l’”informalità”

Lavoro domestico, i fattori che favoriscono l'occupazione in nero. I risultati dell’indagine dell'associazione datoriale Domina sulle famiglie

Sos comparto in nero. Lorenzo Gasparrini è il segretario generale di Domina: “Il lavoro domestico è il settore in Italia con il più alto tasso di irregolarità. Ciò dipende anche da caratteristiche strutturali del settore e da ragioni storiche. Però è necessario fare il possibile per fare ‘emergere’ il più possibile il ‘nero’“. E aggiunge: “La piattaforma presentata nel 2020 dalle parti sociali firmatarie del contratto collettivo nazionale puntava sulla piena deducibilità dei costi del lavoro domestico. E sull’implementazione di incentivi per le famiglie”. L’esperienza della pandemia ha dimostrato che, se opportunamente informate e incentivate, le famiglie hanno tutto l’interesse a regolarizzare i propri lavoratori domestici. In questo caso, inoltre, “l’incentivo pubblico verrebbe presto ripagato attraverso nuovo gettito fiscale e contributivo”, puntualizza Gasparrini.comparto

Ampio spazio

Lavoro domestico è tradizionalmente un comparto “sommerso”. L’occupazione in nero è molto diffusa nelle famiglie per colf e badanti. L’associazione Domina ha realizzato un’indagine sui fattori che favoriscono l’informalità. Il lavoro informale (cosiddetto “lavoro nero”) è, notoriamente, un fenomeno molto diffuso in Italia. Con importanti ripercussioni sia per i lavoratori: ossia scarse tutele e garanzie. Sia per i datori di lavoro e per il sistema economico complessivo: ossia maggiore instabilità e mancato gettito fiscale e contributivo. Per alcune caratteristiche strutturali e soggettive, il lavoro domestico è storicamente un ambito in cui l’informalità risulta particolarmente diffusa. Tanto che il quarto Rapporto annuale Domina sul lavoro domestico ha dedicato ampio spazio a questo fenomeno.comparto

Comparto “informale”

Il Comando Generale della Guardia di Finanza, nel paragrafo scritto per il Rapporto Domina, documenta il contrasto al lavoro sommerso. Ciò rappresenta la premessa necessaria per il mantenimento in efficienza del comparto produttivo. Poiché rende più equo il sistema fiscale e più equilibrato e trasparente il mercato. Un obiettivo da conseguire attraverso la lotta all’illegalità diffusa. Preservando in questo modo le grandezze economiche nazionali del reddito, del risparmio e della spesa. Le ragioni del lavoro domestico irregolare sono molteplici. L’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) è l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e della politica sociale. L’Oil individua quattro categorie di fattori. Sociali, economici, normativi e istituzionali. La peculiarità del settore è data dal fatto che il datore di lavoro non è un imprenditore, ma una persona fisica. E ha come scopo non il profitto ma il soddisfacimento di un bisogno essenziale. Cioè accudire i figli, gli anziani o prendersi cura della casa.comparto

Adempimenti burocratici

Non essendo un imprenditore di professione, il datore di lavoro domestico spesso non ha piena conoscenza degli obblighi di legge e degli adempimenti burocratici da compiere. Questo vale, sottolinea Domina, anche per i lavoratori, spesso immigrati e con basso livello di istruzione. Va poi considerato che in molti casi la ricerca del lavoratore avviene in condizioni di emergenza. Come ad esempio l’aggravarsi della malattia di un anziano. E ciò può condizionare la scelta. Incide, poi, la vulnerabilità dei lavoratori domestici, generalmente donne immigrate, più esposti rispetto a quelli di altri settori al rischio di povertà e di perdita del lavoro. Vi sono poi fattori normativi. Il settore del lavoro domestico ha subito, nel corso dei decenni, un trattamento di sfavore rispetto agli altri comparti. A livello internazionale solo la Convenzione OIL 189 del 2011 ha riconosciuto la piena dignità del settore.

Senza contratto scritto

L’Italia vede una tutela molto più alta rispetto ad altri Paesi. Anche grazie al ruolo attivo delle parti sociali e al contratto collettivo nazionale. Ma, secondo Domina, “alcuni aspetti normativi rispecchiano quel retaggio”. In questo senso, “la piattaforma programmatica delle parti sociali mira proprio a superare gli ostacoli normativi e a favorire la piena dignità del settore. Il lavoro irregolare rappresenta il 12% del totale, mentre nel lavoro domestico arriva al 52,3% . ’agricoltura presenta un tasso di irregolarità del 24,4%. Nettamente sotto la media, invece, la manifattura (8,4%), dove la dimensione delle imprese, i luoghi e l’organizzazione del lavoro rendono più difficile l’irregolarità. Tra le mura domestiche il contratto scritto è presente nell’82,7% dei casi secondo la rilevazione rivolta ai datori. E nel 75,9% dei casi nella rilevazione rivolta ai lavoratori.  Una quota significativa di rapporti di lavoro (tra il 17,3% e il 24,1%) non è basata su un contratto scritto. La mancanza di un contratto di lavoro non implica automaticamente presenza di lavoro irregolare. Ma “è sempre meglio sottoscrivere un contratto in modo da evitare ogni ambiguità nel rapporto di lavoro”, avverte Domina.

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