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Così il “non profit” tutela gli anziani non autosufficienti e le cronicità

Focus badanti. Tra 10 anni il 60% del personale verrà da altre culture: l'esigenza di prepararsi all'accoglienza e di progettare sistemi di gestione e formazione delle assistenti famigliari

Anziani non autosufficienti e cronicità. La non autosufficienza è l’incapacità di mantenere una vita indipendente. E di svolgere le più comuni attività quotidiane. All’anziano non autosufficiente possono mancare le energie necessarie, i mezzi o le capacità mentali per vivere autonomamente. Il “non profit” sociosanitario di radici cristiane rivendica i suoi valori e la sua centralità nel servizio ai più fragili. E si interroga su come continuare a portare avanti, con la forza dell’insieme, la sua missione. In tempi di crisi di risorse umane ed economiche. E di legislazione frammentata, diversa in ogni Regione.  La presenza di un anziano non autosufficiente è una situazione da gestire per dieci milioni di persone in Italia. La non autosufficienza è sempre conseguente alla perdita di salute a causa di malattie croniche invalidanti irreversibili o dai loro esiti.Anziani

Tutela degli anziani

E’ il messaggio emerso a “La tutela degli anziani non autosufficienti e delle cronicità”, convegno al Cottolengo a Torino. Organizzato da Uneba Piemonte, Uneba Lombardia, Uneba Veneto e Uneba Friuli Venezia Giulia. Sigle che assieme rappresentano oltre 700 enti, quasi tutti non profit del sociosanitario, e fino a 100 mila lavoratori.
“La legge delega Anziani appena approvata dal Parlamento è una grande occasione– afferma il presidente Uneba nazionale Franco Massi -. La norma, però, deve essere migliorata attraverso i decreti delegati. Su questo tema noi di Uneba ci siamo, il non profit c’è. E intendiamo farci valere”. In Italia, ricorda Massi, ci sono molti più posti letto in Rsa (285.000, e per il 70% nel Nord) che in ospedale (215.000).anziani

Al servizio degli anziani

“Dobbiamo ripensare il sociosanitario e nel farlo distinguere profit e non profit. Per permettere al non profit di accedere ai fondi dell’Unione Europea. E del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Escludere il non profit mi sembra un errore profondo”, sottolinea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Le Rsa sono circa 700in Piemonte. “Serve una modifica del Testo Unico dell’Immigrazione all’articolo 27–puntualizza il presidente di Uneba Veneto Francesco Facci-. Per prevedere anche per gli operatori sociosanitari stranieri modalità speciali per l’ingresso per lavoro in Italia. Come già accade per gli infermieri professionali e per altre categorie”. Secondo il presidente di Uneba Lombardia, Luca Degani sulla Riforma del Terzo Settore: “Dobbiamo fare un’azione politica. Perché la Riforma del Terzo Settore sia occasione di benessere e non di danno per le nostre strutture, e in particolare le onlus. Servono modifiche. Con le norme come sono adesso non avremmo alcun beneficio”.anziani

Fragilità

“Uneba –precisa il presidente della Commissione fiscale di Uneba nazionale Marco Petrillo – chiede di ridefinire i regimi fiscali di vantaggio per chi si occupa di fragilità, che nel tempo hanno permesso agli enti di accrescere i loro servizi, e che la Riforma del Terzo Settore ora rischia di cancellare. Una leva fiscale virtuosa infatti consente di rispondere sempre più ai bisogni e di attirare risorse e volontariato”. Amedeo Prevete, presidente di Uneba Piemonte, evidenzia un punto debole: “Tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia abbiamo modelli di organizzazione del sistema sociosanitario molto differenti, malgrado le criticità siano identiche. E devo riconoscere che i modelli di Lombardia e Veneto sono più avanzati del nostro in Piemonte”. Tanto il presidente Uneba Friuli Venezia, Giulia Matteo Sabini quanto la presidente della Commissione Anziani di Uneba nazionale Elisabetta Elio hanno sottolineato l’importanza di un impegno del non profit cattolico nel fare cultura. Per riscoprire e ribadire i propri valori e condividerli anche con il settore pubblico.anziani

Scenari per gli anziani

Elisabetta Elio ha anche tracciato due scenari per il futuro. “Tra 10 anni avremo il 60% del personale che viene da altre culture. Dobbiamo prepararci all’accoglienza. E come Uneba dobbiamo progettare sistemi di gestione e formazione delle assistenti famigliari (badanti)”. A fornire la propria testimonianza sull’assistenza alle cronicità e agli anziani non autosufficienti è il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza padre Carmine Arice.  “Il ddl Anziani è l’esito di un costante e serrato lavoro interministeriale – ha affermato il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci – e un ampio e approfondito confronto con le realtà del terzo Settore e le categorie professionali coinvolte. In tempi brevi è stato scritto un testo largamente condiviso e capace di rispettare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Si tratta di una riforma strutturale. E contro la marginalizzazione delle persone anziane. Viene affrontata la grave carenza di assistenza territoriale, sia sanitaria sia sociale, che si ripercuote sulle strutture ospedaliere e sulle famiglie. In buona sostanza, una riforma che sta vicino agli anziani. Garantisce loro qualità di vita. Sostiene il benessere. Offre assistenza all’interno della propria casa come luogo di cura e conforto“.

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