Mobilitazione diplomatica-solidale per la pace. Da papa Francesco alle diocesi. L’appello della Chiesa ambrosiana ha superato le 20 mila firme con l’adesione di tutti i vescovi lombardi. Il messaggio per la pace del Pontefice è stato rilanciato dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, all’inizio della Quaresima. Un invito a vivere il tempo forte dell’anno liturgico nel segno della conversione, della penitenza e della preghiera. Rivolgendo in particolare il pensiero alla drammatica situazione in Ucraina. Le adesioni sono state inviate tramite il portale diocesano. E anche in forma cartacea grazie all’impegno di molte parrocchie. Comunità e associazioni si sono adoperate a sostegno dell’iniziativa dell’arcivescovo. “La guerra in Ucraina è vicina e ha scosso la pace europea– evidenzia il Pontefice-. Le nazioni confinanti si sono prodigate nell’accoglienza dei profughi. Tutti i popoli europei partecipano all’impegno di solidarietà con il popolo ucraino“. Questo il testo dell’appello: “Noi vogliamo la pace, i popoli vogliono la pace! Anch’io voglio la pace. E chiedo ai potenti, ai politici, ai diplomatici, alle Chiese e alle religioni. Per favore, cercate la pace!. In questo tempo di Quaresima mi impegnerò per una preghiera costante e per pratiche di penitenza“. Il risultato finale della sottoscrizione (che si conclude la Domenica delle Pame) verrà comunicato dopo Pasqua. In quella occasione verranno anche comunicati i dettagli sulle modalità con cui le firme verranno consegnate alle autorità italiane ed europee. “La storia di oggi ha bisogno di uomini e donne animati dal sogno di un’Europa unita al servizio della pace”, ha detto papa Francesco alla Comece. La Commissione delle conferenze episcopali europee. “Dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa ha vissuto il più lungo periodo di pace della sua storia– sottolinea Jorge Mario Bergoglio-. Nel mondo però si sono susseguite diverse guerre. Nei decenni scorsi alcune guerre si sono trascinate per anni, fino ad oggi. Tanto che si può parlare ormai di una terza guerra mondiale“. Secondo il Pontefice “a questa corale risposta sul piano della carità dovrebbe corrispondere un impegno coeso per la pace. Ma è chiaro che non è né facile né scontato. Questa sfida è molto complessa. Perché i Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie. Una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto”. Tuttavia, “un principio dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione. La guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti”. Per il Papa se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede. Perché la guerra è “un fallimento della politica e dell’umanità“. L’azione diplomatica della Santa Sede afferma il valore della pace e della fraternità umana che il dialogo contribuisce a costruire. Il compito della diplomazia è proprio quello di appianare i contrasti per favorire un clima di reciproca collaborazione e fiducia per il soddisfacimento di comuni bisogni. “Si può dire che essa è un esercizio di umiltà perché richiede di sacrificare un po’ di amor proprio per entrare in rapporto con l’altro. Per comprenderne le ragioni e i punti di vista. Contrapponendosi così all’orgoglio e alla superbia umana, causa di ogni volontà belligerante”, avverte il Papa. Oggi è in corso appunto la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato. Dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta. Ma nella sostanza coinvolgono tutti. L’esempio più vicino e recente è proprio la guerra in Ucraina. Con il suo strascico di morte e distruzione. Con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita. Non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo. Al riguardo, la Costituzione conciliare “Gaudium et spes”, afferma che “ogni atto di guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità. E va condannato con fermezza e senza esitazione“. Francesco ricorda che la guerra colpisce particolarmente le persone più fragili. I bambini, gli anziani, i disabili. La guerra lacera indelebilmente le famiglie. Di qui l’appello papale a far cessare immediatamente questo conflitto insensato. I cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa. A causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare. Soprattutto in Africa ed in Medio Oriente. “La terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti– sottolinea il Pontefice-. Dobbiamo guardare alla Siria come a una terra martoriata. La rinascita di quel Paese deve passare attraverso le necessarie riforme, anche costituzionali. Nel tentativo di dare speranza al popolo siriano, afflitto da una povertà sempre crescenti. Evitando che le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto”.
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