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Ricciotti (Zorba): “La natura è una grande metafora della vita e delle relazioni umane”

L’intervista di Interris.it alla presidente della cooperativa sociale Zorba di Terlizzi (Bari) Anna Maria Ricciotti sull’iniziativa “alle S.E.R.R.E”

Rigenerare un terreno, una volta rigoglioso e ora, vuoto per rigenerare un territorio e la comunità che lo abita. Piantare alberi e far crescere aggregazione, inclusione, sperimentazione, educazione e relazione umana. Il progetto “alle S.E.R.R.E” della cooperativa sociale Zorba di Terlizzi, in provincia di Bari, in partenariato con la casa editrice edizioni la meridiana, è questo spazio naturale dove fioriscono tante attività, dall’agricoltura sociale al teatro, rivolti ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie di Terlizzi, Ruvo di Puglia e Corato, e le radici che legano le realtà locali partecipi scendono, solide, in profondità.

La cooperativa

La cooperativa sociale nasce nel 2000 dall’idea di una compagine costituita da esperti in materie psico-pedagogiche e sociali, educatori professionali, animatori, psicologi e assistenti sociali, con il proposito di offrire servizi rivolti a bambini, ragazzi e famiglie. Il primo progetto è la Comunità educativa residenziale “Zorba”, inaugurata nel 2004 a Terlizzi e ancora in attività, che accoglie fino a un massimo di dieci bambini e bambine, approntando per ciascuno di loro progetti educativi personalizzati in collaborazione con i servizi sociali affidanti e con il Tribunale per i minorenni di Bari. Nel 2011 viene aperta la ludoteca “Officine Kreative”, dedicata a chi ha dai 3 ai 12 anni, in cui rientrano anche l’attività di animazione itinerante “Luditerraneo” e il servizio educativo rivolto alla prima infanzia “KIDS”, per favorire lo sviluppo delle potenzialità cognitive, affettive e sociali dei bambini e sostenere le famiglie per esempio nella conciliazione dei tempi vita-lavoro. Nel 2014 è stata aperta la Comunità Alloggio “Controvento”, rivolta alle gestanti e alle madri con figli a carico bisognose di sostegno nel percorso di inserimento o reinserimento sociale. Cinque anni dopo è la volte del Gruppo appartamento “Zèfiro”, che accoglie adolescenti in situazioni di disagio sociale e/o coinvolti nel circuito penale.

Foto della cooperativa sociale “Zorba”

L’intervista

L’intervista di Interris.it alla presidente della cooperativa Zorba Anna Maria Ricciotti. sul progetto “alle S.E.R.R.E”.

Presidente, ci spiega l’ispirazione dietro alla scelta del nome della cooperativa?

“La ‘suggestione’ ci è arrivata dal libro di Luis Sepulveda ‘La storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare’, quando con i nostri ‘compagni di viaggio’ stavamo unendo i tasselli delle rispettive esperienze, in parrocchia come negli enti di volontariato, perché avevamo deciso di mettere in comune le nostre competenze a servizio del territorio dando vita a una cooperativa sociale. Erano gli anni in cui sulla spinta della ‘deistituzionalizzazione’, gli istituti di accoglienza per ragazzi diventavano case famiglia e comunità, a dimensione più umana, così abbiamo deciso di realizzare una comunità educativa per minori. Il racconto dello scrittore cileno ci ha mostrato l’importanza della cura, dell’accoglienza, della condivisione e dello stabilire rapporti di fiducia per superare i limiti che la vita ti può porre davanti – come succede alla gabbianella che si ritrova senza mamma e in compagnia di un gatto, un animale che rappresenterebbe per lei un pericolo e invece si rivela essere la sua salvezza. Il senso di questa storia ha ispirato il nostro motto ‘Vola sola chi osa farlo’: significa che per diventare grandi ed emanciparsi dai propri limiti serve coraggio, ma se qualcuno ci dà una mano è più facile. Ed è da questo che nasce il nostro lavoro di accoglienza e di progettazione educativa”.

Foto della cooperativa sociale “Zorba”

Recentemente avete lanciato il progetto “alle S.E.R.R.E”. In cosa consiste e quale scopo si pone?

“E’ il sogno di creare uno spazio che diventi luogo funzionale per un territorio allargato, dalla nostra città, Terlizzi, ad alcune vicine. Ci siamo sempre rivolti, con le nostre comunità residenziali, a specifici gruppi di persone che attraversano un periodo di difficoltà o si rapportano con i propri limiti, mentre questa iniziativa vuole aprirsi al territorio e mettersi al servizio di tutte le famiglie. “Alle S.E.R.R.E.” è un luogo dove si possono organizzare una serie di attività che intercettano i bisogni di ciascuno, uniscono e collegano quella necessità interiore di cultura e di socialità che secondo noi rappresenta un connubio che risponde ai bisogni di tutti. Questo progetto offre un luogo di aggregazione ai bambini, ai giovani e alle famiglie per sperimentare attività teatrali e altre a contatto con la natura – quest’ultima elemento fondante dell’iniziativa, visto che abbiamo già sperimentato con l’Orto urbano che le attività in natura potenziano molto le dinamiche relazionali e sociali, educano al senso dell’attesa e all’avere cura di qualcuno e di qualcosa. La natura rappresenta una grande metafora della vita e delle relazioni umane. Un altro aspetto fondamentale è l’accessibilità: questo progetto nasce con l’idea che quello che andremo a proporre possa essere accessibile a tutti, anche alle persone che hanno una disabilità o qualche limitazione”.

Quali attività sarà possibile svolgere?

“Le attività all’aperto si terranno in spazi dedicati e fruibili fin dalla primissima infanzia e proporremo attività teatrali che possano rappresentare delle vere e proprie esperienze per aprire le menti dei più giovani. Una serie di offerte formative, di incontro e di confronto, si terranno in delle serre che saranno adibite, in parte, al recupero della vocazione agricola e floricola del nostro territorio con la coltivazione vera e proprio, e in parte ad aule didattiche e biblioteche. L’allestimento degli spazi cambierà a seconda delle attività e dei fruitori. Sarà realizzato un teatro in legno ed elementi arborei, che creeranno l’idea di uno scenario naturale, in cui i ragazzi potranno fare i laboratori, che rappresentano un elemento di aggregazione e di scoperta di forme espressive. Si tratta di un’attività importante per chi magari non conosce bene o non sa come esprimere le proprie emozioni e permette inoltre di lavorare sulla mobilità del corpo, su come ci si posiziona in uno spazio, di riflettere su diversi temi. Tra le altre attività saranno gli orti sociali fruibili a tutto il territorio e quelle per l’inclusione socio-lavorativa di persone che vivono in una qualche condizione di svantaggio, come l’agricoltura sociale o un piccolo punto di ristoro”.

Foto della cooperativa sociale “Zorba”

Il primo passo di quest’iniziativa è stata la piantumazione di 40 alberi. Cosa simboleggia questo gesto?

“Questo terreno era prima uno spazio triangolare vuoto, con un ex deposito di mattoni e un perimetro di pochi ulivi, nelle campagne tra Terlizzi e Ruvo di Puglia, che ricadeva nella cosiddetta Contrada Parco. Si tratta un’area che una volta era molto verde, prima che le querce e altri alberi lasciassero il posto alle coltivazioni. Così abbiamo deciso che la prima azione da fare per rinverdire questo posto fosse piantare alberi e poiché siamo convinti che fare le cose insieme agli altri è più bello ed efficace rispetto a farle da soli, anche dal punto di vista della sostenibilità economica, abbiamo fatto una call rivolta alle associazioni, alle imprese e agli istituti scolastici del nostro territorio. Si è creata una rete a cui abbiamo chiesto di sposare la nostra idea di realizzare un posto al servizio di tutti e metterci simbolicamente le radici sostenendo l’acquisto e la piantumazione di alberi. In poche settimane quaranta realtà diverse hanno piantato quaranta differenti alberi diversi, privilegiando le specie autoctone come  pini, carrubi, lecci e querce, che hanno già cambiato l’aspetto del posto in quanto sono alberi già un po’ cresciuti, non degli arbusti. Rigenerare questo luogo è far sì che il terreno riporti in vita qualcosa che metaforicamente simboleggia le azioni che vogliamo realizzarci”.

Con quali altri servizi la cooperativa Zorba “insegna a volare”?

“Con le nostre tre comunità residenziali accogliamo gli adolescenti privi di famiglia o che non vi possono rientrare, i ragazzi che si trovano dentro il circuito penale e le gestanti o le madri con figli in difficoltà. Poi ci sono i nostri servizi educativi, i centri estivi, i laboratori per il supporto allo studio, oltre all’attività consulenziale per bambini, ragazzi e famiglie. Il punto di partenza è mettere al centro la persone, da lì a grappolo discende il ventaglio di interventi. Se io mi relaziono con una persona e ascolto i suoi bisogni, poi come educatore posso calibrare il mio intervento in base alle sue esigenze”.

Come la relazione è d’aiuto?

“Le relazioni umane possono cambiare la vita delle persone, se non hanno la pretesa di un essere intervento onnipotente ma semplicemente punto di riferimento e  di incidere in maniera positiva. Nei percorsi della vita che a volte sono tortuosi tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno di significativo che ci possa aiutare a orientarci nelle nostre scelte, i genitori o altri adulti di riferimento. Queste figure possono rappresentare il trampolino di lancio per superare gli ostacoli e poter condurre una vita libera e autonoma”.

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