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Gozzini: “Le cause di questa siccità anomala e come superarla”

L'intervista di Interris.it a Bernardo Gozzini, Amministratore Unico del Consorzio LaMMA, sulle cause della siccità che attanaglia l'Italia

Prosegue l’allarme siccità in Italia. Nel mese di Febbraio di pioggia ne è caduta poca, specie al Centro Nord, un trend che ha caratterizzato poi gran parte del 2022. Anche la neve scarseggia, risultando addirittura dimezzata sulle Alpi. Laghi e fiumi sono ovunque in forte sofferenza, alcuni quasi in secca come la scorsa estate. I danni all’agricoltura, ma anche alle città potrebbero essere ingenti.

Ne parliamo su Interris.it con il dottor Bernardo Gozzini. Fiorentino classe ’59, Gozzini è Direttore del Consorzio LaMMA (Laboratorio per la Meteorologia, Climatologia e Modellistica Ambientale) costituito nell’ambito del progetto “LAMMA” finanziato dalla Regione Toscana con fondi FERS dell’Unione Europea attraverso una Convezione con IBIMET – CNR (Istituto di Biometeorologia).

L’intervista al dottor Gozzini di LaMMA

La siccità sta creando molte preoccupazioni. Da dove deriva questo problema?

“Nell’ultimo anno ha piovuto poco e male. A febbraio sta piovendo pochissimo. La siccità sta divenendo un fenomeno ricorrente e persistente; dal 2000 si ripete ogni 5 anni. È un segnale del cambiamento climatico. Lo scenario per il 2100 è che il bacino nel Mediterraneo ci sarà una diminuzione delle precipitazioni mentre nel nord Europa un aumento. Il problema delle precipitazioni nella nostra Penisola non è così marcato; il cumulato delle precipitazioni ha delle variazioni limitate e dal punto di vista statistico non significative. Però piove in maniera diversa: più forte in meno tempo. Un altro dato importante è la nevosità che è diminuita. C’è anche un aumento della variabilità della nevosità tra un anno e l’altro. Nel 2022 ad esempio ha nevicato poco”.

Il dottor Bernardo Gozzini (Consorzio LaMMA)

Qual è il legame tra la siccità e i cambiamenti climatici?

“Cambia la distribuzione della pioggia e col cambiamento climatico aumenta la temperatura. Ciò comporta un aumento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e della traspirazione da parte delle piante. L’acqua incide su tanti settori: la potabilità, l’industria, l’agricoltura, la produzione di corrente elettrica. C’è bisogno di un approccio olistico, di mettere in piedi una cabina di regia per decidere come utilizzare la risorsa idrica che va gestita e trattenuta attraverso invasi, laghetti e nuove tecnologie per arrivare alle falde. Quando piove forte bisogna riuscire a immagazzinare l’acqua (non come ora che va nei fiumi e in mare) per poi riutilizzarla. Qualcosa si sta facendo: esistono dei tavoli e degli osservatorii che decidono, ad esempio, quanto deve rilasciare una diga per mantenere il minimo di flusso vitale all’interno dei fiumi. L’agricoltura è la più colpita…”

Cosa si può fare per ridurre la situazione di criticità della siccità?

“Trattenere l’acqua con dei laghetti artificiali nelle zone più critiche da utilizzare come serbatoi artificiali da utilizzare quando c’è bisogno. È necessario sedersi a tavolino e vedere le zone più critiche a livello di agricoltura e per gli usi civici. Bisogna ragionare anche a lungo termine e non solo per gestire le emergenze. Un altro aspetto è quello dell’educazione su come utilizzare l’acqua: siamo abituati ad aprire il rubinetto e pensare sempre di avere acqua a volontà. I gestori dell’acqua fanno in modo che al cittadino non manchi mai la risorsa idrica, altrimenti sarebbe interruzione di servizio e dovrebbero pagare una penale (a meno che non ci siano situazioni al limite). Ma forse talvolta sarebbe il caso di dare al cittadino consapevolezza del fatto che il problema esiste. Per assurdo faccio una provocazione per far capire cosa intendo. Il gestore potrebbe dire al cittadino: ‘L’acqua c’è ma dalle 11 alle 4 di notte te la chiudo in modo che ti rendi conto che ne devi fare un uso più consapevole!’. In qualche modo, comunque, bisogna dare un segnale. E ripeto: è importante l’educazione, in particolare nelle scuole”.

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