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L’alleato speciale della giustizia

Dov’è la giustizia? È facile con una parola ferire, uccidere. Così dal nulla. Perché che interesse ha un uomo a fare del male a un altro uomo? Spesso non ci si rende conto della portata delle conseguenze che può avere un’osservazione malevola, uno sguardo di compatimento o – peggio – una detrazione alle spalle. Le persone peggiori sono quelle che, da un lato, sorridono sempre con calore e sono estremamente gentili e, dall’altro, calunniano senza pietà gli altri, danneggiando la loro reputazione e spesso le loro possibilità tra le persone. Che interesse hanno in questo?

E dov’è la giustizia? Qualcuno riconoscerà il proprio errore, il danno fatto agli altri? Il più delle volte non vedono il problema, alzano le spalle o semplicemente ridono in faccia e accusano qualcuno di ossessione o addirittura di mania di persecuzione. Le parole cadono così facilmente, anche più velocemente dei pensieri. E possono ferire più profondamente di quanto si intenda o si immagini. E come si fa a rimediare dopo? Perché in una situazione del genere qualcosa si rompe, qualcosa è rotto. Non è più come prima. La fiducia, la vicinanza, l’apertura sono distrutte. Sembrava che tutto andasse così bene, e invece eccoti qui! E di chi è la colpa? Di solito non di chi ha fatto il danno. Non si è reso conto. Non ha voluto. Il problema è l’ipersensibilità dell’altro.  E dov’è la giustizia in questo caso? Come restituirla?

Perché senza di essa manca qualcosa. Anche quando si chiarisce la situazione, manca qualcosa. Eppure dovrebbe esserci una simmetria. La giustizia non è forse questo? L’Antico Testamento “occhio per occhio, dente per dente” sembra rendere giustizia a questo requisito sociale fondamentale. Tuttavia, si può vedere quanto questo principio sia utopico. Nessuno ci renderà mai pienamente giustizia. Nessuno potrà riparare completamente i torti subiti, le ferite che ci mutilano.

Siamo quindi condannati al costante disagio di sentirci vittime di un torto insito nelle persone più deboli? Non vale quindi la pena di investire nella difesa, semplicemente per evitare i danni, o almeno per ridurli al minimo? Se questo non porterà alla simmetria, ridurrà almeno le azioni asimmetriche dei danneggiatori.

E a questo punto il Signore Gesù parla di non resistere al male e di amare i propri nemici. Come capirlo? Non è forse un’ imprudenza, esporsi a un danno ancora maggiore, privandosi di qualsiasi difesa?

Per capire meglio questo paradosso dobbiamo ricordare la prima lettera ai Corinzi, dove S.Paolo descrive l’amore – usando per esso proprio la stessa parola che Gesù usa nel riferimento ai nemici. Questo amore “non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità” (1 Cor 1, 6) e “tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” (1 Cor 1, 7) .

La giustizia, dunque, non viene trascurata, ma trova un alleato speciale proprio nell’amore, che guarda più in profondità, più lontano o meglio. È in grado non solo di bruciare il senso di ingiustizia, di guarire le ferite, ma anche di sopportare ogni ingiustizia. La sua forza infuocata viene dalla sua stessa fonte – da Dio, che è amore – e quindi dalla più alta giustizia, non negata, ma assistita dalla misericordia.

Quindi, se la questione della giustizia ci tranquillizza, rivolgiamoci all’amore di Dio, contempliamolo, adoriamolo assorbendo il suo calore. Come dicono le parole del salmo – come tutte le parole bibliche nate dal calore dell’amore di Dio per tutti – giusti e peccatori: Getta sul Signore il tuo affanno, ed egli ti sosterrà; egli non permetterà mai che il giusto vacilli. (Salmo 55 : 22).

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