Proseguono le proteste in Iran, così come aumenta il numero delle vittime. Il comandante in capo delle forze di polizia iraniane ha confermato la notizia dell’uccisione di Saha Etebari, una bambina di 12 anni, colpita dal fuoco degli agenti del regime contro l’auto su cui viaggiava assieme ai suoi genitori nella provincia di Hormozgan.
Iran, Presidente Raisi: “Nessuna misericordia per chi protesta”
“Non mostreremo misericordia ai nemici”: lo ha dichiarato nel corso di una cerimonia il presidente iraniano Ebrahim Raisi, riferendosi alle proteste antigovernative nel Paese. Lo riporta Bbc Persia. Raisi ha definito “un disturbo” le proteste iniziate in risposta alla morte di Mahsa Amini mente era sotto la custodia della polizia morale. L’agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani (Hrana) ha stimato oggi che 507 manifestanti hanno perso la vita tra il 27 ottobre e il 5 gennaio durante le proteste. Il numero dei detenuti è compreso tra 14.000 e 16.000.
Il comandante in capo delle forze di polizia iraniane, intanto, ha confermato la notizia dell’uccisione di Saha Etebari, una bambina di 12 anni, colpita dal fuoco degli agenti del regime contro l’auto su cui viaggiava assieme ai suoi genitori nella provincia di Hormozgan. Lo scrive Bbc Persia aggiungendo che è stato emesso un ordine speciale per indagare sulla vicenda.
Farah Diba: “Sacrificio giovani determinerà il futuro dell’Iran”
“I nostri giovani hanno dimostrato un coraggio incredibile in questi tre mesi. Hanno sacrificato molto, direi tutto, per riprendersi il loro Paese. Non chiamare tutto questo rivoluzione sarebbe un insulto al loro coraggio e al loro sacrificio. Saranno proprio questi giovani a determinare il futuro della nostra nazione e ho fiducia che ci riusciranno. Non tollerano più questo regime. Vogliono un Iran libero, democratico, prospero e unito”. Lo dice, in un’intervista a la Repubblica, Farah Diba, vedova dello Scià di Persia, Muhammad Reza Pahlavi.
“Come è ovvio, è notevole il ruolo delle donne in prima linea in queste proteste – riflette -. Ricordo che tra le prime vittime dei terribili eventi della rivoluzione islamica del 1979 nel mio Paese vi furono le donne. Immediatamente messe da parte e soggiogate, si videro sottrarre l’uguaglianza e i diritti che Sua Maestà, poi scomparso, aveva concesso loro. Ma le donne iraniane sono forti e resistenti e, al fianco dei loro fratelli, sono in prima linea in questa rivoluzione per la liberazione dell’Iran”, sottolinea.
“Il movimento di oggi è effettivamente decentralizzato, ma è unito. E questa è anche la visione che mio figlio, il principe ereditario Reza Pahlavi, esprime da quattro decenni ai compatrioti: un Iran unito – spiega Farah Diba -, laico e democratico, non basato su alcune individualità, bensì su un sistema politico e sulle istituzioni, punto di arrivo di evoluzioni pacifiche e non violente”.
Cosa sente di dire ai familiari dei ragazzi condannati a morte per aver manifestato per la libertà? “Il mio cuore sanguina per voi – risponde la vedova dello Scià di Persia -. Vorrei poter essere fisicamente con voi per confortarvi. I vostri figli saranno ricordati come eroi nelle memorie della storia iraniana. Fino ad allora, tutto ciò che posso dire è che la luce vincerà queste tenebre, che l’Iran risorgerà dalle sue ceneri e i vostri sacrifici per il nostro Paese non saranno mai dimenticati”.
Fonte: Ansa