L’Udienza Generale di Papa Francesco si è svolta questa mattina alle ore 9.00 in Piazza San Pietro. Nel discorso in lingua italiana il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sul Discernimento, ha incentrato la Sua meditazione sul tema: “La consolazione” (Lettura: Sal 62,2-3.6). Riportiamo la catechesi integrale del Santo Padre.
#PapaFrancesco #udienza #discernimento “Cos’è la #consolazione spirituale? È un’esperienza profonda di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; essa rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene pic.twitter.com/1BDh0bkZNJ
— Vatican News (@vaticannews_it) November 23, 2022
La catechesi del Papa
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Dopo aver considerato alcuni aspetti della desolazione, parliamo oggi della consolazione, un altro elemento importante per il discernimento, e da non dare per scontato, perché può prestarsi a degli equivoci.
Che cos’è la consolazione spirituale? È un’esperienza profonda di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; essa rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene. La persona che vive la consolazione non si arrende di fronte alle difficoltà, perché sperimenta una pace più forte della prova. Si tratta dunque di un grande dono per la vita spirituale e per la vita nel suo insieme.
#PapaFrancesco #udienza #discernimento “Grazie alla #consolazione spirituale ci sentiamo familiari con Dio, sentiamo che la sua casa è la nostra casa, ci sentiamo accolti, amati, ristorati” pic.twitter.com/eP5FkqNCJq
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La consolazione è un movimento intimo, che tocca il profondo di noi stessi. Non è
appariscente ma soave, delicata, come una goccia d’acqua su una spugna (cfr S. Ignazio di L., Esercizi spirituali, 335): la persona si sente avvolta dalla presenza di Dio, in una maniera sempre rispettosa della propria libertà. Non è mai qualcosa di stonato, che cerca di forzare la nostra volontà, non è neppure un’euforia passeggera: al contrario, come abbiamo visto, anche il dolore – ad esempio per i propri peccati – può diventare motivo di consolazione.
Pensiamo all’esperienza vissuta da Sant’Agostino quando parla con la madre Monica della bellezza della vita eterna; o alla perfetta letizia di San Francesco – peraltro associata a situazioni molto dure da sopportare –; e pensiamo a tanti santi e sante che hanno saputo fare grandi cose, non perché si ritenevano bravi e capaci, ma perché conquistati dalla dolcezza pacificante dell’amore di Dio. È la pace che notava in sé con stupore Sant’Ignazio quando leggeva le vite dei santi.
#PapaFrancesco #udienza #discernimento a volte “Anche noi corriamo il rischio di vivere la relazione con Dio in modo infantile, di ridurlo a un oggetto a nostro uso e consumo, smarrendo il dono più bello che è Lui stesso” pic.twitter.com/z5LSqen7nI
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È la pace che prova Edith Stein dopo la conversione; un anno dopo aver ricevuto il Battesimo, ella scrive: «Mentre mi abbandono a questo sentimento, a poco a poco una vita nuova comincia a colmarmi e – senza alcuna tensione della mia volontà – a spingermi verso nuove realizzazioni. Questo afflusso vitale sembra sgorgare da un’attività e da una forza che non è la mia e che, senza fare alla mia alcuna violenza, diventa attiva in me» (Psicologia e scienze dello spirito, Città Nuova, 1996, 116).
La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino,
consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate, come il Battesimo per Edith Stein.
La consolazione spirituale non è “pilotabile”, non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo: consente una familiarità con Dio che sembra annullare le distanze. Santa Teresa di Gesù Bambino, visitando a quattordici anni, a Roma, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, cerca di toccare il chiodo lì venerato, uno di quelli con cui fu crocifisso Gesù. Teresa avverte questo suo ardimento come un trasporto d’amore e di confidenza. E poi scrive: «Fui veramente troppo audace. Ma il Signore vede il fondo dei cuori, sa che l’intenzione mia era pura […]. Agivo con lui da bambina che si crede tutto permesso e considera come propri i tesori del Padre» (Manoscritto Autobiografico, 183).
Una ragazza di quattordici anni ci dà una descrizione splendida della consolazione spirituale: si avverte un senso di tenerezza verso Dio, che rende audaci nel desiderio di partecipare della sua stessa vita, di fare ciò che gli è gradito, perché ci sentiamo familiari con Lui, sentiamo che la sua casa è la nostra casa, ci sentiamo accolti, amati, ristorati. Con questa consolazione non ci si arrende di fronte alle difficoltà: infatti, con la medesima audacia, Teresa chiederà al Papa il permesso di entrare al Carmelo, benché troppo giovane, e sarà esaudita.
Ma ci sono anche false consolazioni. Nella vita spirituale avviene qualcosa di simile a quanto capita nelle produzioni umane: ci sono gli originali e ci sono le imitazioni. Se la consolazione autentica è come una goccia su una spugna, è soave e intima, le sue imitazioni sono più rumorose e appariscenti, sono fuochi di paglia, senza consistenza, portano a ripiegarsi su sé stessi, e a non curarsi degli altri.
La falsa consolazione alla fine ci lascia vuoti, lontani dal centro della nostra esistenza.
Per questo si deve fare discernimento, anche quando ci si sente consolati. Perché la falsa
consolazione può diventare un pericolo, se la ricerchiamo come fine a sé stessa, in modo ossessivo, e dimenticandoci del Signore. Come direbbe San Bernardo, si cercano le consolazioni di Dio e non si cerca il Dio delle consolazioni. È la dinamica del bambino di cui parlavamo la volta scorsa, che cerca i genitori solo per avere da loro delle cose, ma non per loro stessi. Anche noi corriamo il rischio di vivere la relazione con Dio in modo infantile, di ridurlo a un oggetto a nostro uso e consumo, smarrendo il dono più bello che è Lui stesso.
Adesso #Live su https://t.co/YcgU0eVqIP l’Udienza di Papa Francesco pic.twitter.com/9i1WI9UdhC
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Papa: “Mondo straziato da guerre, importante ritrovarci insieme”
Il Papa, nell’udienza generale, ha ricordato la Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona il prossimo anno. “La gioia di ritrovarci e la volontà di essere insieme sono segni fondamentali per il mondo di oggi, straziato dagli scontri e dalle guerre”, ha detto Papa Francesco nei saluti ai fedeli di lingua portoghese.
Mondiali: Papa, evento sia occasione armonia tra nazioni
“Desidero inviare il mio saluto ai giocatori, ai tifosi e agli spettatori che seguono da vari continenti i campionati mondiali di calcio che si stanno giocando in Qatar. Possa questo importante evento essere occasione di incontro e di armonia tra le nazioni favorendo la fratellanza e la pace tra i popoli”. Lo ha detto il Papa al termine dell’udienza generale.
Papa: “Sofferenza terribile vittime aggressione”
“Preghiamo per la pace nel mondo e per la fine di tutti i conflitti, con un pensiero particolare per la terribile sofferenza del caro e martoriato popolo ucraino. Pensiamo alla martoriata Ucraina. Questo sabato ricorre l’anniversario del terribile genocidio dell’Holodomor, lo sterminio per la fame del 1932-33 causato artificialmente da Stalin. Preghiamo per le vittime di questo genocidio e preghiamo per tanti ucraini, bambini, donne, anziani, che oggi soffrono il martirio della aggressione”. Lo ha detto il Papa nel corso dell’udienza generale.
Papa: “Si riconosca rilevante ruolo istituti cattolici”
Il Papa, alla fine dell’udienza generale, ha lanciato un appello per le scuole cattoliche. Salutando i rappresentanti delle Scuole Cattoliche Fidae, ha detto: “Auspico che venga riconosciuto ad ogni livello il loro rilevante ruolo educativo e sociale”.
Fonte: Ansa