Al Colosseo, a Roma, ha avuto luogo oggi la giornata conclusiva dell’Incontro internazionale “Il grido della Pace. Religioni e Culture in Dialogo” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “Spirito di Assisi”. Il Santo Padre Francesco ha presieduto la preghiera dei cristiani insieme ai rappresentanti delle altre religioni e al termine, tutti si recano sul palco dove ha luogo l’incontro l’inizio della cerimonia al termine della quale viene letto l’Appello di Pace, il quale viene poi firmato dai leader religiosi. La testimone della Seconda guerra mondiale e della Shoah Edith Bruck ha poi consegnato l’appello di pace a sei giovani.
Spirito di fratellanza
“Ringrazio ciascuno di voi che avete partecipato a questo incontro di preghiera per la pace.
Speciale riconoscenza esprimo ai Leader cristiani e di altre Religioni, animati dallo spirito di fratellanza che ispirò la prima storica convocazione voluta da San Giovanni Paolo II ad Assisi, trentasei anni fa”, ha esordito il Pontefice ricordando l’incontro interreligioso svoltosi nella città umbra il 27 ottobre 1986.
“Grido” di pace
“Quest’anno la nostra preghiera è diventata un “grido”, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali, siamo nella terza” – ha proseguito papa Francesco – “purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico. Per questo abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio, che sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli. La pace è nel cuore delle Religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio”.
“Non lasciamoci contagiare dalla logica della guerra”
“Nel silenzio della preghiera, questa sera, abbiamo sentito il grido della pace: la pace soffocata in tante regioni del mondo, umiliata da troppe violenze, negata perfino ai bambini e agli anziani, cui non sono risparmiate le terribili asprezze della guerra. Il grido della pace viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza. È tacitato dall’odio che cresce mentre ci si combatte”, così il Papa. “Ma l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà. «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male». Sono convinzioni che scaturiscono dalle lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa prima parte del Ventunesimo. Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato. In questo scenario oscuro, dove purtroppo i disegni dei potenti della terra non danno affidamento alle giuste aspirazioni dei popoli, non muta, per nostra salvezza, il disegno di Dio, che è “un progetto di pace e non di sventura”. Qui trova ascolto la voce di chi non ha voce; qui si fonda la speranza dei piccoli e dei poveri: in Dio, il cui nome è Pace. La pace è dono suo e l’abbiamo invocata da Lui. Ma questo dono dev’essere accolto e coltivato da noi uomini e donne, specialmente da noi credenti. Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo“, ha detto ancora il Santo Padre .
“Schierati per la pace”
Il Pontefice ha richiamato le parole pronunciate sessant’anni fa, durante la crisi del ’62, da papa Giovanni XXIII: “Durante una grave crisi internazionale, nell’ottobre 1962, mentre sembravano vicini uno scontro militare e una deflagrazione nucleare, San Giovanni XXIII fece questo appello: «Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze. […] Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra»”. “Sessant’anni dopo, queste parole suonano di impressionante attualità. Le faccio mie”, ha continuato il Santo Padre. “Non siamo «neutrali, ma schierati per la pace. Perciò invochiamo lo ius pacis come diritto di tutti a comporre i conflitti senza violenza» . In questi anni, la fraternità tra le religioni ha compiuto progressi decisivi: «Religioni sorelle che aiutino i popoli fratelli a vivere in pace». Sempre più ci sentiamo fratelli tra di noi! Un anno fa, incontrandoci proprio qui, davanti al Colosseo, lanciammo un appello, oggi ancora più attuale: «Le Religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza. Se vedete intorno a voi le guerre, non rassegnatevi! I popoli desiderano la pace»”, ha detto papa Francesco. È quanto cercheremo di continuare a fare, sempre meglio, giorno per giorno. “Non rassegniamoci alla guerra, coltiviamo semi di riconciliazione; e oggi eleviamo al Cielo il grido della pace, ancora con le parole di San Giovanni XXIII: «Si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace». Sia così, con la grazia di Dio e la buona volontà degli uomini e delle donne che Egli ama”, ha concluso il Pontefice.