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Adornato: “Dalla ‘Grande Riforma’ alla UE: cosa appetta il nuovo governo”

L'intervista esclusiva a Ferdinando Adornato, politico e giornalista italiano, che analizza per Interris.it il risultati delle elezioni, con uno sguardo ai prossimi impegni del Governo

“Al di là delle proprie convinzioni politiche, ritengo sia abbastanza
importante poter avere, per la prima volta dopo tantissimi anni, un governo
e una maggioranza parlamentare scelti dal voto degli italiani e non da
accordi parlamentari di circostanza e, perciò stesso, contraddittori”. E’ il commento per Interris.it di Ferdinando Adornato, politico e giornalista italiano di lungo corso.

Laureato in filosofia, giornalista professionista, Adornato, dopo una militanza giovanile nel Partito Comunista Italiano è stato esponente della sinistra riformista con Alleanza Democratica; in seguito aderì a Forza Italia e nel 2008 passò all’UDC.
Tra le sue opere più note citiamo:

  • Oltre la sinistra. Come liberarsi dal complesso della sconfitta, Milano, Rizzoli, 1989.
  • La rivoluzione delle coscienze. Come può rinascere un paese tradito dalle classi dirigenti, Milano, Rizzoli 1997.
  • La nuova strada. Occidente e libertà dopo il Novecento, Milano, Mondadori 2003.
  • Terrorismo e bugieFondazione Liberal, 2004.
  • Fede e libertà, (scritto con Rino Fisichella), Fondazione Liberal, 2007.

A lui chiediamo un commento sui risultati delle ultime elezioni e su cosa aspetta il Governo nell’immediato futuro.

Il politico e giornalista Ferdinando Adornato

L’intervista a Ferdinando Adornato

Si aspettava una simile vittoria del centrodestra e di FdI nello specifico?
“Era abbastanza prevedibile. I sondaggi, del resto, erano abbastanza
univoci. Mi aspettavo anche il risultato di Fratelli d’Italia. Dopo una
legislatura caratterizzata dalle più variopinte giravolte politiche,
gialloverdi e giallorosse, gli elettori, visto che Draghi non poteva
continuare, hanno voluto premiare la coerenza e la serietà di Giorgia
Meloni, anche a scapito dei suoi alleati di coalizione. Inoltre, il fatto di avere una donna a Palazzo Chigi non può che essere salutato come una svolta storica. Resta da riflettere sull’allargamento dell’area dell’astensionismo che ormai sta diventando un vero rischio per la tenuta e la salute della nostra democrazia”.
Quali, a suo dire, le cause della sconfitta del centrosinistra?
“Di fatto, in questa tornata elettorale, il centrosinistra era rappresentato
essenzialmente dal Pd. E il Pd non viene più visto come un ‘partito vivo’,
ma come un puro aggregato di potere. Del resto, salvo la parentesi
dell’esecutivo Di Maio-Salvini, è almeno un decennio che partecipa a tutti
i governi senza mai esser stato scelto dagli elettori. La conseguenza è che
la sua identità politico-culturale è lentamente evaporata. Si tratta di un
partito riformista o di uno pronto a rappresentare anche tutte le spinte
antisistema? E’ questo il primo nodo che l’annunciato congresso dovrà
sciogliere”.
Quale, tra i vari risultati elettorali, l’ha sorpresa di più e perché?
“Pensavo che Calenda e Renzi potessero prendere più voti. Se avranno il
coraggio di insistere e costruire un vero partito riformista, abbandonando
personalismi ed egocentrismi, potranno contare su un futuro ricco di
soddisfazioni. Per loro, ma soprattutto per l’Italia, che da tempo attende un
nuovo partito di centro”.
L’Europa guarda con apprensione la svolta a destra del nuovo governo. Crede che ce ne sia motivo? 
“Non c’è mai un motivo che giustifichi un pregiudizio, soprattutto riguardo un grande Paese fondatore dell’Unione. Ogni valutazione dovrebbe essere rinviata e fondata sulle azioni concrete del nuovo governo. Purtroppo l’atteggiamento di alcuni Paesi europei si basa sull’arretratezza del dibattito italiano che ancora riesuma la mummia del
fascismo. Così Giorgia Meloni, oltre alle evidenti difficoltà della situazione che si troverà a governare, dovrà anche scalare montagne di diffidenza. E questo non è un bene per l’Italia. Da cittadino italiano mi auguro che ce la faccia”.
Cosa si aspetta dal nuovo Governo?

“Mi aspetto che sul tema della Grande Riforma dello Stato le propensioni
del centro destra per il presidenzialismo e l’opzione di Renzi per il
‘sindaco d’Italia’ posano trovare in Parlamento un fertile terreno di
dialogo, per rinnovare la nostra democrazia che ormai soffre di astenia,
imboccando così, almeno su questo tema, la via di un confronto leale che
contribuisca a superare un infruttuoso muro contro muro”.

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