Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Capitolo Generale dei Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti). Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti nel corso dellāincontro.
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli, buongiorno e benvenuti! Ringrazio il Padre Abate Generale per le parole di saluto e di introduzione. So che state svolgendo la seconda parte del vostro Capitolo Generale, presso la Porziuncola di S. Maria degli Angeli: un luogo cosƬ ricco di grazia che sicuramente avrĆ contribuito a ispirare le vostre giornate.
Mi rallegro con voi per la buona riuscita della prima parte del Capitolo, tenutasi nel medesimo luogo, durante la quale ĆØ stato anche eletto il nuovo Abate Generale. Lei, Padre, si ĆØ messo subito in viaggio per visitare le dodici regioni in cui si trovano i vostri monasteri. Mi piace pensare che questa āvisitazioneā sia avvenuta con la santa premura che ci mostra la Vergine Maria nel Vangelo. Ā«Si alzĆ² e andĆ² in frettaĀ», dice Luca (1,39), e questa espressione merita sempre di essere contemplata, per poterla imitare, con la grazia dello Spirito Santo.
Il Padre Abate dice che in questo viaggio ha āraccolto i sogni dei superioriā. Mi ha colpito questo modo di esprimersi, e lo condivido di cuore. Sia perchĆ©, come sapete, anchāio intendo il āsognareā in questo senso positivo, non utopistico ma progettuale; sia perchĆ© qui non si tratta dei sogni di un individuo, fosse pure il superiore generale, ma di una condivisione, di una ācollettaā di sogni che emergono dalle comunitĆ , e che immagino siano oggetto di discernimento in questa seconda parte del Capitolo. Essi sono sintetizzati in questo modo: sogno di comunione, sogno di partecipazione, sogno di missione e sogno di formazione. Vorrei proporvi alcune riflessioni su queste quattro āstradeā.
Prima, perĆ², desidero fare una nota, per cosƬ dire, di metodo. Una indicazione che mi viene dallāimpostazione ignaziana ma che, in fondo, credo di avere in comune con voi, uomini chiamati alla contemplazione alla scuola di San Benedetto e di San Bernardo. Si tratta, cioĆØ, di interpretare tutti questi āsogniā attraverso Cristo, immedesimandoci in Lui mediante il Vangelo e immaginando ā in senso oggettivo, contemplativo ā come GesĆ¹ ha sognato queste realtĆ : la comunione, la partecipazione, la missione e la formazione.
In effetti, questi sogni ci edificano come persone e come comunitĆ nella misura in cui non sono i nostri, ma i suoi, e noi li assimiliamo nello Spirito Santo. E qui allora si apre lo spazio di una bella e gratificante ricerca spirituale: la ricerca dei āsogni di GesĆ¹ā, cioĆØ dei suoi desideri piĆ¹ grandi, che il Padre suscitava nel suo cuore divinoumano. Ecco, in questa chiave di contemplazione evangelica vorrei mettermi in ārisonanzaā con i vostri quattro grandi sogni. Il Vangelo di Giovanni ci consegna questa preghiera di GesĆ¹ al Padre: Ā«La gloria che tu hai dato a me, io lāho data a loro, perchĆ© siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perchĆ© siano perfetti nellāunitĆ e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato meĀ» (17,22-23).
Questa Parola santa ci permette di sognare con GesĆ¹ la comunione dei suoi discepoli, la nostra comunione in quanto āsuoiā (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 146). Questa comunione ā ĆØ importante precisarlo ā non consiste in una nostra uniformitĆ , omogeneitĆ , compatibilitĆ , piĆ¹ o meno spontanea o forzata, no; consiste nella nostra comune relazione a Cristo, e in Lui al Padre nello Spirito. GesĆ¹ non ha avuto paura della diversitĆ che cāera tra i Dodici, e dunque nemmeno noi dobbiamo temere la diversitĆ , perchĆ© lo Spirito Santo ama suscitare differenze e farne unāarmonia. Invece, i nostri particolarismi, i nostri esclusivismi, quelli sƬ, dobbiamo temerli, perchĆ© provocano divisioni (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 131).
Dunque, il sogno di comunione proprio di GesĆ¹ ci libera dallāuniformitĆ e dalle divisioni. Unāaltra parola la prendiamo dal Vangelo di Matteo. In polemica con gli scribi e i farisei, GesĆ¹ dice ai suoi discepoli: Ā«Voi non fatevi chiamare ārabbiā, perchĆ© uno solo ĆØ il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate āpadreā nessuno di voi sulla terra, perchĆ© uno solo ĆØ il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare āguideā, perchĆ© uno solo ĆØ la vostra Guida, il CristoĀ» (23,8-10).
Qui possiamo contemplare il sogno di GesĆ¹ di una comunitĆ fraterna, dove tutti partecipano sulla base del comune rapporto filiale con il Padre e in quanto discepoli di GesĆ¹. In particolare, una comunitĆ di vita consacrata puĆ² essere segno del Regno di Dio testimoniando uno stile di fraternitĆ partecipativa tra persone reali, concrete, che, con i loro limiti, scelgono ogni giorno, confidando nella grazia di Cristo, di vivere insieme. Anche gli strumenti attuali di comunicazione possono e devono essere al servizio di una partecipazione reale ā non solo virtuale ā alla vita concreta della comunitĆ (cfr Evangelii gaudium, 87).
Il Vangelo ci consegna anche il sogno di GesĆ¹ di una Chiesa tutta missionaria: Ā«Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciĆ² che vi ho comandatoĀ» (Mt 28,19-20). Questo mandato riguarda tutti, nella Chiesa. Non ci sono carismi che sono missionari e altri che non lo sono. Tutti i carismi, in quanto dati alla Chiesa, sono per lāevangelizzazione del mondo; naturalmente in modi diversi, molto diversi, secondo la āfantasiaā di Dio. Un monaco che prega nel suo monastero fa la sua parte nel portare il Vangelo in quella terra, nellāinsegnare alla gente che vive lƬ che abbiamo un Padre che ci ama e in questo mondo siamo in cammino verso il Cielo. Dunque, la domanda ĆØ: come si puĆ² essere Cistercensi di stretta osservanza e far parte di Ā«una Chiesa in uscitaĀ» (Evangelii gaudium, 20)? Come vivete voi la Ā«dolce e confortante gioia di evangelizzareĀ» (S. PAOLO VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 75)? Sarebbe bello sentirlo da voi! Per ora, ci basta ricordare che Ā«in qualunque forma di evangelizzazione il primato ĆØ sempre di DioĀ» e che Ā«in tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che lāiniziativa ĆØ di Dio, che āĆØ lui che ha amato noiā (1 Gv 4,10)Ā» (Evangelii gaudium, 12).
Infine, i Vangeli ci mostrano GesĆ¹ che si prende cura dei suoi discepoli, li educa con pazienza, spiegando loro, in disparte, il significato di alcune parabole; e illuminando con la parola la testimonianza del suo modo di vivere, dei suoi gesti. Ad esempio, quando GesĆ¹, dopo aver lavato i piedi dei discepoli, dice loro: Ā«Vi ho dato un esempio perchĆ© anche voi facciate come io ho fatto a voiĀ» (Gv 13,15), il Maestro sogna la formazione dei suoi amici secondo la via di Dio, che ĆØ lāumiltĆ e il servizio. E poi quando, poco dopo, afferma: Ā«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il pesoĀ» (Gv 16,12), GesĆ¹ fa capire che i discepoli hanno un cammino da fare, una formazione da ricevere; e promette che il Formatore sarĆ lo Spirito Santo: Ā«Quando verrĆ lui, lo Spirito della veritĆ , vi guiderĆ a tutta la veritĆ Ā» (v. 13).
E tanti potrebbero essere i riferimenti evangelici che attestano il sogno di formazione nel cuore del Signore. Mi piace riassumerli come un sogno di santitĆ , rinnovando questo invito: Ā«Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santitĆ . Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perchĆ© hai la forza dello Spirito Santo affinchĆ© sia possibile, e la santitĆ , in fondo, ĆØ il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23)Ā» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 15). Cari fratelli, vi ringrazio di essere venuti e vi auguro di concludere nel migliore dei modi il vostro Capitolo. La Madonna vi accompagni. Di cuore benedico voi e tutti i vostri confratelli sparsi nel mondo. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!