Ci sono migliaia di sacerdoti e centinaia di vescovi che compiono quotidianamente una straordinaria missione – mantenendo fede al loro impegno sacro, e con una vita esemplare – nelle parrocchie, nelle diocesi, sugli avamposti più rischiosi delle povertà, delle ingiustizie, delle guerre. Nomi, noti e ignoti, della causa del Vangelo, con un martirologio ancora più numeroso di quello antico. Soprattutto per i missionari. Da anni, quando scoppia un conflitto in qualche parte del mondo, sono loro a pagarne per primi le conseguenze, con la morte (due assassinati ogni mese) o la prigionia, l’espulsione. Papa Francesco parla ai sacerdoti, e, ancora nel 2021, lo esorta a non sentirsi in “carriera ecclesiastica”, funzionari, a non essere degli “arrampicatori”, degli arrivisti. Altrimenti, “quando un sacerdote comincia a fare l’imprenditore, sia della parrocchia sia del collegio, sia dove sia, perde quella vicinanza al popolo, perde quella povertà che lo rende simile a Cristo”. Nel Sud Sudan è stato recentemente gambizzato un giovane vescovo appena nominato, monsignor Christian Carlassare, vicentino. L’agguato sarebbe frutto di una faida interna alla diocesi cattolica di Rumbek. Tra gli arrestati, infatti, c’erano alcuni sacerdoti della etnia Dinka. I quali non avrebbero gradito l’arrivo di un vescovo “straniero”, volendo mantenere più peso nella Chiesa e mettere le mani sulle sue ricchezze.
Sempre nel 2021, Francesco fissa nuove norme anti-corruzione in Vaticano. Tutti i funzionari di livello dirigenziale, cardinali compresi, dovranno sottoscrivere un’autodichiarazione di non aver riportato condanne definitive, non essere sottoposti a processi penali, non detenere contanti o investimenti in Paesi ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento del terrorismo o in paradisi fiscali, e perfino non ricevere regali sopra i 40 euro. Papa Francesco lavora a un atto di grande coraggio: creare un nuovo modello di sacerdote, rivedendone profondamente la figura e il ministero. Era stato fatto al Concilio di Trento, e quindi si potrà farlo anche oggi, all’interno di un quadro organico di riforme, di cambiamenti, dell’intero complesso ecclesiastico.
Anzitutto, bisognerà operare una più accurata selezione dei candidati, valutandone la maturazione umana, spirituale e morale. Non si possono aprire le porte a tutti: per il bene della Chiesa, ma, prima ancora, per il bene di persone che potrebbero non essere adatte per il ministero sacerdotale. Quindi, bisognerà riformare l’intera struttura e impostazione dei seminari (aprendoli alle circostanti comunità cristiane, per favorire una prima esperienza pastorale), così come la preparazione stessa dei candidati (anche con insegnanti donne) a tutti i livelli e in tutti i campi. Compreso quello della sessualità. In modo da affrancarlo dai tanti tabù (fino a qualche tempo fa, quando se ne parlava, era di rigore la lingua latina), e da aiutare il futuro sacerdote a vivere il celibato con più consapevolezza e serenità.
Poi, le questioni più difficili, più complesse, e, forse per questo, finora mai affrontate seriamente. Si dovrebbe rivedere a fondo la figura del sacerdote, il suo status e l’autorità che gli è propria: perché è da lì, dall’”esclusiva” che il chierico ha nell’esercizio della “potestà di ordine e di giurisdizione”, che discende una (indebita) sacralizzazione del suo (presunto) potere; e, sempre da lì, sono scaturiti nel tempo gli abusi e le deviazioni dell’autorità ecclesiastica. Nello stesso tempo, si dovrebbe ripensare sia l’accesso alle diverse funzioni, competenze e responsabilità nella Chiesa, accesso per lo più riservato finora ai soli chierici; sia il modo di governare, che in genere è di tipo autoritario, e molto poco aperto nei confronti dei laici. Insomma, bisognerà liberare il sacerdote da ogni ambiguità, da ogni oscurità, per farlo tornare ad essere, come c’è scritto nella Lettera agli Ebrei, “santo, innocente, immacolato”.
Un sacerdote che vada ad annunciare il Vangelo là dove la gente vive. E sappia parlare di Dio con il linguaggio delle donne e degli uomini d’oggi, stando loro vicino, aiutandoli a crescere spiritualmente, senza inutili moralismi e rigorismi, ma anche nell’affrontare problemi e ostacoli di un mondo diventato difficile. E, solo se avrà un sacerdote così, la Chiesa cattolica potrà sperare in una rifondazione evangelica.