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Il dissenso culturale come argine al dispotismo. A Venezia la difesa dei diritti umani di Ai Weiwei

In mostra la "Commedia umana" sotto forma di gigantesco lampadario in vetro. La sapienza secondo l'artista dissidente cinese Ai Weiwei: "Senza comprendere il passato ci perdiamo, non conosciamo il futuro"

Venezia è storicamente un punto di contatto tra Occidente e Oriente. L’artista Ai Weiwei è da sempre in prima linea a difesa dei rifugiati e dei diritti umani negati in Cina. Performance. Film. Architettura. Comunicazione. Un talento poliedrico. Impegnato nella denuncia delle pressioni politiche sul sistema giudiziario cinese. A difesa della libertà e della dignità. Come nel documentario “One Recluse”. Nel 2011 il suo studio di Shanghai venne demolito dalle autorità locali. E nello stesso anno Ai Weiwei fu arrestato con l’accusa di evasione fiscale. I tre mesi di arresto scatenano una mobilitazione mondiale fino al rilascio dell’artista.
Venezia

Luce di Venezia

È stata inaugurata a Venezia sull’isola di San Giorgio la nuova personale di Ai Weiwei “La Commedia Umana. Memento Mori”, fino al 27 novembre, propone alcuni lavori iconici. Inclusi i più noti e recenti lavori dell’artista cinese in legno, Lego e porcellana. Oltre a una nuova selezione di sculture in vetro. L’esposizione è organizzata in collaborazione con l’Abbazia di San Giorgio Maggiore. Con la onlus “Benedicti Claustra”. Con Berengo Studio. E con Fondazione Berengo. La mostra è ospitata all’interno della Basilica palladiana di San Giorgio. E in altri ambienti del complesso benedettino. L’allestimento è curato dall’artista cinese assieme ad Adriano Berengo e Carmelo A. Grasso. Il suo fulcro è la “Commedia Umana”. Si tratta di un’enorme scultura sospesa. Composta da oltre 2000 pezzi di vetro nero lavorati a mano a Murano dai maestri di Berengo Studio.  La monumentale installazione è una delle più grandi sculture sospese in vetro di Murano mai realizzata. Con una larghezza di oltre sei metri. E un’altezza di quasi nove metri.
Venezia

Nuovo linguaggio

“Amo la sapienza del passato- spiega Ai Weiwei-. Senza comprendere il passato ci perdiamo. Non conosciamo il futuro. Apprezzo Venezia come città e il vetro di Murano come prodotto. Con Berengo abbiamo idee simili sul vetro. E abbiamo creato un nuovo linguaggio. Siamo partiti dalle competenze. Da come si produce il vetro in questa fornace. Abbiamo reso nuovi tutti i dettagli. E la struttura è molto ambiziosa. Il vetro è un materiale speciale. In sua presenza possiamo riflettere sui rapporti tra vita e morte. E tra tradizione e realtà”. Prosegue l’artista dissidente cinese: “Sono arrivato al vetro solo perché Adriano Berengo me lo ha chiesto insistentemente. All’inizio mi sono rifiutato. Non mi relaziono mai a un materiale o a un’abilità senza essermene prima impadronito a fondo. Non faccio mai qualcosa solo per la bellezza fine a sé stessa. Ma piuttosto per capire nuove cose. E per conoscere me stesso”.

Uomo-natura a Venezia

Grazie al sapiente studio della luce sviluppato dal team di Luce5 per valorizzarne i dettagli, l’opera rivela una cascata di ossa e organi. Oggetti inaspettati che fungono da struggente riflessione sul rapporto alienante tra l’uomo e il mondo naturale. Un messaggio che risuona forte nel fragile ecosistema della laguna veneziana. “L’interno della chiesa è luminoso. Il marmo bianco si contrappone al nero scuro del vetro. E ciò è una contraddizione in termini – sottolinea Adriano Berengo. Aggiunge il fondatore di Berengo Studio e della Fondazione Berengo: “Riportato a Venezia, sua patria spirituale, il lampadario non può fare a meno di riflettere sulla fragilità di questa città. E sul delicato ecosistema della laguna. Eppure, proprio come la città eterna in cui è stata presentata per la prima volta, ‘La Commedia Umana’ non è stata costruita in un giorno. La varietà delle opere d’arte che abbiamo avuto l’onore di creare in collaborazione con Ai Weiwei si è moltiplicata nel corso degli anni“.
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Inno a Dio

Evidenzia Berengo all’Adnkronos: “Abbiamo iniziato con il semplice calco della mano dell’artista. Ma ora ci troviamo all’ombra di una scultura monumentale e storicamente significativa. Nella cornice spirituale di una Chiesa scopriamo di aver raggiunto qualcosa di ancora più profondo. La scultura si erge in questo edificio sacro come un inno a Dio. Un inno all’umanità. E’ una scena potente che invoca la misericordia per le nostre anime mortali. Qui, insieme ad Ai Weiwei, abbiamo usato la terra. La sabbia di cui è fatto il vetro. Per costruire un’immagine della morte. L’unica cosa al mondo che possiamo davvero chiamare nostra”. Inoltre, in contrappunto all’equilibrata architettura palladiana, la gigantesca opera e la mostra esaltano il secolare impegno dei monaci benedettini. Impegnati a promuovere un proficuo dialogo tra la Chiesa e l’arte contemporanea.
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Benedicti Claustra

“È dal 2011 che abbiamo aperto questa Basilica.Che è uno spazio consacrato ai progetti di arte contemporanea. Proprio con l’obiettivo di recuperare un dialogo che si era perso. Questa di Ai Weiwei è un’opera che ci parla in diversi modi. Sicuramente per l’artista può avere anche un significato politico. Dal nostro punto di vista è un’opera che valorizza la vita attraverso la morte. Parlandoci della morte ci ricorda che il tempo che abbiamo è questo. E’ limitato. Non va perso. Non va sprecato. Va sfruttato al meglio”, racconta Carmelo A. Grasso, direttore della onlus “Benedicti Claustra“. Con un peso di 2700 kg, il monumentale “lampadario” ha debuttato a Roma nel marzo 2022. E adesso torna alle sue origini veneziane. Unendosi a otto opere in vetro inedite. Tra cui Brainless Figure in Glass, 2022. Un autoritratto concepito attraverso moderne tecnologie e la scultura manuale. Glass Root, 2022. E oggetti di uso quotidiano come Glass Takeout Box, 2022, simbolo della globalizzazione (presentato per la prima volta in marmo nel 2015). E Glass Toilet Paper, 2022, che riflette la fragilità della nostra società.

Selfie iconico

La mostra presenta, inoltre, una selezione delle opere più significative di Ai Weiwei, come Illumination, 2019 (prestato dalla Lisson Gallery). Un iconico selfie scattato da Ai Weiwei a Chengdu, in Cina, nel 2009. Mentre la polizia lo scortava verso l’ascensore di un hotel. E Dropping a Han Dynasty Urn, 2016. Una provocatoria serie di fotografie in bianco e nero ricreate in mattoncini LEGO. Presenti anche due delle ultime opere Lego di Ai Weiwei. Sleeping Venus (After Giorgione), 2022. E Know Thyself, 2022, due opere commissionate da Galleria Continua, e Untitled (After Mondrian),2022, courtesy of Lisson Gallery e neugerriemschneider, Berlino.

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