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L’esistenza della scuola paritaria cattolica è interesse di tutta la società

I documenti internazionali condannano ogni forma di monopolio educativo statale. E’ sufficiente al riguardo ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art.26.3), la risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 1984 sulla “Libertà d’insegnamento nella comunità europea” che è stata ribadita dalla risoluzione n. 1904 approvata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il 4 ottobre 2012 che recita: “L’Assemblea raccomanda che gli Stati membri del Consiglio d’Europa, mentre garantiscono l’esistenza e la qualità dei sistemi di scuole pubbliche, assicurino che una quota sufficiente di fondi sia messa a disposizione per permettere a tutti i bambini di accedere all’istruzione obbligatoria nelle istituzioni private se l’offerta di istruzione nelle istituzioni pubbliche non dovesse risultare sufficiente”.

Dalle affermazioni contenute in questi autorevoli pronunciamenti, derivano alcune conseguenze: «la necessità di diffondere e consolidare una cultura della parità; la ferma richiesta di un finanziamento adeguato delle scuole paritarie. L’educazione è un diritto primario e deve essere garantita nella sua piena libertà. Per l’Italia la parità scolastica dovrebbe offrire questa garanzia di libertà ed infatti essa è innanzitutto un principio costituzionale, contenuto nel ben noto articolo 33 della Costituzione della Repubblica Italiana, del quale si tende a ricordare solo la clausola “senza oneri per lo stato”, anziché il principio di fondo, cioè il diritto di enti e privati di istituire scuole e istituti di educazione.

Spetta indubbiamente alla Repubblica, secondo la saggia formula dell’art. 33, dettare le norme generali sull’istruzione e istituire scuole statali di ogni ordine e grado per assicurare il servizio su tutto il territorio nazionale, fissando un modello o uno standard minimo di offerta formativa. Ma deve essere assicurata a tutti la possibilità di promuovere scuole che, nel rispetto delle regole fissate dallo Stato, possano soddisfare una più ricca e articolata domanda educativa. La libertà di insegnamento con cui si apre l’art. 33 («L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento») non è solo la libertà didattica e metodologica degli insegnanti ma anche e soprattutto la libertà garantita dall’intero sistema di accostare le arti e le scienze con una pluralità di approcci metodologici e valoriali, ovviamente nel rispetto della natura culturale, epistemologica e formativa degli oggetti dell’insegnamento. Ridurre tutta la libertà di insegnamento e di istituire scuole alla sola condizione che non si creino oneri per lo Stato è una lettura miope e restrittiva di un problema che merita un respiro ben più ampio e attento. Le scuole cattoliche o di ispirazione cristiana e in genere le scuole paritarie sono espressione di un diritto fondamentale della persona che non può essere educata se non nella libertà. La presenza di più modelli scolastici offre un contributo prezioso alla realizzazione di un vero pluralismo.

L’esistenza della scuola paritaria cattolica perciò, in quanto «espressione del diritto di tutti i cittadini alla libertà di educazione, e del corrispondente dovere di solidarietà nella costruzione della convivenza civile non è interesse della sola comunità ecclesiale ma di tutta la società civile. La parità scolastica deriva anche dall’affermazione del principio di sussidiarietà nella legislazione scolastica di questi ultimi anni. La Repubblica italiana ha accolto espressamente tale principio nel testo della sua Costituzione (articoli 118 e 120). L’intero assetto del sistema educativo d’istruzione e di formazione si muove anche se con lentezza e non senza resistenze, nella direzione della sussidiarietà, rendendo sempre più plurale e aperto il sistema che dovrebbe portare al passaggio da una scuola fondamentalmente statale a una scuola della società civile, nella quale lo Stato tuttavia mantenga un ruolo irrinunciabile la scuola cattolica in quanto scuola paritaria, e perciò riconosciuta nel suo carattere di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la libera scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale e formativo a servizio delle nuove generazioni» (numero 48).

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