Subire persecuzioni a causa del proprio credo religioso è probabilmente la violazione dei diritti umani più intima e profonda che si possa esercitare contro un essere umano. Se un governo, una forza politica o un gruppo di estremisti arriva al punto impedire di pregare e di manifestare pubblicamente il proprio credo religioso significa che le più elementari libertà dell’individuo sono state completamente calpestate. Vivere secondo la dottrina di una confessione, osservarne il culto e prendere parte alle liturgie sono elementi che concorrono a formare in maniera decisiva l’identità di una persona; eliminare la possibilità di esercitare questi diritti o subire violenze a causa di essi impedisce a qualsiasi persona di poter formare la sua coscienza spirituale.
La Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo ci ricorda che oggi questi diritti fondamentali sono negati a milioni di persone in tutto il mondo. Dittature che si ispirano ad ideologie atee di stampo comunista, gruppi estremisti di ogni orientamento politico, organizzazioni integraliste religiose e grandi compagnie private mosse da interessi economici esercitano forme di persecuzione, discriminazione e violenza nei confronti di comunità e minoranze religiose. Negli ultimi anni anche molti governi Occidentali ultra laicisti hanno impedito l’esercizio della libertà religiosa tramite leggi sempre più restrittive in materia regolamento del culto e dell’istruzione religiosa.
Per elencare le persecuzioni attualmente in atto servirebbero numerose ore e cartelle di scrittura. Mi limito a ricordare le vessazioni sempre più pesanti esercitate dal governo sandinista di Ortega in Nicaragua contro la Chiesa locale, con l’arresto di diversi membri del clero. In Nigeria i vescovi sono tornati a denunciare una situazione insostenibile per i cattolici, sempre più nel mirino di gruppi armati e terroristi e in generale in tutta l’Africa continuano a verificarsi uccisioni e rapimenti di sacerdoti. In Cina, ad Hong Kong, tra meno di un mese inizierà il processo al cardinale Joseph Zen Ze-kiun, il quale ha sempre denunciato le persecuzioni del governo di Pechino.
I cristiani sono i più perseguitati al mondo ma non mancano violenze e restrizioni della libertà anche nei confronti di altre comunità religiose come la minoranza musulmana in India, i Rohingya di fede islamica in Myanmar e gli Yazidi nel nord dell’Iraq massacrati dai miliziani dell’Isis. Poi in Europa e in particolare in Francia gli attacchi alle comunità ebraiche non sono un bel segnale. Questa situazione richiama all’impegno tutta la comunità internazionale perché difendere i fedeli di una religione significa garantire lo stato di diritto e mettere il primo tassello per la pace e la convivenza tra popoli.