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“Matita Parlante”, la cultura che crea l’inclusione

L'intervista di Interris.it a Paola Rossi, educatrice de "La Matita Parlante" che, a Piacenza, opera per l'inclusione lavorativa

La cultura è un mezzo importante per favorire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con disabilità e anche la sensibilizzazione in senso largo della società su questi temi.

La Matita Parlante

A Piacenza, grazie a un gruppo di educatori, insegnanti e operatori della cultura appartenenti all’associazione “La Matita Parlante”, si è dato il via a dei progetti ad elevato contenuto culturale, con l’obiettivo di creare occasioni di partecipazione sociale e inserimento lavorativo per persone con disabilità, affette in particolare dal disturbo dello spettro autistico. Interris.it ha intervistato Paola Rossi, educatrice professionale dell’Usl di Piacenza e volontaria dell’associazione “La Matita Parlante”.

volontariato

L’intervista

Come nasce e che obiettivi ha l’associazione “La Matita Parlante”?

“L’associazione è nata nel 2017 da alcuni educatori del dipartimento di salute mentale dell’Usl di Piacenza, da alcuni insegnanti del territorio piacentino e da alcune persone amanti della cultura, come i bibliotecari. La caratteristica dell’associazione è quella di avere come soci molti giovani con disturbo dello spettro autistico a medio alto funzionamento, che portano avanti loro stessi le progettualità che li vedono impegnati in prima linea. In particolare, gli obiettivi principali sono l’offerta di attività lavorative a questi giovani, nell’ambito della cultura perché, molti di loro, amano scrivere racconti, illustrare e utilizzare gli strumenti digitali”.

Quali sono i vostri principali progetti?

“Uno dei primi progetti che abbiamo portato avanti è stato quello di creare una redazione, formata da questi giovani, con l’obiettivo di formarli e dare loro l’opportunità di essere inseriti, inizialmente con dei tirocini formativi, all’interno dell’associazione e di questa redazione. Nel corso degli anni hanno già prodotto una decina di libri che, per la maggior parte, hanno una caratteristica particolare, ossia sono tradotti con la documentazione alternativa aumentativa. Questi particolari testi si chiamano in book, ovvero libri inclusivi e sono rivolti soprattutto a bambini che hanno disturbi comunicativi, ma anche a bambini che frequentano l’asilo o comunque le prime classi della scuola elementare che non sanno ancora leggere e comunque, attraverso questi strumenti, sono facilitati e interessati alla lettura. Un ulteriore obiettivo che ci siamo dati è quello di rendere la cultura accessibile a tutti, sia mediante la produzione dei testi, ma anche attraverso la registrazione di audiolibri e audio letture che, in genere, vengono realizzate dalle scuole che collaborano con noi, in particolare dagli alunni della scuola media “Calvino” che, da subito, è stata nostra partner in questa esperienza. Quindi, tutte le storie che sono scritte dai ragazzi, hanno anche un audio lettura che può essere scaricata dal nostro sito. Un ulteriore finalità che ci siamo dati è stata il contrasto alla dispersione scolastica di ogni ordine e grado. Pertanto, quando le diverse classi, collaborano con i nostri progetti, anche gli alunni che hanno bisogni educativi speciali o varie disabilità, partecipano in modo inclusivo a tutti i laboratori che presentiamo. Questo è un modo di coinvolgerli direttamente e appassionarli alle varie attività. Inoltre, stiamo portando dei progetti abitativi, nei quali alcuni di questi giovani, stanno iniziando a vivere in autonomia. Molti fanno esperienze di autonomia di una settimana, vivendo in gruppo e organizzandosi nei gruppi di pulizia. Altri invece, hanno iniziato a vivere un’esperienza a lungo termine in gruppo”.

Quali sono i vostri desideri per il futuro?

“La nostra redazione sta continuando a produrre nuovi testi. Puntiamo sempre sulla formazione, alcuni dei ragazzi che hanno cominciato l’esperienza della redazione nel 2017, ora sono passati a lavorare in alcune aziende, compiendo un salto evolutivo. Ci auguriamo che, i ragazzi che finiscono le scuole e, di volta in volta, fanno un’esperienza nei nostri progetti, possano compiere un passo decisivo verso il mondo del lavoro reale e competitivo. Tendiamo a realizzare per loro nuovi corsi di formazione sempre più specialistici, ad esempio anche nell’utilizzo della tavoletta grafica. Inizialmente, alcuni dei ragazzi che uscivano dal liceo artistico disegnavano manualmente, mentre oggi la maggior parte, disegna su tablet con l’utilizzo della penna grafica. La specializzazione nell’utilizzo delle strumentazioni è sempre maggiore e perseguiamo l’utilizzo di nuove tecniche perché apre loro la possibilità di lavorare in aziende del territorio competenti in materia. Vogliamo portare avanti i nostri progetti di autonomia abitativa perché, il numero dei ragazzi che arrivano all’associazione e ai servizi del territorio sono sempre molti. Ogni anno, quando finiscono le scuole superiori, accedono alle nostre realtà. Auspichiamo quindi di implementare queste esperienze e sensibilizzare il territorio. Abbiamo iniziato a conoscere le diverse aziende di Piacenza, facciamo delle visite guidate al loro interno e auspichiamo una collaborazione del territorio per dare ai ragazzi maggiori opportunità”.

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