Inclusione oltre la disabilità
L’inclusione, quindi, al di là delle barriere della disabilità. “Oggi – spiega il direttore generale Stefano Galloni – vediamo i frutti dell’impegno condiviso. E ciò grazie a un lavoro di squadra tra le nostre aree sociali e riabilitative. Infatti adesso le nove ragazze e ragazzi coinvolti si muovono in autonomia. Raggiungono i luoghi di loro interesse. A piedi o utilizzando mezzi pubblici. Vanno a pranzo fuori insieme. Attraversano la strada. E grazie al progetto ‘E-motus’ ne conoscono rischi e doveri”. Aggiunge il direttore Galloni: “Davide, Francesca, Lorenzo, Tommaso, Jessica, Federica, Barbara, Allison e Simone – aspettavano soltanto un’occasione. Per mostrare le proprie capacità. Unica possibilità per tentare di intraprendere un reale progetto individualizzato di autonomia. E far sperimentare loro interessi e ambizioni. Anche al di fuori della Fondazione. Obiettivi raggiunti con il tempo. E nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza”. I ragazzi hanno imparato le procedure base del codice della strada. Sanno che devono mantenere sempre alta la concentrazione quando si attraversa. Lo fanno allargando le braccia. Per segnalare la loro presenza alle autovetture.
Miglioramento nella gestione
“Anche dal punto di vista della gestione dei soldi sono molto migliorati. Diamo loro un budget settimanale che devono saper gestire. Si è creato anche uno splendido spirito. Hanno un gruppo whatsapp. Dove si scrivono e discutono. Non potevamo chiedere di meglio“, sottolineano i responsabili della Fondazione Roma Litorale. Raggiungere l’autonomia nel loro percorso verso l’età adulta è fondamentale per bambini, bambine e adolescenti con disabilità intellettiva. Nello sviluppo di una persona l’autonomia è il prerequisito indispensabile per l’inserimento sociale. E per l’accesso al lavoro.
Sfida educativa
Il tema dell’
autonomia dei minori con disabilità intellettiva è una sfida educativa decisiva. Anche per la
scuola italiana. Raggiungere il più alto grado di autonomia possibile è indispensabile per un minore con disabilità intellettiva. La
psicologa clinica Anna Contardi è assistente sociale ed esperta di aspetti legati all’educazione delle persone con disabilità intellettiva. E’ coordinatrice dell’
Associazione Italiana Persone Down a Roma dove opera
fin dal 1981. “Le persone con disabilità intellettiva spesso raggiungono un
livello di autonomia inferiore a quello che potrebbero conseguire”, osserva la professoressa
Contardi. E individua due
meccanismi che ostacolano il raggiungimento dell’autonomia nelle persone con disabilità intellettiva. Il primo è che “troppo spesso
nei loro confronti scatta una sorta di esplosione di incapacità”.
Supporto
La persona disabile viene vista incapace di fare una cosa. E invece di essere supportata su quella cosa particolare, viene “aiutata” anche su altre. Che non hanno nessuna relazione con quello di cui aveva bisogno. “Provate a pensare a un bambino a scuola che non sa fare le moltiplicazioni e il compagno di scuola gli mette i libri nello zainetto. Non c’è nessuna relazione. Lo abbiamo visto totalmente incapace. E ci siamo sostituiti a lui”. Prosegue Anna Contardi: “Un altro meccanismo che spesso impedisce l’autonomia è un eccesso di coccole nei confronti della persona con disabilità intellettiva. Quasi che l’interlocutore si senta in difficoltà per non poter eliminare la disabilità. E vada a compensare questo con più affettività. Tali meccanismi, sicuramente a fin di bene, non permettono a una persona di raggiungere l’autonomia indispensabile nella vita”.
Pregiudizio
Le persone con disabilità intellettiva devono, quindi, fare i conti con il pregiudizio sociale. Che le vuole sempre dipendenti da qualcuno. “La cultura familiare e sociale ha messo molte persone con disabilità in una condizione di inabilità da tutto”, quindi. Ciò mina la loro autostima. Limita la possibilità per loro di “fare esperienze e sperimentarsi in situazioni diverse”. E quindi ostacola il loro percorso verso l’autonomia. Scardinare questi meccanismi richiede da un lato un cambiamento culturale. E dall’altro percorsi educativi mirati per minori con disabilità intellettiva. “Percorsi che devono essere volti all’acquisizione di competenze“, dunque. Ma anche e soprattutto, di una propria identità di giovani e adulti. Come ribadito dalla psicologa Valentina Cottone alla cooperativa sociale onlus Paim “Per le persone disabili, autonomia non vuol dire solo acquisire alcune competenze– avverte-. Ma riconoscersi adulti e sentirsi tali”.