Il tema della risposta pubblica ai bisogni della fragilità merita una risposta articolata e contemporanea in almeno tre materie: l’assistenza sanitaria, sociale e le prestazioni erogate dall’Inps in questi settori. È quindi necessaria l’integrazione dei processi di assistenza e di prossimità che devono vedere la partecipazione di tutti attraverso la destinazione di finanziamenti congrui.
Tutti noi dobbiamo far si che avvenga un salto evolutivo per quanto riguarda l’assistenza e l’inclusione delle persone con disabilità. La fragilità deve essere messa al centro della società, attraverso una valorizzazione delle competenze e delle risorse delle persone, delle famiglie e di ogni azione sociale. Da questo aspetto dovrà nascere una nuova forma di soddisfacimento trasversale e integrato dei bisogni all’interno delle diverse comunità.
La realizzazione degli obiettivi in questo periodo storico estremamente difficile rende fondamentale l’utilizzo di strumenti inediti, che devono essere potenziati e attuati attraverso le missioni 5 e 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevedono fondi specifici per incentivare l’inclusione. Nessuno deve essere lasciato indietro.
Ognuno di noi, indipendentemente dal ruolo che ricopre nella società, deve farsi carico di chi soffre. Solo la risposta corale ai bisogni può renderci migliori, nell’ottica della cura della casa comune che ci indica Papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì. Ricostruendola mettendo alla base l’empatia e l’altruismo, saremo in grado di generare una prossimità migliore nei confronti di tutte le persone con fragilità, rendendo più leggere e affrontando insieme le difficoltà del quotidiano.