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Covid e altre pandemie: le analogie e le differenze

Il raffronto fra COVID-19, SARS, MERS e le pandemie influenzali del 1918 e del 2009 ci consegna un quadro in cui si evidenziano analogie ma spiccano anche alcune importanti e marcate differenze. In sintesi COVID-19 presenta un indice di trasmissibilità R0 (in assenza di interventi di contenimento) medio di 2,5, nettamente più elevato rispetto all’influenza 1918 (indice R0 uguale a 2) e 2009 (indice R0 uguale a 1,7). Un periodo di incubazione più protratto (4-12 giorni rispetto a 2 giorni per l’influenza). Una prevalenza di casi di malattia lieve che non necessita di ospedalizzazione simile all’influenza ma un quoziente nettamente più elevato di casi di malattia grave bisognosi di ricovero in terapia intensiva rispetto all’influenza. E soprattutto, un’incidenza nettamente inferiore di malattia e di letalità nei bambini e nei soggetti con età inferiore a 65 anni (0,6-2,8%) rispetto alle pandemie influenzali (in cui queste classi di età figurano nell’80-95% dei casi). Si evidenziano al contempo numerosi punti di contatto fra influenza pandemica e COVID-19.

L’attuale pandemia rappresenta una minaccia alla salute globale con un impatto senza precedenti negli ultimi 100 anni. Bisogna infatti risalire alla pandemia di influenza “spagnola” del 1918-1919, che provocò fra 50 e 100 milioni di morti, per trovare un evento epidemico infettivo di gravità paragonabile in termini di morbosità e di letalità. Tuttavia, i due eventi sono difficilmente raffrontabili perché lo scenario sociale, economico e sanitario è da allora profondamente mutato. Il COVID-19 si è manifestato nella provincia cinese di Hubei, con epicentro nella città di Wuhan, negli ultimi mesi del 2019. Il 31 dicembre 2019 la Cina ne ha notificato ufficialmente la presenza all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; WHO). È stato identificato come agente causale un nuovo Coronavirus strutturalmente correlato al virus che causa la sindrome respiratoria acuta grave (severe acute respiratory syndrome, SARS) e pertanto denominato SARS-CoV-2.

I Coronavirus, considerati a lungo alla stregua di banali virus respiratori stagionali (virus “del raffreddore”), in realtà negli ultimi 18 anni sono stati responsabili di patologie gravate da elevata mortalità: la SARS appunto (nel 2002), epidemia apparentemente risoltasi nel 2003, e la sindrome respiratoria mediorientale (Middle East respiratory syndrome, MERS), manifestatasi nel 2012 e tuttora presente con casi sporadici. L’apparente scomparsa in due anni della SARS e la limitata diffusione geografica della MERS hanno fatto sì che inizialmente l’epidemia da COVID-19 sia stata sostanzialmente sottovalutata, ritenuta limitata alla Cina e ad alcuni Paesi asiatici prossimi (Corea, Taiwan, Giappone, Thailandia, Vietnam e Singapore) e prontamente estinta da appropriate misure di confinamento (lockdown), isolamento e quarantena adottate in quei Paesi, con strategie differenti ma tutte efficaci, almeno nel fronteggiare la “prima ondata”.

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