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La road map per eliminare le armi nucleari dalla Terra

La conferenza di Vienna dei paesi membri del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) si è conclusa il 23 giugno con l’adozione della Dichiarazione e del Piano d’azione di Vienna. Ben 65 Paesi si sono alleati contro le armi atomiche per unico scopo: “di fronte ai rischi catastrofici posti dalle armi nucleari e nell’interesse della sopravvivenza stessa dell’umanità, non possiamo fare altrimenti… Non ci fermeremo finché l’ultimo Stato non avrà aderito al Trattato, l’ultima testata non sarà stata smantellata e distrutta e le armi nucleari non saranno totalmente eliminate dalla Terra”.

L’incontro si è svolto in momento storico di particolare sconcerto e smarrimento e proprio quando più volte è tornata la minaccia nel panorama internazionale di usare armi nucleari in Europa; nonostante i numerosi appelli e solleciti della società civile il nostro Paese, l’Italia, ha disertato la conferenza e non vi ha partecipato neppure come osservatore mentre presenti vi sono stati diversi membri della Nato. Nella dichiarazione, i firmatari del TPNW, con rinnovata determinazione, hanno ribadito la “determinazione a realizzare la completa eliminazione delle armi nucleari“, definendo il trattato “un passo fondamentale” verso il raggiungimento di questo obiettivo.

La dichiarazione dopo aver descritto le conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari come “catastrofiche” ne ha sottolineato l’illegalità in quanto “incompatibili con il rispetto del diritto alla vita” denunciando le dottrine di deterrenza nucleare come “fallaci”, in quanto basate sull’accettazione del rischio di “infliggere conseguenze catastrofiche globali” assolutamente incontrollabili ed impossibili da affrontare in maniera adeguata all’intera umanità. Vengono apertamente condannate le politiche di sicurezza delle potenze nucleari e delle loro alleanze per aver “posto una maggiore enfasi” sulle armi nucleari e la loro deterrenza, invece di prendere “seri provvedimenti per ridurre la loro dipendenza” dagli ordigni atomici. Ma la dichiarazione prosegue e contiene un ulteriore passo avanti verso una road map concreta per l’implementazione del Trattato.

Il piano d’azione comprende 50 azioni che i firmatari del TPNW intendono intraprendere per adempiere all’impegno delineato. Tra i cinque pilastri del piano d’azione vi sono l’espansione del numero di nazioni aderenti; le misure per l’eliminazione delle armi nucleari; l’assistenza alle vittime esposte alle radiazioni delle armi e dei test nucleari; l’istituzionalizzazione della consulenza scientifica e tecnica per l’effettiva attuazione del TPNW; il rapporto del trattato con il regime di disarmo e non proliferazione nucleare.

Inoltre già alla riunione preparatoria prima di adottare il piano d’azione, i partecipanti hanno deciso di istituire il Gruppo consultivo scientifico, che comprenderà fino a 15 esperti nucleari, e la nomina di un “facilitatore informale” per cercare aree di cooperazione con le potenze nucleari e altri firmatari del precedente Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) che è la base per il disarmo nucleare e il regime di non proliferazione.  Entro dieci anni (prorogabili di altri 5) dalla ratifica del TPNW, gli stati firmatari dovranno smaltire i loro arsenali nucleari e, se successivamente dovessero aderire paesi che ospitano testate nucleari, a questi verrebbe chiesto di rimuovere entro tre mesi le armi nucleari dal loro territorio. In buona sostanza un impegno globale con una palese ed incondizionata condanna internazionale verso “ogni e qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze” che ha visto infine il conferimento dello status permanente consultivo al comitato della Croce Rossa e alla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons.

Con queste ultime presenze stabili si rinsalda così l’alleanza tra gli stati firmatari all’interno del TPNW con i giovani e la società civile unitamente ai sopravvissuti alle detonazioni nucleari, le organizzazioni internazionali, i parlamentari e le istituzioni finanziarie. Dalla Conferenza di Vienna ancora un passo forte e deciso, sicuramente un segno di speranza che per molti accende una luce nel buio per procedere nel cammino della fratellanza universale.

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