Il termine maltrattamento infantile comprende ogni forma di abuso e maltrattamento nei confronti di bambini e adolescenti. Si tratta di fenomeni complessi per le loro caratteristiche, che sono assai diverse a seconda dellāetĆ della vittima, della tipologia e della gravitaĢ della violenza, del contesto in cui avviene e della relazione tra la vittima e lāautore della violenza. La violenza sui minori eĢ molto diffusa ma, al contempo, difficilmente rilevabile sia per meccanismi culturali di minimizzazione e negazione del fenomeno, sia perchĆ© si caratterizza per verificarsi prevalentemente allāinterno della famiglia, col forte rischio di restare inespressa e invisibile, ampliando e cronicizzando i danni sul piano fisico e psicologico delle vittime.
La diffusione del fenomeno
Gli ultimi dati disponibili ci dicono che piĆ¹ del 90% degli abusi su minori avvengono tra le mura domestiche. La complessitĆ del fenomeno rende molto difficile la sua rilevazione e emersione contribuendo a fare dellāabuso, secondo la definizione del WHO del 2006, Ā un vero e proprio āproblema di salute pubblicaā per lāimpatto sul benessere fisico, mentale e sociale delle vittime, sul loro sviluppo e, piĆ¹ in generale, sulla societĆ anche in termini di spesa sociale e sanitaria.
La prevenzione
La prevenzione di questo fenomeno parte dallāesistenza di una comunitĆ forte in grado di fungere da sentinella, di offrire opportunitĆ e servizi in grado di lavorare sulla prevenzione, la promozione di stili di vita sani e capace di promuovere attivitĆ di sensibilizzazione e supporto alle famiglie, soprattutto partendo da progettualitĆ nelle scuole di ogni ordine e grado. Rispetto a questo, i Lions club della provincia di Sondrio, stanno dando attuazione ad un progetto denominato āPorcospiniā che, con lāaiuto di svariate figure professionali ed in sinergia con le istituzioni del territorio, intende fornire agli alunni delle classi quarte e quinte della scuola primaria, gli strumenti per difendersi e prevenire tale fenomeno. Interris.it, in merito a tale progetto, ha intervistato il dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta libero professionista, membro ordinario della SocietĆ italiana di Psichiatria, della SocietĆ italiana di Psicoterapia medica, della SocietĆ Italiana di Psichiatria Forense, della SocietĆ Italiana di Criminologia e della SocietĆ Italiana di Scienze Forensi, nonchĆ© socio ordinario della International Crime Analysis Association e Discussant dellāAmerican Society of Criminology. Egli ĆØ autore di pubblicazioni scientifiche di argomento clinico e psichiatrico forense; relatore a congressi nazionali di psichiatria clinica, forense e criminologia. Ć stato ed ĆØ docente di Psichiatria e Psichiatria Forense in svariati atenei e corsi di formazione nonchĆ© referente scientifico del Lions Club.
Lāintervista
Come nasce il progetto āPorcospiniā e che obiettivi si pone?
āI Lions club della provincia di Sondrio organizzano ogni anno, accanto alle attivitĆ di volontariato proprie di ogni club, un service comune che riunisce tutti i sei club della zona: quest’anno la scelta ĆØ caduta su un’iniziativa che riteniamo molto importante e che rappresenta un significativo ed innovativo intervento per le nostre valli. Abbiamo infatti pensato ad unāimportante iniziativa per la tutela dei nostri minori, un progetto di prevenzione del fenomeno dell’ abuso sessuale. Ci si avvarrĆ della preziosa consulenza del prof. Alberto Pellai e della attiva collaborazione della cooperativa sociale onlus “Lo Specchio Magico” di Olginateā.
In che modo si possono prevenire la violenza e gli abusi sui minori? Cosa ci dicono i dati relativi alla diffusione di questo triste fenomeno?
āIl fenomeno dell’abuso sui minori ĆØ una realtĆ purtroppo da sempre presente nel nostro Paese, ma in Italia pochi sono ancora gli interventi di prevenzione primaria rivolti ai minori, nonostante in altri Stati sia stata da piĆ¹ fonti e ricerche dimostrata la loro validitĆ . Come ci ricorda Pellai, negli Stati Uniti la maggioranza delle scuole pubbliche inferiori e superiori inserisce nei propri programmi didattici un curriculum per la prevenzione dellāabuso sessuale. A conferma della validitĆ degli interventi di prevenzione effettuati nella scuola dellāobbligo, ĆØ stato pubblicato uno studio retrospettivo condotto negli Stati Uniti, dal quale risulta che le donne che riferiscono di aver partecipato a programmi di prevenzione dellāabuso sessuale da bambine, hanno una probabilitĆ dimezzata di divenire vittime rispetto alle donne che non hanno seguito programmi di prevenzione. (Gibson & Leitenberg 2000); quindi un programma di prevenzione per i minori va ad avere effetti anche su un altro fenomeno tristemente diffuso da sempre, la violenza sulle donne. Alla luce di queste osservazioni diventa importante promuovere programmi di prevenzione dellāabuso sessuale che forniscano al bambino conoscenze e competenze per non restare vittima di episodi di vittimizzazione. Pellai ci ricorda ancora come lāattuazione di strategie preventive rispetto a un problema che coinvolge e ha un impatto sulla comunitĆ avviene solo quando la comunitĆ stessa ĆØ capace di riconoscerlo, definendone caratteristiche epidemiologiche e strutturando interventi finalizzati alla diagnosi precoce e alla rilevazione dei fattori di rischioā.
Qual ĆØ il fine della cosiddetta prevenzione primaria, soprattutto nellāambito scolastico?
āIl fine della prevenzione primaria ĆØ quello di migliorare tutte le competenze genitoriali, familiari, personali, le risorse sociali e le capacitĆ individuali. Noti sono i fattori di rischio per l’abuso: fattori culturali, socio-familiari, genitoriali, elementi che vanno a costituire il “terreno di coltura” nel quale si sviluppa e sedimenta il fenomeno dell’abuso: una famiglia multiproblematica, una storia di pregresso maltrattamento, un genitore con una storia di maltrattamento, una famiglia isolata senza familiari di supporto (nonni, zii), un atteggiamento “culturale” verso la violenza intesa come strumento per risolvere i problemi e raggiungere gli obiettivi. Tra questi fattori di rischio uno dei principali ĆØ rappresentato dall’ incapacitĆ dei bambini di percepirsi vulnerabili in situazioni a rischio, condizione che permette allāabusante di agire sulla vittima. La prevenzione primaria ha tra i propri obiettivi appunto quello di aiutare i bambini a discriminare il rischio potenziale intrinseco in situazioni che prevedano una interazione con adulti conosciuti e non, a conoscere il proprio corpo e la sua inviolabilitĆ , a riconoscere i comportamenti sessuali inappropriati, ad apprendere le modalitĆ per fronteggiare un’aggressione subita da conoscenti o estranei, a richiedere aiuto in caso di pericolo. Gli interventi di prevenzione primaria nellāambito scolastico sono molto importanti perchĆ© permettono di effettuare una prevenzione su larga scala, con l’intento di arrivare progressivamente a coinvolgere tutti i bambini che frequentano la scuola dellāobbligo. Si sperimenta un modello di intervento di prevenzione primaria basato su uno sforzo cooperativo e integrato da parte di educatori, insegnanti e genitoriā.
Quali sono gli aspetti fondamentali da cui partirĆ il progetto āPorcospiniā? I genitori e le istituzioni deputate che ruolo svolgeranno?
āL’esperienza giĆ maturata in progetti europei ci porta a considerare prioritario il coinvolgimento delle classi quarte e quinte della scuola primaria. Queste classi sono ritenute le piĆ¹ significative per il raggiungimento degli obiettivi previsti da questo progetto: I bambini in esse presenti, infatti, appartengono ad una fascia dāetĆ che i dati epidemiologici riferiscono ad alto rischio e contemporaneamente sono soggetti che presentano uno stadio di sviluppo del pensiero e dellāintelligenza emotiva tale da renderli in grado di assimilare in parte anche i concetti astratti presenti nel curriculum educativo a loro proposto, e di estrapolare messaggi dalle situazioni ed esperienze in esso incluse (Aldridge & Wood, 1997; Tutty, 1992; Elliot et al, 1995). Inoltre, non va trascurato il fatto che in queste classi la programmazione didattica curricolare, in accordo alle indicazioni ministeriali, affronta giĆ temi come la conoscenza del proprio corpo e un primo approccio relativo allāeducazione sessuale. I bambini di questa etĆ hanno, tra lāaltro, giĆ sviluppata, seppure relativamente, la capacitĆ di esporre le proprie emozioni e i propri pensieri (Goleman, 1998). Lāobiettivo chiave ĆØ quello di facilitare i processi di comunicazione, di dialogo, di confronto nellāambito familiare attraverso il canale scuola, avvicinando gli attori dello scenario scolastico/familiare nella maniera piĆ¹ delicata e rispettosa possibile. Nella prospettiva di un approccio sistemico l’intera proposta educativa viene prima discussa, elaborata e pianificata dal gruppo di lavoro con gli insegnanti di classe. In particolare, in ogni classe viene individuato un docente referente che accompagna, monitorizza e segue ogni fase di lavoro. Inoltre, ĆØ prevista e ritenuta fondamentale la realizzazione di un incontro di approfondimento con tutti i genitori delle classi coinvolte dal progetto, con lāobiettivo di presentare la proposta e di discutere lāintero curriculum educativo, chiarendo insieme agli educatori gli eventuali dubbi al fine di ottenere il loro pieno appoggio allāiniziativa. Ć altresƬ previsto un incontro iniziale con le istituzioni sociosanitarie, ASL, e con gli Uffici di Piano, enti deputati alla tutela dei minori, per coordinare con loro l’iniziativa nella prospettiva di una collaborazione anche attraverso contatti regolari ad ogni step del progettoā.
Quali strumenti formativi e difensivi verranno forniti ai bambini nel corso di tali incontri? Con quale modalitĆ si svolgeranno?
āNel corso degli incontri verranno forniti ai bambini le conoscenze per riconoscere un abuso sessuale, si svilupperĆ negli stessi la capacitĆ critica affinchĆ© siano in grado di reagire di fronte a una situazione di disagio per non restarne vittima ed imparino a richiedere lāaiuto dei genitori o di adulti di cui si fidano e modifichino eventuali comportamenti di eccessiva fiducia verso persone sconosciute e conosciute che si comportano in modo anomalo. Per ogni singolo incontro, inoltre, sono stati individuati gli obiettivi intermedi per portare i bambini ad acquisire delle competenze e a prendere coscienza di alcune situazioni ed esperienze vissute. Il progetto si snoda in cinque incontri a cadenza settimanale o quindicinale. Ogni incontro sarĆ tenuto da operatori appositamente formati, con la supervisione di operatori “anziani”e prevede una durata complessiva di due ore. Al termine di ogni incontro devono essere fornite le consegne per le attivitĆ da svolgere in classe (con lāausilio delle altre insegnanti non direttamente coinvolte nella conduzione di questo curriculum) e a casa, da completare nellāarco di tempo che intercorre tra una lezione e lāaltra. Per ogni classe deve essere disponibile āLa scatola delle confidenzeā, nella quale ogni bambino potrĆ inserire dei biglietti con domande, dubbi, problemi e aneddoti. I biglietti possono essere indirizzati a una persona precisa (insegnante/conduttore) o al gruppo: possono essere āpubbliciā (allora la risposta viene data al gruppo classe) o āprivatiā (la risposta viene data al singolo bambino in privato, alla fine dellāincontro)ā.
Quali sono i suoi auspici per il futuro in merito alla prevenzione di tali fenomeni? In che modo chi lo desidera puĆ² contribuire al progetto āPorcospiniā?
āSarebbe auspicabile che il progetto diventasse parte dei programmi di tutte le scuole primarie per le classi quarte e quinte, momento di prevenzione primaria del fenomeno abuso e maltrattamento dei minori e fondamentale intervento di educazione alle emozioni, che contribuisce anche a prevenire altri fenomeni quali bullismo, cyberbullismo e violenza sulla donneā.