La “Finalissima” nel teatro del calcio inglese va all’Argentina che batte nettamente l’Italia, nel risultato e nel gioco. Quella di Scaloni sarà probabilmente la nazionale da battere in Qatar, o quanto meno una delle protagoniste assolute. Gioca bene, si diverte, ha gamba e qualità. Gli azzurri si inchinano: troppo scolastica e prevedibile la manovra per mettere in apprensione l’albiceleste. Decidono i gol di Lautaro Martinez, Angel Di Maria e nel recupero del secondo tempo da Dybala, per il 3-0 finale. L’Italia ha retto con dignità per un tempo, ha subito due gol per giocate magistrali dei singoli, e nella ripresa ha subito un’Argentina davvero troppo forte. E se è finita 2-0, è grazie a Donnarumma che nella parte discendente del match ha salvato a più riprese la propria porta. Finisce un ciclo, quello azzurro, che ha portato alla conquista dell’Europeo undici mesi fa. Ma ormai, soprattutto dopo la mancata qualificazione al mondiale, è ora di cambiare e rilanciare l’Italia, come già fatto dal ct dopo il suo arrivo sulla panchina azzurra. Troppi calciatori hanno fatto il loro tempo. Che adesso è scaduto. Per questo, da Bologna in poi (Nations League il 4 giugno), non sarà rifondazione, ma quasi.
In campo nel nome di Paolo Rossi e Diego Maradona
Marco Tardelli e Javier Zanetti sono le due leggende che hanno avuto l’onore di portare sul terreno di gioco la Coppa che si giocano Italia e Argentina. Una sfida nel nome di due grandi campioni prematuramente scomparsi, Paolo Rossi e Diego Armando Maradona. E la commozione si è fatta subito strada nel cuore della gente di Wembley.
Mancini e Scaloni, le scelte
Undici mesi dopo, l’Italia torna sul luogo del delitto, a Wembley, dove l’estate scorsa ha conquistato il titolo di Campione d’Europa. Affronta l’Argentina per la “Finalissima 2022”, il titolo voluto per incoronare la regina dei due mondi, i campioni d’Europa e la nazionale che ha vinto l’ultima Copa America. Wembley gremitissimo, 87.112 persone sugli spalti. Nell’Italia, ultima in Nazionale per Giorgio Chiellini, con Mancini, che alla tante assenze, ha dovuto rinunciare all’ultimo anche a Lorenzo Insigne. Scaloni presenta invece la sua Argentina con Lautaro, Messi e Di Maria nel tridente offensivo. Entrambe in campo con il 4-3-3. Azzurri con Donnarumma tra i pali, Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini ed EmAzzerson Palmieri nei quattro dietro. In mezzo Barella, Jorginho e Pessina, davanti Bernardeschi, Belotti e Raspadori. Nell’Argentina Emiliano Martínez in porta, Molina, Romero, Otamendi e Tagliafico dietro, De Paul, Rodriguez, Lo Celso in mezzo, Messi, Lautaro Martínez e Di Maria in prima linea. Dybala parte dalla panchina. Disparità numerica sugli spalti dove sono presenti circa 60mila argentini. Poco più di diecimila gli italiani.
Lautaro-Di Maria, l’Argentina vola
L’Italia non gioca male, ma all’intervallo è sotto di due gol. E’ una nazionale troppo prevedibile, un paio di guizzi, e null’altro. L’esatto contrario della nazionale di Scaloni che di qualità ne ha tanta, soprattutto nelle giocate dei singoli, alla fine decisivi sul risultato della prima frazione. La sblocca Lautaro Martinez che corregge in rete un assist al bacio di Leo Messi che ha mandato al bar Di Lorenzo per poi servire all’interista la palla del facile vantaggio. Nel recupero della prima frazione mette il sigillo sul match Angel Di Maria, stavolta innescato dal “toro” interista, con un tocco morbido davanti a Donnarumma. Messi è un “led” di ultima generazione, che illumina il prato di Wembley e la sua nazionale. Tutto passa per i suoi piedi, che sprigionano tantissima qualità. Ma è l’Argentina tutta a girare a pieno regime. Di Maria e Lautaro davanti sono bocche da fuoco cui non puoi concedere di lasciare il minimo spazio, in mezzo tanta altrettanta qualità. L’Italia è troppo prevedibile nella manovra, anche se in avvio l’esuberante Barella e Raspadori ci provano, ma senza fortuna. Meglio, decisamente meglio, l’albiceleste: il 2-0 ci sta tutto.
Dominio albiceleste: Dybala cala il tris
Iniziano i cambi di Mancini: Lazzari rileva Chiellini che chiude qui la sua storia in azzurro, fascia da capitano a Bonucci. Dentro anche Scamacca per Belotti e Locatelli per Bernardeschi. L’Italia rischia di subire il terzo gol, ma stavolta l’errore è di Bonucci con un retropassaggio troppo forte che costringe Donnarumma ad un intervento in spaccata per salvare la propria porta. Poi, ancora il portiere del Psg protagonista, bravo ad allungarsi e a smanacciare in angolo una conclusione di Di Maria deviata da Emerson e poi per deviare con i pugni una conclusione di Di Maria. Fuori Pessina, dentro Spinazzola. Erroraccio di Emerson, Messi innesca Lo Celso che calcia fuori a porta vuota. Donnarumma chiude di piedi su una giocata di Messi, per ripetersi a stretto giro sull’ennesima percussione della Pulce. Solo Argentina con l’Italia spettatore non pagante della passerella sudamericana. E in pieno recupero arriva il terzo gol: la firma è dell’ex juventino Dybala. Finisce qui, vince l’Argentina che si porta a casa la Coppa e inizia nel migliore dei modi il cammino verso Doha. Per l’Italia, è tempo di rivedere tante cose.