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La “cultura dello scarto” non deve più abitare nel nostro Paese

“Vent’anni dopo la proclamazione della Carta dei Diritti fondamentali della UEvogliamo aggiornarla perché sia esplicita sul riconoscimento del diritto all’aborto”: sono le parole pronunciate da Emmanuel Macron all’atto di assumere il semestre di presidenza francese dell’Europa. Chiunque conosce il significato delle parole – in questo caso della parola “diritto” – non può non avere un sussulto di semplice umanità. Neppure la legge 194/78 definisce l’aborto un “diritto”, pur sostenendone la legittimità. Si rimane nel campo di una tragica scelta, anche carica di grande sofferenza, letta – erroneamente e ingiustamente – come una dolorosa necessità, ma mai e poi mai come un “diritto”La società civile proclama e considera “diritto” un “bene”: diritto alla salute, diritto all’istruzione, diritto alla libertà, diritto al lavoro … Solo una ideologia perversa può definire “diritto” un’azione che porta all’uccisione di un bimbo nel seno materno!

Sabato 21 maggio scenderemo in piazza, a Roma, con la “Manifestazione per la Vita” proprio per rimettere principi, valori e parole al loro giusto posto. La difesa della vita – la vita tutta intera dal concepimento alla morte naturale – è il primo e fondamentale diritto di ogni uomo, che non ammette né deroghe né emendamenti, salvo scegliere di ritornare alla barbarie che garantisce la vittoria del forte sul debole, del sano sul malato, del violento sul mite, del ricco sul povero, del “palestrato” sul disabile.

Nel 2020/2021 Covid ha ucciso nel mondo circa sei milioni di persone. Nel solo 2021 l’aborto ha ucciso 73 milioni di bimbi, negando loro il diritto alla vita. 139 bimbi al minuto eliminati sull’altare del “diritto” all’aborto. E di questo, quasi nessuno parla. E’ vergognoso il silenzio del “politicamente corretto” di fronte a questa strage. Dunque, non possiamo non scendere nell’agorà pubblica per manifestare apertamente il nostro amore alla vita: un evento “per”, non un evento “contro”, con una struggente attenzione ad entrambe le vittime dell’aborto, il bimbo e la mamma.

Vogliamo “dare voce a chi non ha voce”: ormai è diventato uno slogan usato ed abusato, ma c’è da chiedersi quale altra voce è tanto ignorata e silenziata quale quella del bimbo nell’utero materno! A ben pensare, ce n’è anche un’altra: quella della sofferenza e del dolore di tanti malati, gravi, cui si negano di fatto le cure palliative e si decide di aprire loro la strada del “togliersi” di mezzo, con la scellerata proposta della legge della “morte volontaria medicalmente assistita”. Eliminare la sofferenza aprendo le porte al suicidio assistito, eliminare la sofferenza eliminando il sofferente: buon senso, umanità, solidarietà, civiltà … tutto finito nel tritacarne della cosiddetta autodeterminazione.

Il sacrosanto impegno per i diritti umani non può che partire dal riconoscimento, sacro ed inviolabile, del diritto alla vita. Con grande passione e gioia vogliamo sostenere questo diritto per le vie di Roma, riaprendo le strade alla speranza, tanto ferita e incatenata, in questi nostri anni. La morsa della denatalità sta soffocando il nostro Paese, ma non sappiamo andare oltre alle belle parole di rammarico, che – mi si permetta – sa tanto di ipocrisia per mettere a posto la coscienza. Dal 1978 ad oggi sono più di sei milioni i bimbi sacrificati all’aborto nel nostro Paese e neanche una lira o un euro è stato erogato dallo Stato per salvarne almeno uno. Mentre Carlo Casini dava vita ai Centri di Aiuto alla Vita (che hanno salvato quasi trecentomila bimbi!), il denaro pubblico era totalmente indirizzato ad implementare i consultori pro-aborto.

Forse è arrivato il momento di dare “basta”, di dirlo in coro e a gran voce, come sta accadendo negli States, ove il moloch dell’aborto come diritto sta mostrando i suoi piedi d’argilla. E’ arrivato il momento di risuscitare la coscienza civile e non solo nell’ottica delle nuove nascite, ma anche in quella di garantire alla donna di avere in braccio il proprio bimbo. La “cultura dello scarto” non deve più abitare nel nostro Paese.

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