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Il gioco incessante della gloria di Dio

Quanto amano brillare oggi le persone! Quanto tutti vogliono brillare! Nella natura umana abbiamo bisogno, desiderio di essere non solo importanti, ma di brillare come stelle, se non quanto il sole! La parola greca doxa, che in lingua greca significa gloria, viene usata anche per descrive lo splendore.

Non è facile brillare adeguatamente. Se non lo facciamo correttamente ci bruciamo. Come le stelle si può cadere rapidamente. Lo sanno fin troppo bene molti artisti e celebrità che, dopo le promozioni spettacolari, cadono dal firmamento della fama e molti, purtroppo, non riescono a rialzarsi mai più.

Brillare secondo categorie umane è molto difficile. Devi trovare il tuo spazio. Ogni altra stella è una minaccia. Non possono esistere due soli nello stesso cielo. Allora lo splendore puramente umano è accompagnato dalla lotta permanente e assoluta: chi vuole brillare, deve rimuovere altre luci. Più luce ha attorno a sé, meglio è. Possiamo immaginarci che dolore e trauma significa questo per il giusto desiderio e sogno di ognuno di brillare. Spesso risulta, secondo le categorie puramente umane, che non c’è posto per lo splendore di altri – di tanti altri. La luce apparsa per prima, quella più forte, perché cresciuta sulle ceneri di altre luci, pian piano monopolizza il firmamento. Diventa sole e brucia tutto intorno. Agli altri rimane solo di esistere solo nell’ombra di questa luce – se non ne vengono bruciati prima. Questo meccanismo duro e tragico lo vediamo in varie istituzioni ed organizzazioni dove si cancella ed escludono le persone perché sono brave e rappresentano quindi una minaccia per lo splendore degli altri.

Che cosa fare allora con tanti splendori sprecati: a causa delle guerre, ma anche ingiustizie, invidie e cattiverie umane? Sono tutti frutti della gestione sbagliata dello splendore umano, privata del giusto contesto.

L’unica strada è quella di Gesù, che vive eternamente nello splendore, nella gloria del Padre – e lo fa sempre di più – poiché tale è la natura di un vero splendore:  vuole diventare più intenso, più bello. Per questo Gesù pronuncia le parole: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”.

Ma guardiamo bene in quale momento vengono dette: ecco lo splendore di Gesù dà troppo fastidio ad alcuni, che vorrebbero brillare, sebbene non sappiano come farlo. Ma hanno conquistato ormai lo spazio, la posizione e stanno bene. Ma ora è arrivato questo Gesù, con lo splendore Vero e la sua gloria autentica. Ma è diventato una minaccia troppo grande per loro. Per questo deve essere spento e messo da parte.

In questo momento Gesù, essendo molto vicino a tutti coloro che possiamo considerare “spenti”, esclusi e buttati via, rivela la nuova, vera comprensione della gloria: il comandamento dell’amore, che è l’unico modo di integrare i vari splendori di tutto il mondo in una grande festa della luce: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri
”.

Amare vuol dire far brillare gli altri affinché questo cresca. Amare vuol dire rinvigorire insieme lo splendore della luce nel mondo, un mondo dove tutti possano essere apprezzati e felici. Amare vuol dire godere dello splendore degli altri, entrare nel gioco splendido e luminoso con tutto ciò che Dio ha posto nel loro cuore. È un gioco incessante della gloria di Dio, che esprime la sua natura trinitaria, il vero significato del suo essere ossia l’Amore.

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