Nella veglia pasquale riprendiamo il canto dell’Alleluia, che è il canto nuovo dei liberati e significa tante cose: Dio è grande, Egli ha fatto cose grandi, noi siamo nella gioia. La Chiesa intera c’invita: «Questo è il giorno fatto dal Signore, esultiamo insieme». Quanto diverso il giorno fatto dal Signore, da quello ch’è fatto dagli uomini! Risentendo da troppi giorni ormai le tragiche notizie che ci giungono dall’Ucraina anche noi ci domandiamo: come celebrare l’esultanza pasquale in mezzo alla sofferenza umana, in particolare a quella dei depredati, dei profughi? Di quelli che gridano ancora, come Gesù: «Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?» (Sal 22, l). L’eco del grido della Croce ancora non si è spento, benché il nostro Signore ci ripeta in verità: «Io sono risorto e sono di nuovo con te». Sì, nonostante tutto e per quanto ci riguarda come cristiani e come cittadini di un’Europa e di un mondo che, al momento, pare voglia ancora progettarsi soltanto sull’ economia e sul denaro, ma non ancora sulla pace e sulla concordia… nonostante tutto, noi lo crediamo: Cristo è risorto ed è di nuovo con noi.
In questi giorni pasquali ascolteremo in molti modi e in forme diverse la proclamazione del Vangelo della Risurrezione. Ascolteremo anche il racconto dei due discepoli di Emmaus; una storia che mentre ci ammaestra su come anche noi, oggi, possiamo incontrare il Risorto sulle nostre vie, ci avverte pure di quanto su noi rimanga incombente il rischio di ripetere la loro sfiducia e il loro scoraggiamento: nonostante tutto, nulla è accaduto che ci conforti!
Le speranze, se non di una pace, almeno di una tregua che doni respiro a quanti soffrono – e che, già soltanto per questo, portano l’immagine di Cristo perseguitato e hanno più urgente titolo per essere riconosciuti fratelli – … queste speranze sembrano, infatti, cadere nel nulla. Noi, però, dobbiamo vincere e superare la «sindrome» dei discepoli di Emmaus. Possiamo farlo, perché nel giorno di Pasqua il Signore si pone accanto a noi, così come fece con loro, per sollevare le nostre amarezze. Egli cammina con noi, benché ancora una volta in incognito: incognito di Cristo sono pure i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, che in questa Domenica di Risurrezione celebriamo. Incognito di Cristo è pure il povero, il perseguitato.
L’annuncio della Risurrezione ci raggiunge per alimentare nel nostro cuore la certezza che l’impossibile può avverarsi. Noi lo crediamo. Il Padre sorprende sempre le previsioni umane, come ha già fatto richiamando il suo Figlio dai morti. Per questo, nonostante tutto, noi oggi cantiamo l’Alleluia pasquale.