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La convivialità delle differenze che illumina chi è in difficoltà

L'intervista di Interris.it a Pier Francesco Damiani, uno dei fondatori di Mulino di Suardi

Nel corso degli anni l’Italia è diventata in maniera sempre maggiore destinazione di arrivo o di passaggio verso l’Europa, per i flussi migratori provenienti sia dall’Africa che dall’Asia. Ciò ha visto approdare sulle coste del nostro paese migliaia di rifugiati ogni anno. Tra questi anche minori, molti dei quali non accompagnati né dai propri genitori né da altri adulti.

I m.s.n.a e la loro tutela

I m.s.n.a. – ossia i minori stranieri non accompagnati – secondo gli ultimi dati statistici in Italia sono oltre 6.600 di cui il 96,4% maschi ed il 3,6% femmine. Essi hanno tutele speciali e la legge vigente stabilisce il divieto di respingimento e di espulsione.

Mulino di Suardi

Tra gli enti e le cooperative che si occupano della tutela dei m.s.n.a. c’è il Mulino di Suardi, una comunità educativa di II accoglienza la quale, attraverso un intervento organico e sinergico, opera per l’inclusione sociale e lavorativa di questi ragazzi in una struttura immersa nel verde che deriva da una tipica cascina rurale della Lomellina, in provincia di Pavia. Questa cooperativa è stata voluta da Don Anselmo Cattaneo e da diverse associazioni e realtà del Terzo Settore, tra cui le Acli, le parrocchie del territorio e l’Università di Pavia, a seguito di un lascito testamentario del tenore Luigi Ottolini. Interris.it, ha intervistato in merito a questa esperienza, il dottor Pier Francesco Damiani uno dei principali fondatori e fautori di tale esempio di inclusione, nonché membro delle Acli provinciali di Pavia, già presidente del comitato provinciale di Unicef e da sempre in prima linea in qualità di volontario al fianco dei bambini bisognosi il sud America.

Pier Francesco Damiani ad un convegno delle Acli (immagine di Damiani)

L’intervista

Come nasce e che obiettivi si pone Mulino Suardi?

“Mulino Suardi nasce dalla intuizione del fondatore della nostra cooperativa che si chiama Famiglia Ottolini, il quale è stato Don Anselmo Cattaneo. Egli era un mio amico sacerdote da quando ero un ragazzino con cui sono stato in sud America per due anni lavorando con i muchachos de la calle ossia i ragazzi di strada, in un progetto dell’Unicef – nel quale io ero volontario – e del Vis, l’Ong dei salesiani, ed abbiamo fatto questa esperienza molto bella insieme. Io ci sono andato con mia moglie e mia figlia, che all’epoca aveva tre anni, ed abbiamo vissuto in Repubblica Dominicana ed a Cuba per due anni compiendo tale esperienza e poi siamo tornati qui. Dopo il ritorno in Italia il Vescovo ha destinato Don Anselmo a Suardi, un piccolo paese della Bassa Lomellina. Questo però è stato un colpo di fortuna, perché Don Anselmo ha fatto amicizia con il tenore Ottolini, molto famoso negli anni ’50, senza figli e proprietario di una cascina con un appezzamento di terra, il quale – alla sua morte – ha lasciato in eredità tutta la struttura alla parrocchia affinché ne facesse qualcosa di socialmente utile; Don Anselmo ed io allora, con tanti altri amici del Terzo Settore, ci siamo trovati per decidere cosa fare. In quel periodo, circa quindici anni fa, in cui cominciavano ad arrivare in Italia i primi minori stranieri non accompagnati che venivano in cerca di una vita migliore in Europa, abbiamo pensato di creare una comunità educativa per gli stessi in una tipica cascina della Lomellina. Abbiamo presentato vari progetti ed, in seguito a questi, la Fondazione Cariplo e la Fondazione Banca del Monte, ci hanno finanziato adeguatamente in modo che abbiamo ristrutturato e messo a norma la struttura, trasformandola in una comunità educativa con un orto biologico, vari laboratori formativi – compreso un ristorante che è il fiore all’occhiello della nostra proposta sia dal punto di vista educativo che sotto il profilo culturale e sociale -. In seguito – gradualmente – oltre che ai minori stranieri non accompagnati, abbiamo allargato la nostra comunità anche ai minori sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria – tutti maschi e adolescenti -. Successivamente abbiamo aperto una seconda comunità totalmente rivolta ai ragazzi provenienti dal penale. Questa è l’origine della nostra storia”.

Come si svolge la formazione dei ragazzi all’interno di Mulino Suardi?

“Noi diamo molta importanza all’informazione tecnico professionale ma – essendovi molti stranieri – anche all’alfabetizzazione linguistica. Quindi, i ragazzi frequentano i corsi di italiano finalizzati all’apprendimento della lingua come previsto dalla normativa e – se si riesce – anche al conseguimento della terza media, per cui alla mattina vanno a scuola e invece, al pomeriggio, partecipano alle attività formative e lavorative dei nostri laboratori come ad esempio agricoltura biologica, cucina ed educazione al gusto, manutenzione delle biciclette, trasformazione dei prodotti orticoli e agricoli ed anche alfabetizzazione informatica quando se ne riscontra la necessità. Tale è l’attività formativa che per noi è finalizzata ad acquisire competenze tecnico professionali le quali siano poi spendibili nel mercato del lavoro. Uno degli obiettivi è proprio aiutare i ragazzi a diventare autonomi ossia avere un lavoro e una casa. Tutti i pomeriggi gli stessi sono impegnati in queste attività, oltre all’attività ordinaria di una casa famiglia, ovvero c’è chi fa i turni in cucina, nelle pulizie, nella cura degli animali da cortile presenti in loco, oltreché riservare loro spazi e tempi dedicati alle attività ricreative per le quali abbiamo una bella palestra, un campetto di calcio, uno di pallacanestro e – di tanto in tanto – predisponiamo dei laboratori più creativi – come quello di musica rap con due persone molto brave nel quale i ragazzi hanno prodotto delle loro canzoni. Oltre a ciò, abbiamo svolto un laboratorio di pittura che è ancora in corso, un laboratorio espressivo attraverso dei video nel quale abbiamo creato un filmato con una storia raccontata dai ragazzi attraverso l’ausilio di un videomaker ed altri che, quando abbiamo fondi a disposizione ed abbiamo incontrato qualche persona disponibile, aggiungiamo ai laboratori creativi.

Quali sono i valori che stanno alla base della vostra azione? In che modo le encicliche di Papa Francesco hanno contribuito a ispirare la vostra azione?

“I nostri valori sono la centralità della persona come elemento chiave e il riconoscimento dell’impegno per il protagonismo attivo dei ragazzi che – come dice la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, la quale ha introdotto un concetto nuovo – i minori non sono più un oggetto di tutela ma sono dei soggetti di diritto, quindi, tocca anche a loro, orientarci e darci le indicazioni giuste su come deve essere organizzata la società, il quartiere, la città e la scuola. Io stesso sono stato presidente dell’Unicef di Pavia ed ho un atteggiamento molto marcato in merito ai diritti dell’infanzia che ho trasferito anche all’interno della comunità. Gli altri valori fondamentali sono quelli del dialogo interculturale e interreligioso, ossia il riconoscimento che siamo tutti figli di un unico Dio, fratelli e dobbiamo dimostrarlo nei fatti. In comunità ci sono ragazzi di molte nazionalità, culture e religioni diverse; l’obiettivo è proprio quello di giungere a quella che una volta i Vescovi hanno chiamato la convivialità delle differenze. Le differenze non solo devono stare una al fianco dell’altra, ma devono sapere creare convivialità, ossia dare il senso del banchetto, dello spartirsi il pane comune, la cultura che ciascuno di noi possiede in un clima di amicizia, accoglienza reciproca, rispetto ma anche di curiosità vicendevole. Papa Francesco è una luce grande, ha un’attenzione particolare a questi temi con l’enciclica Laudato Sì, egli ci richiama costantemente alla salvaguardia dell’ambiente, alla poesia di San Francesco per cui noi dobbiamo riconciliarci con la natura, non dominarla – come dice appunto Francesco la natura va curata e custodita non dominata -. Questo per noi è fortemente ispirativo, tra l’altro – quando il Papa si è ammalato – gli abbiamo mandato in regalo i biscotti e le giardiniere che produciamo come regalo di pronta guarigione ed Egli ci ha ringraziato e benedetto con una lettera”.

Papa Angelus Ucraina
Foto © VaticanMedia

Quali sono i vostri auspici per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare la vostra opera?

“Il nostro auspicio per il futuro è che cresca la consapevolezza di tutti i cittadini in merito ai diritti dell’infanzia, all’accoglienza dei migranti e sul rispetto degli altri; non certo a creare condizioni come la guerra che stiamo vivendo adesso ma esattamente il contrario. Occorre un nuovo paradigma culturale che metta al centro il rispetto dell’ambiente, delle persone ma anche dei viventi non umani – Kant diceva sempre che dobbiamo trattare l’uomo come un fine e non come un mezzo – e questo oggi vale anche per l’acqua, per l’aria per gli animali oltreché ovviamente per le persone. Il nostro obiettivo – per cui abbiamo presentato alcuni progetti alle fondazioni – è di potenziare la nostra capacità di essere noi a creare opportunità lavorative. Quindi, non solo formare i ragazzi e poi inserirli in aziende sensibili, ma dare vita noi con la nostra rete del Terzo Settore, attività produttive ed ovviamente ecocompatibili – ad esempio stiamo puntando sulla produzione un po’ più cospicua di giardiniere, biscotti e conserve – per creare delle opportunità di lavoro a turnazione per i ragazzi che hanno terminato il percorso in comunità in quanto oggi – soprattutto dopo la pandemia da Covid – 19 – è sempre più difficile trovare lavoro. Chi ci vuole aiutare può venirci a trovare nel nostro ristorante – che adesso stiamo risistemando dopo la pandemia – e mangiare nel nostro locale che si chiama Locanda Molino di Suardi nel quale puntiamo sulla valorizzazione dei prodotti locali e della cultura contadina del territorio lomellino”.

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