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L’Ucraina chiede alla Nato più armi. Zelensky: “Putin non si fermerà”

A un mese dall'invasione russa in Ucraina, Zelensky chiede più armi alla Nato e invita il mondo a scendere in piazza oggi contro la guerra

Mentre il conflitto russo-ucraino arriva al suo ventottesimo giorno, a un mese esatto dall’invasione russa avvenuta lo scorso 24 febbraio, l’Ucraina chiede alla Nato di inviare armi offensive.

Nella prima intervista del presidente ucraino a un giornale italiano, Repubblica, Volodymyr Zelensky afferma che la guerra lampo russa è fallita e Kiev si difenderà fino alla fine ma chiede aerei e mezzi di difesa aerea contro gli attacchi dal cielo.

La giornata contro la guerra

Putin non si fermerà e quello in corso è un conflitto che coinvolge tutta l’Europa. Zelensky, da una località segreta, ribadisce che gli ucraini stanno difendendo l’Europa, e ritiene che l’intero mondo civilizzato alla fine si unirà a Kiev. È disposto a discutere un cessate il fuoco, a patto però di non subire ultimatum. E chiede di continuare a fare pressione con le sanzioni. E invita il mondo a scendere in piazza oggi contro la guerra.

Zelensky prosegue con un appello a tutto il mondo: “La guerra della Russia non è solo la guerra contro l’Ucraina – dice, pronunciando per la prima volta il suo discorso in inglese nel tradizionale videomessaggio serale in strada a Kiev -. Il suo significato è molto più ampio”. E poi: “Venite nelle vostre piazze, nelle vostre strade. Rendetevi visibili e fate in modo che siate ascoltati. La libertà è importante, le persone contano, la pace è importante. L’Ucraina è importante”.

Ventottesima notte di guerra

Intanto, l’Ucraina attende le prime consegne di armi Usa nell’ambito di un pacchetto da 800 milioni di dollari. La Germania è pronta a fornire altri 2mila lanciarazzi a Kiev. Il Regno Unito, ha annunciato il premier britannico Boris Johnson, consegnerà altri 6mila missili all’Ucraina.

Nonostante le continue difficoltà, i soldati di Mosca hanno distrutto ieri un ponte chiave sul fiume Desna che collegava la città settentrionale di Chernihiv alla capitale Kiev: il ponte, ha sottolineato il difensore civico ucraino per i diritti umani Lyudmyla Denisov, veniva utilizzato anche per portare aiuti umanitari alla capitale ed evacuare i civili.

Brucia inoltre una foresta vicino alla centrale nucleare di Chernobyl, riferisce il Kyiv Independent. Sull’altra sponda dell’Atlantico il Consiglio di Sicurezza dell’Onu boccia – come da attese – la bozza di risoluzione elaborata dalla Russia sulla situazione umanitaria in Ucraina: solo la Cina si schiera con Mosca.

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