Possibile svolta nel sesto round di negoziati tra Russia e Ucraina. Secondo il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, Kiev sarebbe disponibile ad assumere uno status di “neutralità stile Austria o Svezia. Sono in discussione tutta una serie di questioni relative alle dimensioni dell’esercito ucraino”.
Lavrov: “Vicini a un accordo su status neutrale Ucraina”
In mattinata anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si era espresso positivamente in merito ai negoziati. “Siamo vicini a un accordo su status neutrale dell’Ucraina e sulle garanzie per la sicurezza. Vengo periodicamente contattato da colleghi di altri Paesi, in particolare dalla Svizzera, che tradizionalmente si posiziona come un Paese dove si raggiungono compromessi e che è pronta a mediare”, ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov in un’intervista alla televisione RBC. “I negoziati con l’Ucraina non sono facili, ma c’è la possibilità di un compromesso”.
Zelensky rifiuta il modello austriaco e svedese di neutralità
Rapida la smentita, arrivata in tarda mattinata dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “L’Ucraina rifiuta l’idea di un modello austriaco o svedese di neutralità del Paese e vuole garanzie di sicurezza”, ha detto il presidente.
Zelensky: “Abbiamo capito che l’Ucraina non diventerà un membro della Nato”
Ieri pomeriggio, mentre si svolgeva il quinto round di negoziati tra russi e ucraini, il presidente ucraino si è video-collegato da Kiev con i leader dei paesi nordici e baltici della Joint Expeditionary Force (JEF) radunati oggi a Londra dal premier britannico Boris Johnson. Il Jef, il corpo di spedizione militare guidato dal Regno Unito, è composto da Danimarca, Finlandia, Estonia, Islanda, Lettonia, Lituania, Olanda, Svezia e Norvegia.
“Abbiamo capito che l’Ucraina non diventerà un membro della Nato. Dopo anni dobbiamo riconoscere che non ci sono porte aperte”, ha detto il presidente Zelensky nel suo discorso online alla Joint Expeditionary Force di Londra. “L’Ucraina si rende conto che non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”, ha concluso il presidente ucraino.